LUMINARE DIRITTO PUBBLICO BOCCIA MISURA VOLUTA DA M5S, ''NON SI PUO' CREARE LAVORO PER LEGGE E DARE SOLDI SENZA AVERE NULLA IN CAMBIO, PER DI PIU' A DEBITO''

‘REDDITO DI CITTADINANZA O DI POLTRONANZA?’ DI PLINIO, ”STRUMENTO FALLIMENTARE”

19 Giugno 2020 07:34

Regione - Cronaca

PESCARA  – “Reddito di poltronanza? Un gioco di parole, che non vuole avere nulla di offensivo per i percettori. Ma un senso ce l’ha: un paese civile delle aiutare le persone in difficoltà. Non si può inventare un reddito senza produrlo, indebitando solo, ancor di più il paese. Erogarlo oramai da oltre un anno anni, senza aver di fatto chiesto nulla in cambio, perché non si è prima predisposto un meccanismo efficace per l’inclusione lavorativa”.

Sul dibattito che nel mezzo della crisi economica da coronavirus si è rinfocolata intorno al reddito di cittadinanza, interviene anche Giampiero Di Plinio, professore ordinario di Diritto pubblico all’Università D’Annunzio di Chieti e Pescara, e che nella sua sterminata produzione di volumi monografici, articoli e saggi ha toccato più volte i temi di tenore finanziario e relativi all’impatto ed efficacia delle politiche economiche ed occupazionali, da una prospettiva del costituzionalismo liberale. 

La sua definizione di “diritto di poltronanza” ha avuto un notevole successo giornalistico, e trova come addentellato il ben più algido Rapporto 2020 sul coordinamento della finanza pubblica della Corte dei Conti, dove si boccia sostanzialmente l’epocale misura voluta dal Movimento 5 stelle, e digerito dalla Lega ai tempi alleata dei pentastelalti nel primo governo di Giuseppe Conte.

Delle oltre 2,4 milioni di persone coinvolte, con un importo medio di 552 euro mensili, risulta solo una tracurabile minoranza ha trovato un lavoro dopo oltre un anno dal varo del rdc. 

L’Abruzzo non fa certo eccezione: sei quasi 14 mila che ricevono l’assegno mensile, 9 mila dopo i colloqui effettuati fino a febbraio sono risultati “abili al lavoro”, ma quasi nessuno è stato chiamato per avere una prima proposta, che tra l’altro, se ritenuta non adeguata, può essere rifiutata. 





Si registrano poi ritardi nell’attivazione dei Puc, i Progetti utili alla collettività, da parte dei Comuni, con cui i percettori potrebbero essere almeno chiamati ad effettuare prestazioni non retribuite, dalle 8 alle 18 ore settimanali, “in ambito culturale, sociale, artistico, ambientale, formativo e di tutela dei beni pubblici”.

Forti perplessità nella valutazione della Corte dei Conti, suscita il ruolo dei circa 3mila navigator, di cui 54 in Abruzzo, che dovrebbero trovare decine e decine di migliaia di posti di lavoro ai percettori, e retribuiti con 2.200 euro lordi mensili. Una mission impossible, verrebbe da dire, maggior ragione ora che la crisi determinata dal coronavirus avrà come conseguenza un forte aumento della disoccupazione. 

“Partiamo da una premessa: è giusto ed invitabile – spiega dunque Di Plinio – per un Paese evoluto e civile aiutare chi rimane indietro, prevedere un sostegno anche economico diretto a chi non ha un reddito. Il problema è che per come è stato concepito, il reddito di cittadinanza non è uno strumento sostenibile e non è soprattutto efficace”.

