INFURIA LA POLEMICA DOPO LA LETTERA DEL SINDACO DI PESCARA IN OCCASIONE DELLA FESTA DELLA LIBERAZIONE: 'FASCISMO E ANTIFASCISMO DUE FORZATURE INTERPRETATIVE STORIA ITALIANA'. DURA REPLICA ASSOCIAZIONE

25 APRILE, ANPI VS MASCI: PAROLE VIOLENTE INTERVENTO INTOLLERABILE E OFFENSIVO

30 Aprile 2020 09:03

Regione -

PESCARA – Non si placa, a Pescara, la polemica sul 25 aprile, anniversario della Liberazione del Paese dall'occupazione nazista. Il sindaco, Carlo Masci, aveva diffuso una lettera aperta che è stata duramente contestata dal Comitato Provinciale “Ettore Troilo” dell'Anpi Pescara perché si è sentita tirata duramente in ballo dalle parole del primo cittadino di Forza Italia.  

“Non avremmo mai voluto sollevare una polemica sul 25 aprile, ma ne siamo costretti perché si è oltrepassata la misura – dice l'Anpi -. La conosciamo, sindaco, quale politico di area liberale e come democratico, e sa che in più di un’occasione è stato da noi pubblicamente apprezzato per come ha affrontato le ricorrenze storiche; possiamo dire che conosciamo il suo stile nell’argomentare le sue posizioni. L’articolo pubblicato il 25 aprile a suo nome, dove l’Anpi è chiaramente il principale se non unico bersaglio pur senza mai essere citata, tuttavia, non le appartiene. Quanto meno, fatichiamo a crederlo, perché è troppo simile per stile e contenuti ad altri pubblicati, non da lei, puntualmente sempre a ridosso del 25 aprile, evidentemente per “celebrarlo” come si conviene a chi non piace o non riesce ad accettarlo fino in fondo e, per questo, cerca di screditarlo”.

Secondo l'associazione dei partigiani l'articolo racchiude una “veemente polemica” e si conclude con “violenza verbale” nel richiamare “la necessità, anzi, il dovere morale di combattere ogni giorno la pervasione subdola o urlata dell’intolleranza ideologica e di un manicheismo arrogante”.





“Riteniamo che lo stile dell’articolo – recita la nota dell'associazione – e le argomentazioni contenute, in taluni casi vecchi cavalli di battaglia (le citazioni di Galli Della Loggia, la posizione che vuole la Brigata Maiella “formazione di patrioti che scelse un percorso del tutto svincolato dalla guerra partigiana”, l’indicazione di Domenico Troilo come “comandante della gloriosa Brigata Maiella di Ettore Troilo”, il richiamo alle Medaglie d’oro al Valor Militare Vermondo Di Federico e Renato Berardinucci), siano di chi, da anni, si spende perorando la causa della parificazione tra chi combatté e morì per un Paese libero e chi era dall’altra parte, attraverso un’opera certosina volta a rendere ordinaria la Resistenza che, se anche fosse stata esclusivamente umanitaria e senza alcuna connotazione politica, sarebbe di per sé straordinaria”.

“Nella guerra che divorò e divise il nostro Paese – prosegue l'Anpi -, ogni scelta ha assunto un significato etico e politico: furono tali le scelte che condussero alla morte i due ufficiali dell’Esercito Carlo e Aldo Zannolli, che militarono nella 'Palombaro' fino alla sua dispersione, poi nella 'Francavilla' fino al dicembre 1943 ed infine nella Resistenza marchigiana fino alla loro cattura ed alla fucilazione; furono tali le scelte dei tanti abruzzesi che, ben consci del rischio al quale si esponevano, nascosero gli ex prigionieri di guerra ed aiutarono i 'ribelli'; furono tali le scelte di sabotare le linee telefoniche tedesche o qualsiasi altra cosa con la volontà di arrecare danno agli occupanti”.

“Coloro che in quel periodo si resero responsabili di delazioni si chiamano fascisti – conclude la nota -, chi scatenò quella guerra risponde al nome di fascismo. Al di fuori di questi parametri si fa semplicemente revisionismo, ed oggi prendiamo atto che, come in altre pubblicazioni ed in altre occasioni, i termini fascisti e fascismo non sono contemplati nel testo e restano esenti da responsabilità. Per questi motivi, l’accusa rivolta a quanti si impegnarono per la sconfitta del nazifascismo e, quindi, anche all’Anpi di manipolare la storia in maniera subdola rivendicando (addirittura!) la primogenitura della nascita della Repubblica è intollerabile ed offensiva”.





Masci, nella sua lettera, ha scritto che “non furono pochi coloro che scelsero la via più difficile e più contorta, ma anche la più etica, di non subire gli eventi ma di contribuire a determinarli, con i mezzi e le modalità che la situazione rendeva possibili. La resistenza armata delle piccole bande partigiane venne affiancata dalla resistenza umanitaria che curò l’assistenza ai paracadutisti alleati inviati in missione anche sul nostro territorio provinciale, ed aiutò ex prigionieri a passare il fronte attraverso i pericoli della montagna e le insidie del mare, e anche a salvare gli ebrei dai rastrellamenti e dalla deportazione nei lager. Atti eroici di persone che non erano nate come eroi ma che seppero qual era la via giusta, seguendo la coscienza”.

“Sono pagine dolorose – ha detto Masci – che dobbiamo aver sempre presenti come pietre miliari che scandiscono il lungo cammino verso la libertà, il nostro patrimonio condiviso da tenere però per quanto possibile al riparo, per usare le parole di Ernesto Galli della Loggia, dall’'uso mitico di un fatto storico', come purtroppo accade con rinnovata e disinvolta politicizzazione della Resistenza e della guerra di Liberazione, fenomeno accentuato negli ultimi anni, in cui si alzano le bandiere di un monopolio che non esiste, di una primogenitura che è mito e di una custodia ideale che non è affatto esclusività”.

“Solo quando riusciremo a superare – ha concluso Masci – l’antistorica proiezione sul presente della «gigantesca ordalia tra fascismo e antifascismo”, allora davvero il 25 aprile sarà davvero per tutti la Festa della liberazione degli uomini che si sentono liberi, perché ormai depurata della «giustapposizione di due specifiche forzature interpretative della storia italiana, riguardanti rispettivamente il periodo precedente e successivo al 1945. Così come combattiamo in questi giorni l’espansione subdola del coronavirus, abbiamo il dovere morale di combattere ogni giorno la pervasione subdola o urlata dell’intolleranza ideologica e di un manicheismo arrogante: quell’«uso politico della manipolazione della storia» che, oltre a rendere un pessimo servizio alla verità, offende tutti coloro che hanno a cuore i valori della democrazia”.

Commenti da Facebook

RIPRODUZIONE RISERVATA
Download in PDF©


    Ti potrebbe interessare:

    ARTICOLI PIÙ VISTI: