A UN ANNO DALL'APERTURA L’INDAGINE SULL'EX PM PALAMARA CONTINUA A CREARE SCONQUASSI. EMERGONO RAPPORTI TRA PM E GIORNALISTI

”TOGHE SPORCHE”: L’INCHIESTA CHE SPACCA MAGISTRATURA, ANM VERSO IL REPULISTI

26 Maggio 2020 00:58

Italia - Cronaca

L’AQUILA – Magistrati pronti a tutto pur di ottenere posti di vertice, non solo puntando sui propri meriti, ma in particolare screditando i concorrenti con anche l’ausilio di giornalisti conviventi. 

È deflagrante lo scandalo esploso alla luce della diffusione delle chat private di Luca Palamara, l’ex pm, già presidente dell’Anm (il sindacato dei magistrati), consigliere del Csm (Consiglio superiore della magistratura) e leader di Unicost, una delle correnti della magistratura, oggi sotto inchiesta a Perugia per corruzione nello scandalo legato alle nomine e alla stessa gestione del Csm. 

Uno spaccato preoccupante tornato di attualità in questi giorni, ogg in particlarte, svelato da intercettazioni e dai messaggi WhatsApp, fatto di manovre sotterranee, viaggi, regalie, trame oscure: in sintesi un rapporto malato che alcuni magistrati avevano instaurato con la politica e con il mondo dell’imprenditoria. 

Uno scandalo che ha lambito anche il governo: lo scorso 15 maggio si è dimesso il capo di gabinetto del ministro della Giustiza Alfonso Bonafede, Movimento 5 Stelle: Fulvio Baldi, di Unicost, intercettato con Palamara in più occasioni sponsorizzando ora quel magistrato ora l’altro. 

Ma la crisi investe anche l’Anm: si è praticamente polverizzata la giunta che vedeva insieme Area, Unicost e Autonomia e indipendenza. 

Una rottura che si è consumata tra polemiche e tensioni sulla cosiddetta questione morale dopo che dalle intercettazioni è emerso come alcuni componenti sia dell’esecutivo che del comitato direttivo siano coinvolti nelle manovre per i posti di vertice degli uffici giudiziari. 





Per Unicost, però, anche Area non avrebbe le carte in regola visto che i suoi esponenti hanno avuto rapporti con Palamara. Si è a caccia di una soluzione per traghettare l’associazione fino ottobre, quando sono in calendario le elezioni per il rinnovo dei vertici. 

Nel frattempo il ministro Bonafede prova a uscire dall’angolo annunciando, ancora una volta, la riforma del Csm, per giunta in tempi rapidi.

Sono attese novità domani quando è previsto un vertice di maggioranza. 

Non dovrebbero esserci sorprese rispetto all’intesa già raggiunta prima che il coronavirus arrivasse in Italia, alcune idee cardine su cui la maggioranza aveva trovato una convergenza. 

In particolare un nuovo sistema elettorale che possa arginare le degenerazioni del correntismo, eliminando il collegio unico nazionale e puntando a collegi più piccoli, uninominali.

Resta in piedi l’ipotesi del sorteggio tra i due candidati più votati nella singola area. 





Un progetto complessivo per legare i nomi più che alle correnti ai singoli territori.

L’idea di Bonafede è anche quella di individuare i meccanismi che possono garantire il merito e la netta separazione tra politica e magistratura.

Insomma, a quasi un anno dall’esplosione, il caso Palamara continua a portare scompiglio tra le toghe nonostante le ultime chat emerse – ce n’è anche una con l’attore Raoul Bova – siano prive di rilevanza penale.

Un caso che è arrivato anche in Abruzzo con le critiche mosse dal capogruppo del Movimento 5 Stelle in consiglio regionale, Sara Marcozzi, nei confronti di Giovanni Legnini, ex vice presidente del Csm ed esponente di rilievo del partito democratico, oggi commissario all’emergenza sisma 2016. 

I due, avvocati, sono stati anche compagni di studio legale e avversari per la poltrona di governatore alle ultime Regioni del 2019.

La Marcozzi ha attaccato Legnini proprio su una intercettazione con Palamara in cui si parla della strategia di indirizzare gli articoli di Repubblica. 

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