”LA GRANDE GUERRA” DI ERRICO CENTOFANTI, AMORE E DELITTI SI INTRECCIANO ALLA STORIA

di Loredana Lombardo

9 Giugno 2018 09:00

L'Aquila -

L’AQUILA – “Non volevo un romanzo storico in quanto tale, ma un libro avvincente per il lettore in cui a margine del primo conflitto mondiale ci fossero tratti misteriosi, la musica e anche l’amore”.

Questo è il cuore del romanzo La Grande Guerra, ultimo lavoro del giornalista, scrittore e uomo di teatro Errico Centofanti, uscito nei giorni scorsi e presentato all’Aquila alla libreria Colacchi.

Centofanti è uno dei fondatori del Teatro stabile dell'Aquila, che ha diretto per vent'anni, da sempre un appassionato lettore e studioso della storia, quella storia contemporanea “che però nel mio libro vi appare solo a margine, ho preferito raccontare un folle amore, evocando il Bolero di Ravel e concentrandomi su un efferato delitto intorno al quale i due protagonisti si ritrovano a indagare per sbrogliare la matassa”, speiga ad AbruzzoWeb.





Alla fine il risultato è un giallo variegato, ambientato in Abruzzo ma che tocca anche la Toscana, la Calabria e una lontanissima Cuba.

“Ne viene fuori un racconto pieno di sottostorie – rivela Centofanti – che possono incuriosire, appassionare il lettore e portarlo in un mondo lontano, diverso da quello attuale, ma comunque con tante somiglianze con ciò che ognuno di noi vive tutti i giorni”.

Con alle spalle un'estesa esperienza come giornalista e come scrittore, l’autore si è soffermato intorno a un aspetto tra i meno affrontati dalla pur sterminata bibliografia dedicata a quella che è la prima catastrofe planetaria non causata da fenomeni naturali, “la capacità delle esperienze belliche di indurre, anche se non a non breve termine, pericolose turbe psichiche in persone usualmente catalogabili tra le individualità normali”.





Centofanti è molto noto in città anche perché nel 2013 gli fu affidata la redazione del dossier con cui la città si candidò a Capitale europea della cultura.

“Quattro anni fa L’Aquila era una città che ancora aveva le ferite del terremoto molto aperte – ricorda – e il governo nazionale non volle impegnarsi nella spesa necessaria per sostenere la candidatura. Io penso che non ci fosse grande interesse. All’Italia toccherà di nuovo nel 2033: può darsi che qualcuno voglia riprovarci, speriamo!”.

Una città “ancora terremotata 4 anni dopo”, ma che per Centofanti, “aveva dei problemi anche prima del 6 aprile 2009, causati da una classe dirigente inadeguata. I danni peggiori sono quelli del post-sisma, che sono stati fatti dall’uomo, da chi ha preso le decisioni per noi, da chi ha speculato sulle nostre disgrazie, dalla notte del terremoto a oggi”, conclude.

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