RICOSTRUZIONE TERAMO: CAMBIO DI PASSO, IN TRE SETTIMANE STESSI RISULTATI DI DUE ANNI

di Alessia Centi Pizzutilli

10 Marzo 2019 08:00

Teramo -

TERAMO – Cambio di passo nella Ricostruzione post-terremoto nei comuni colpiti dai sismi del 2016 e del 2017: in meno di un mese, a Teramo, il comune più colpito dagli eventi tellurici, sono stati liquidati importi superiori a quelli pagati in due anni. 

Negli ultimi anni, infatti, il cratere del terremoto del Centro Italia, che ha interessato 4 regioni, Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria, è stato caratterizzato molto spesso per i ritardi denunciati da cittadini e sfollati, soprattutto in riferimento a quanto accaduto e accade in quello dell’Aquila del 2009, dove il processo è stato, ed è, più veloce ed efficace.

L’inversione di tendenza si è registrata quando l'aquilano Vincenzo Rivera, direttore generale della Regione Abruzzo nell'ultima legislatura, ha preso le redini dell'Ufficio Speciale per la Ricostruzione di Teramo al posto di Marcello D'Alberto, affiancato dai dirigenti regionali, Giancarlo Misantoni e da Antonio Iovino, rispettivamente del Genio Civile di Teramo e della Protezione civile dell'Aquila.

Un incarico affidatogli dall'allora presidente vicario della Regione, Giovanni Lolli, negli ultimi giorni del 2018.





Pochi mesi che sono bastati per rendere visibile il forte cambiamento: stando ai dati della Ricostruzione, per la riparazione di case con danni lievi, in due anni sono stati liquidati oltre 230 mila euro, in tre settimane 270 mila; per le attività produttive 633 mila in due anni e 642 mila in tre settimane.

La scorsa settimana il neo presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, nella sua prima visita post elezioni a Teramo, all'Ufficio speciale per la ricostruzione, ha sottolineato che l'obiettivo principale della nuova amministrazione regionale è il “rientro a casa delle persone colpite dal terremoto e la ristrutturazione degli edifici danneggiati. Bisogna cambiare passo – ha detto Marsilio – I numeri sono impietosi fino a fine 2018, c'è stato un primo cambio di passo, gli uffici ci riferiscono che dalla prossima settimana saranno azzerati i ritardi nei pagamenti per gli stati di avanzamento dei lavori. Vedremo se a regime la macchina sarà in grado di reggere e in questo senso il tavolo tecnico di confronto di domani a Roma sarà importante”.

“Il danno vero qui è stato fatto quando la precedente amministrazione ha scelto il modello Emilia per la ricostruzione, invece che scegliere il modello che avevamo in casa, quello della ricostruzione aquilana del 2009 che, con tutti i suoi limiti, aveva comunque funzionato, in confronto, a meraviglia – ha detto ancora Marsilio – Questo ritardo accumulato purtroppo continueremo a pagarlo, ma senza piangerci addosso dovremo recuperare”.

Il governatore, accompagnato dal consigliere regionale Pietro Quaresimale (Lega), ha tenuto un incontro di quasi un'ora con il direttore reggente e i vice Iovino e Misantoni.

Sono stati affrontati i temi urgenti della nuova organizzazione del personale alle dipendenze dell'Ufficio e degli emendamenti che l'Abruzzo ha chiesto vengano inseriti nel cosiddetto decreto legge Catania: piccole modifiche che influiscano sul decreto legge 189 che regola la ricostruzione e possa snellire le procedure per il rientro a casa degli sfollati.





I terremoti del 2016 e 2017 hanno fatto registrare 5.600 persone rimaste senza un’abitazione nei 23 comuni cratere, 17 in provincia di Teramo, 6 comuni in quella dell'Aquila e 3 a Pescara.

Ad oggi 690 cittadini ancora sono ospitati negli alberghi, per una spesa superiore, in molti casi, a quella per la riparazione delle abitazioni: basti pensare che per una persona vengono spesi 40 euro al giorno, 27.600 mila euro che quotidianamente lo Stato paga per il totale di sfollati, oltre 800 mila euro mese.

Il dato che fa riflettere è che ci sono 338 case con danni che non superano i 100 mila euro, con pratiche già assegnate agli istruttori, ancora al palo, nonostante la riparazione delle abitazioni sarebbe costata meno che i due anni in albergo delle famiglie ancora sfollate.

Diversi i motivi di questa situazione di stallo nella Ricostruzione: alle lungaggini burocratiche, infatti, spesso si aggiunge il fatto che sono gli stessi proprietari degli immobili ad approfittare della mancanza della norma che farebbe decadere la copertura dell'assistenza, dopo che la regione Marche non ha firmato l'intesa su questa disposizione.

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