Non sostenibile, ovvero spiega il professore, “è una costosissima spesa pubblica improduttiva. E se non si produce nulla l’economia a lungo andare va in pezzi. È giusto redistribuire la ricchezza prodotta, ma appunto la devi produrre, devi fare investimenti che poi abbiano un ritorno, che contribuisca ad accrescere la produzione di beni e le entrate fiscali. Questo mi pare evidente che non avvenga con in reddito di cittadinanza, se si esclude un piccolo aumento dei consumi determinato dall’erogazione degli assegni mensili. Il rdc è pagato con l’aumento del debito pubblico, questa la verità: significa ancora di più ipotecare il futuro del Paese. Il rapporto debito-pil non è solo una serie di numeretti, è la condizione anche della sostenibilità del welfare. Sono i numeri che prima di ogni cosa vanno a vedere tutti gli investitori del mondo per comprare il nostro debito, con che quota di interessi, in base al rischio e alla solidità del sistema Paese”.

Il rdc, altra delle critiche, sarebbe poi inefficace per ottenere il risultato che si era prefissato, inserire persone in difficoltà e inattive in un percorso che ha come obiettivo quello di trovargli un’occupazione, possibilmente stabile. Inoltre, come sottolinea la Corte dei Conti, sta fallendo anche nell’obiettivo dichiarato di ridurre la povertà che resta in percentuali simile a prima dell’introduzione della misura. 

“Possiamo assumere anche altri 30 mila navigator – commenta Di Plinio -, ma purtroppo a mancare è la materia prima, i posti di lavoro. E questi non possono essere creati con una legge, al di fuori della funzione pubblica lo può fare solo un’impresa che ci mette il capitale di rischio, sa competere nel mercato e assume personale”.





“A metà anni ’70 – prosegue Di Plinio – ci fu una legge speciale per l’occupazione giovanile, si finanziarono cooperative, per creare lavoro, e si è rivelata efficace. Il reddito di cittadinanza invece è di segno ben diverso. È un sussidio generalizzato, che non si focalizza sulle povertà effettiva, che coinvolge in Italia 5 milioni di persone. Avrebbe avuto più senso finanziare direttamente reddito di inclusone già esistente, la tradizionale assistenza sociale per gli indigenti da una parte, e soprattutto dall’altra o traferire risorse per investimenti produttivi, aiutare le imprese a creare posti di lavoro”. 

Il rdc viene bersagliato dai detrattori anche per la sua inefficacia nell’incrociare la domanda con l’offerta, per non aver predisposto in origine percorsi capaci di farlo, potenziando ad esempio prima di tutto le agenzie del lavoro. E per l’assenza di quell’”ingegneria gradualista” direbbe il filosofo Karl Popper, che dovrebbe connotare ogni politica riformista  capace di apportare aggiustamenti step by step.

“Nelle scorse settimane sono arrivati aerei stracolmi di manovalanza dal nord Africa da impiegare nei lavori nel settore agricolo, rimansto senza personale a causa dell’emergenza covid-19. Ben vengano i lavoratori stranieri – commenta Di Plinio – resta però un mistero il perché il governo non abbia modificato le regole che presiedono all’immissione al lavoro dei percettori del reddito, al fine di offrire anche a loro un’occupazione in agricoltura, visto che c’era una forte domanda che non aveva corrispettivo in un’offerta, con tutti i diritti e la giusta retribuzione, come dovrebbero essere ovvio. Non è accaduto. I percettori rimangono inoperosi a casa loro, come nella fase del lockdown quando avrebbero potuto dare una mano per far fronte all’emergenza. E non mi si venga dire che andava modificata la legge istitutiva. Il questi tre mesi è stata sospesa la Costituzione, siamo andati avanti a suon di decreti e ordinanze. Il governo aveva poteri straordinari. Poteva tranquillamente farlo, se avesse voluto”.

Conclude Di Plinio: “Nella nostra Costituzione, all’articolo 4 è scritto che ‘La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. Non sta scritto da nessuna che bisogna dare soldi a persone disoccupate ma abili al lavoro, per non fare nulla, senza ricevere nulla in cambio e di utile alla collettività. Come di fatto avviene da oltre un anno con il reddito di cittadinanza, che è diventato così, spiace dirlo, un reddito di poltronanza”.

 

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