ACQUA: ENTE UNICO CON 25 MILIONI DI ROSSO, ALLARME DI CAPUTI

2 Aprile 2013 15:57

Regione - Cronaca

PESCARA – “La situazione dell’acqua ormai è tesa come un elastico che si sta per spezzare. O assistiamo a un’inversione di tendenza o l’elastico si spezza. L’unico modo è far acquisire ai gestori una capacità di tipo industriale: se ciò non avviene non c’è altra soluzione”.

Lo ha affermato il commissario per la gestione del Sistema idrico integrato, Pierluigi Caputi, sottolineando che “l’Ente regionale per il servizio idrico integrato (Ersi), nascerà con 25 milioni di euro di debiti non suoi, a causa della grave situazione che eredita”.

Si tratta di risorse che i 6 Ambiti territoriali ottimali (Ato) che hanno gestito l’acqua fino a oggi dovrebbero versare al nuovo ente unico, ma a oggi come spiega lo stesso Caputi “ancora non se ne ha contezza e quindi sono stati iscritti nel bilancio Ersi come debito di cassa”.

Sul tema si è espresso anche il presidente della Regione, Gianni Chiodi, che ad AbruzzoWeb annuncia: “Chiederò un Consiglio straordinario per mettere tutti di fronte alle loro responsabilità. Ci sono i Comuni ma anche i referenti politici dei Comuni”.

CAPUTI: “SITUAZIONE GRAVISSIMA”

Il punto della situazione sulla questione acqua in Abruzzo è stato fatto oggi in una conferenza stampa a Pescara, cui hanno partecipato, oltre a Caputi, i direttori degli Ato abruzzesi. La situazione è stata più volte definita “gravissima”.

Le relazioni rimesse a fine 2012 dai direttori degli Ato (Ambiti territoriali ottimali) ai fini della costituzione dell’Ersi lasciano pochi dubbi: “Gli Ato – rileva il commissario – sono in una situazione di gravissima impossibilità a portare avanti le attività di competenza a causa dei mancati rimborsi e pagamenti da parte dei soggetti gestori. L’eventualità di trovare soluzioni occasionali a un problema strutturale non è più possibile. La situazione è divenuta oramai insostenibile”.

Stando al resoconto della struttura commissariale, le sei società di gestione, che presentano “situazioni gestionali molto diverse”, sono accomunate da una serie di “fattori negativi, come si evince dalle criticità rilevate nei bilanci 2011, che risultano essere poco trasparenti e affidabili, a causa di una situazione debitoria molto significativa, con rilevanti problemi di liquidità, e crediti a bilancio di cui si ha più di un dubbio sulla reale esigibilità”.

In particolare i debiti totali sono 300 milioni di euro, i crediti oltre 200 milioni e i ricavi totali oltre 145 milioni di euro.

Nei bilanci, inoltre, sono “impropriamente patrimonializzate le reti-beni demaniali per oltre 300 milioni di euro, ma come è evidente sono inutilizzabili come garanzia per terzi”.

LE CIFRE DEGLI ATO

Tra le situazioni debitorie principali vi sono quella della Cam Spa, l’ente gestore del servizio nell’area marsicana, che ha debiti per 51 milioni su ricavi di produzione pari a 19 milioni, della Ruzzo (area teramana), con 65 milioni su ricavi di 36 milioni, e dell’Aca (area pescarese e parte del Chietino e del Teramano), con 92 milioni su ricavi di 43 milioni. In condizioni migliori l’Ato aquilano.

Sottolineando che i “Comuni, proprietari delle società, devono avere la consapevolezza del punto di non ritorno cui si è giunti”, Caputi ha parlato più volte della necessità, di una “gestione industriale efficiente, ispirata all’equilibrio dei bilanci, con manager che abbiano quelle capacità manageriali che un giro d’affari da 50 milioni di euro richiede”.

“Solo i Comuni – ha aggiunto il commissario – possono intervenire per salvare le loro aziende, scegliendo un management idoneo e dando allo stesso indirizzi precisi. È chiaro che non sono loro i decisori, è dunque una problematica orizzontale di una decisione alta della politica che non può essere risolta solo da una parte”.

Caputi ha infine sottolineato che è escluso un aumento delle tariffe per recuperare i soldi a spese dei cittadini. L’Ersi, secondo quanto annunciato nei giorni scorsi dall’assessore regionale al Servizio idrico integrato, Angelo Di Paolo, dovrebbe essere concretamente istituito entro maggio.

CHIODI CHIEDE UN CONSIGLIO STRAORDINARIO

La convocazione urgente di un Consiglio regionale straordinario che “affronti la seria problematica del Sistema idrico integrato della Regione Abruzzo” è stato richiesta, come anticipato da AbruzzoWeb, dal presidente della Regione, Gianni Chiodi, al presidente del Consiglio regionale, Nazario Pagano.





“Si tratta – ha detto Chiodi – di vera emergenza. I risultati della nostra ‘due diligence’ sono evidenti. A dare soluzione non bastano più le azioni del Governo regionale né tantomeno quelle di un commissario, perché occorre che le Assemblee dei sindaci, presiedute dai presidenti delle Province e soprattutto dai Comuni, che sono proprietari delle società, abbiano consapevolezza del punto di non ritorno cui si è giunti”.

“I soggetti gestori hanno accumulato negli anni debiti enormi. La Regione Abruzzo – prosegue Chiodi – non può commissariarli, ma li metterà presto di fronte alle loro responsabilità”.

“La musica dovrà cambiare”, conclude minaccioso il presidente della Regione.

Nella richiesta di Consiglio regionale straordinario, Chiodi chiede anche l’audizione del commissario unico Caputi.

LA NOVITA’


CORTE COSTITUZIONALE: PARERI ASSEMBLEA SINDACI NON VINCOLA ERSI

L’ente regionale per il servizio idrico integrato (Ersi), è obbligato a chiedere alle assemblee dei sindaci (Assi) i pareri sugli atti e le scelte fondamentali inerenti il servizio idrico integrato, ma essi poi ne non vincolano le scelte finali.

Lo afferma la Corte costituzionale nella sentenza numero 50 del 2013 che, accogliendo in parte il ricorso presentato dal Governo, ha modificato la legge regionale 9/2011 nella parte in cui conferisce maggiori poteri all’ente regionale, non vincolandolo alle risultanze dei pareri delle assemblee dei sindaci.

Nella propria legge, la Regione volendo tutelare pienamente le specificità del territorio, aveva previsto non solo come obbligatorio, ma anche come vincolante il parere dei sindaci componenti le Assi. La Corte ha invece riconosciuto una maggiore autonomia all’ente regionale, sostenendo che la volontà delle singole Assi provinciali ha piena esplicitazione anche con il solo parere obbligatorio.

DI PAOLO, “GIUDIZIO INATTESO CHE DA’ MAGGIORI POTERI”

“Si tratta di un giudizio inatteso – afferma l’assessore regionale ai Lavori pubblici Angelo Di Paolo – che dà maggiori poteri all’ente regionale, considerato che qualificando i pareri dei Comuni non solo come obbligatori ma anche come vincolanti si era inteso rispettare le prerogative che la legge nazionale riconosce agli enti locali. Questo fa si che la nuova Ersi venga ulteriormente rafforzata nel proprio ruolo di programmazione e controllo sul servizio idrico sull’intero territorio regionale”.

La legge 9/2011 ha già avuto nell’estate scorsa, con le legge 34/2012, un’ulteriore modifica che ha reso invece più stringente il controllo sui soggetti gestori del servizio idrico. Anche su questo punto l’intervento normativo regionale è pienamente in linea con quanto ha deciso la Corte costituzionale in materia di controlli sui soggetti gestori.

LE REAZIONI


COSTANTINI (IDV): “CAPUTI TARDIVO, DOVEVA FARE DI PIU'”

“Il buco di centinaia di milioni delle gestioni idriche” è “il più grande costo della politica della storia dell’Abruzzo: è tardivo il grido di allarme del commissario Caputi sulla gestione del servizio idrico in Abruzzo”.

Lo afferma in una nota Carlo Costantini, capogruppo Idv in Consiglio regionale facendo riferimento alle dichiarazioni del commissario unico della gestione del Sistema idrico integrato.

“È vero, infatti, – prosegue Costantini – che i sindaci (ovviamente non tutti, ma la stragrande maggioranza) sono i principali protagonisti dello sfascio, avendo completamente abdicato dalla loro funzione di controllo, in cambio di contropartite di stampo esclusivamente clientelare”.

Per Costantini “è vero anche che, sempre i sindaci, pure di recente, hanno premiato, confermando con votazioni quasi plebiscitarie, gli attuali consigli di amministrazione, a dimostrazione ulteriore di quanto siano ormai compromessi in questo scandalo. Ma è altrettanto vero – sottolinea – che di fronte alle ripetute e macroscopiche violazioni di legge delle attuali gestioni – peraltro per anni stranamente ignorate sia dalla magistrature penale (anche in questo caso, in verità, non tutta), che da quella contabile – il Commissario Caputi avrebbe potuto fare molto di più e non limitarsi a richiamini e reprimende apparsi in molti casi solo un modo per prenderne le distanze e precostituirsi una linea difensiva”.

“Oggi – conclude il capogruppo Idv – non ci ritroveremo con un buco di centinaia di milioni di euro, che rappresenta in assoluto, per le modalità con le quali si è determinato, il più grande costo della politica della storia dell’Abruzzo”.

PD, “RISCHIO COLLASSO, CENTRODESTRA VUOLE PRIVATI?”





“I nostri timori erano fondati”, dicono i consiglieri del Partito democratico Claudio Ruffini, Giovanni D’Amico e Giuseppe Di Pangrazio, “il sistema acqua regionale rischia il collasso a discapito dei cittadini abruzzesi. Chiediamo al presidente Luca Ricciuti di convocare subito una seduta straordinaria della seconda commissione per l’audizione dell’assessore regionale Angelo Di Paolo, del commissario unico straordinario per la gestione del Servizio idrico integrato, nonché quella di tutti i presidenti dei sei enti gestori”.

Richiesta già avanzata 20 giorni fa dai consiglieri del Pd che, tuttavia, non ha ottenuto un riscontro.

“Siamo disponibili ad aprire un confronto con l’assessore regionale Di Paolo, con il Commissario e gli Enti gestori” aggiungono i consiglieri del Pd “ma la nostra posizione resta ferma: serve subito un Piano Strategico per evitare l’ipotesi dell’ingresso dei privati e vogliamo garanzie sulla gestione pubblica dell’acqua. I debiti da ripianare non possono essere scaricati sui cittadini per questo esprimiamo sin da subito la nostra contrarieta’ all’aumento indiscriminato delle tariffe”.

“Avevamo avvertito la giusta necessità di discutere della grave situazione dell’acqua già 20 giorni fa chiedendo una riunione in Commissione, il Commissario Caputi conferma che c’è un’emergenza. Noi vogliamo affrontarla tenendo fede a due principi: gestione pubblica e nessun aumento delle tariffe per i cittadini”.

Il Pd ricorda inoltre che aveva sostenuto l’Ato unico regionale soprattutto per economizzare la gestione pubblica dell’acqua. Una posizione che è stata poi confermata con il referendum.

“Se ci sono ritardi nell’attuazione della legge sul servizio Idrico (L.R. 9/2011) questi – concludono i consiglieri regionali – sono da attribuire al centrodestra: forse covano il desiderio dell’ingresso dei privati che arriverebbero come i salvatori della patria in un momento di emergenza?”.

CISL, “DENUNCIA TARDIVA CAPUTI SI DIMETTA”

“In questi mesi la situazione non poteva che aggravarsi e prendiamo atto che finalmente il Commissario dell’Ato Regionale Ersi, Ing. Caputi, ha avuto il coraggio di rappresentare alla collettività abruzzese lo stato delle sei Società di gestione pubblica che hanno avuto in house il servizio idrico”.

È quanto scrivono, in una nota, la Cisl Abruzzo e la Femca Abruzzo. Il sindacato si augura, ora, “che l’Ing. Caputi si dimetta per non avere denunciato in tempo questa situazione che ha determinato l’ulteriore aggravarsi di sintomi ben presenti già da diversi anni. Affidare ai Comuni che hanno gestito in questi anni il servizio in rappresentanza pubblica, come viene proposto, è assolutamente improponibile. Il 3 maggio 2012, la Cisl Abruzzo, insieme alla Femca regionale, lanciava un forte allarme sulle difficili condizioni del Servizio Idrico Integrato della regione Abruzzo richiedendo un immediato cambiamento”.

“Essere stati inascoltati – affermano Maurizio Spina e Donatino Primante – ha reso quasi irrecuperabile la realizzazione di un progetto di riforma in grado di continuare la gestione pubblica del servizio idrico. La gestione dell’acqua rimane un esempio emblematico di un vecchio modo di gestire la cosa pubblica e di come la politica ostacola i processi di cambiamento ormai non più rinviabili. Il quadro economico-finanziario rappresentato è ancor più grave, in quanto il bene demaniale, rappresentato dal patrimonio delle reti, che ammonta a circa 300 milioni di euro, non può e non deve essere inserito nelle poste di bilancio”.

“Se a tale quadro aggiungiamo lo stato debitorio delle Società (ad eccezione dell’Aquila, rifinanziata per il problema del terremoto) e lo stato delle reti, possiamo affermare che siamo in presenza di una gestione fallimentare del servizio pubblico, interpretato dalla politica come strumento di potere e di ricerca di consenso clientelare”, proseguono i sindacalisti.

“È giunta l’ora – affermano infine Spina e Primante – che la Regione metta insieme i Comuni e costituisca un’unica società pubblica, se ancora siamo in tempo, radicata sul territorio, gestita con efficienza ed economicità, con l’individuazione di manager all’altezza della gestione del servizio pubblico, legato ai risultati, al fine di dimostrare, una volta tanto, che il servizio pubblico può essere un’opportunità per la collettività”.

ACERBO (PRC), “SCOPERTA… ACQUA CALDA, E IL PD FA RIDERE”

“La conferenza stampa del commissario Caputi non fa che confermare quanto il sottoscritto, Rifondazione comunista e il forum dei movimenti per l’acqua denunciano da anni. Per noi si tratta della scoperta dell’acqua calda”.

È quanto afferma il capogruppo in Consiglio regionale di Rifondazione, Maurizio Acerbo.

“Il sistema clientelare-affaristico – prosegue – va azzerato e non è più accettabile lo scaricabarile né lo scontro tra gruppi di potere a spese dei cittadini. Fa sinceramente ridere la richiesta pur condivisibile dei consiglieri regionali del Pd di audire Caputi in commissione. Il Pd farebbe meglio a riunire i suoi organismi e intimare ai suoi esponenti di dimettersi dai vertici delle società e ai propri sindaci di smetterla di usare le spa pubbliche come proprio strumento clientelare e affaristico”.

“Se l’Aca e il Cam sono le società che stanno peggio – rileva l’esponente politico – è evidente che parliamo di società targate Pd. Sono i sindaci del Pd che hanno confermato i vertici dell’Aca Spa mica lo spirito santo! È emblematico che Tedeschi, l’ex-presidente Pd del Cam marsicano allo sfascio, appena dimessosi da quella carica ha avuto una consulenza dagli amici di partito dell’Aca pescarese”.

“Il ‘partito dell’acqua’ ha persino vinto le primarie – commenta infine Acerbo – e oggi un dipendente della società, il ‘giovane’ Castricone, è deputato della Repubblica”.

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