FOCUS SU REPORT INAIL; REGIONE PIU' COLPITA LA LOMBARDIA, CATEGORIE A RISCHIO QUELLE SANITARIE, ISTITUTO PRECISA CHE DATORI NON RESPONSABILI PENALMENTE SE HANNO RISPETTATO NORME SICUREZZA

IN ITALIA 37 MILA INFORTUNI LAVORO PER COVID IN ABRUZZO 486, DI CUI TRE CASI MORTALI

23 Maggio 2020 07:33

Regione - Cronaca

 L'AQUILA – Le segnalazioni di infortunio in un luogo di lavoro, nella nuova casistica “contaminazione da Covid-19” denunciate tra la fine di febbraio e il 4 maggio, sono stare in tutta Italia 37.352, di cui 129 casi mortali. Le categorie più colpite quelle che operano nella Sanità e assistenza sociale, ospedali, case di cura e di riposo. E chi lavora in uffici che fanno front office.

Di queste 486 in Abruzzo,  pari al 1,2 per cento, e dove le vittime sono state 3.

Alla vetta della drammatica classifica troviamo la Lombardia, regione più colpita dalla pandemia, con 12.774 infortuni denunciati,  di cui 56 casi mortali.

I numeri sono quelli del monitoraggio dell’Inail aggiornato al 4 maggio. Dati parziali, tiene a sottolineare l’istituto, necessario attenderne il consolidamento “con la conclusione dell’iter amministrativo e sanitario relativo a ogni denuncia”.

Si può intanto affermare che la casistica riguarda innanzitutto gli operatori sanitari esposti a un elevato rischio di contagio. A una condizione di elevato rischio anche altre attività lavorative che comportano il costante contatto con il pubblico/l’utenza, come ad esempio lavoratori che operano in front-office, alla cassa, addetti alle vendite/banconisti, personale non sanitario operante all’interno degli ospedali con mansioni tecniche, di supporto, di pulizie, operatori del trasporto infermi.





La questione è di scottante attualità, per la levata di scudi anche in Abruzzo da parte dei datori di lavoro che hanno man mano riavviato l’attività o non l’hanno mai interrotta e che temono di rispondere dal punto di vista penale per una contaminazione di un loro addetto, di cui però non è facile determinare dove si sia verificata, se nel posto di lavoro o altrove.

Preoccupazione che ha accompagnato anche la riapertura dei cantieri della ricostruzione post-sisma 2009. Nel corso dei controlli avviati presso il centro tamponi nell’area dell’ex ospedale psichiatrico di Collemaggio un operaio è risultato positivo al coronavirus, su 1.800 test. Un residente in città, dipendente di un’azienda non aquilana che non aveva ancora ripreso a operare e che dopo l’effettuazione del test è tornata presso il proprio domicilio ancor prima che ne fosse noto l’esito.

L’Inail ha però chiarito, a seguito delle vibranti proteste, che il datore di lavoro risponde penalmente e civilmente delle infezioni di origine professionale solo se viene accertata la propria responsabilità per dolo o per colpa. Ovvero se non ha adottato le misure di sicurezza previste dalle rigorose norme anti-contagio.

In una nota del 15 maggio l’Inail ha poi spiegato che “il riconoscimento dell’infortunio da parte dell’Istituto non assume alcun rilievo per sostenere l’accusa in sede penale, considerata la vigenza in tale ambito del principio di presunzione di innocenza nonché dell’onere della prova a carico dell'accusa (e dell'eventuale parte civile costituita). E neanche in sede civile il riconoscimento della tutela infortunistica rileva ai fini del riconoscimento della responsabilità civile del datore di lavoro, tenuto conto che è sempre necessario l’accertamento della colpa di quest’ultimo per aver causato l’evento dannoso”.

Nel decreto rilancio sraranno pertanto adottate queste misure indicate dall'Inail, come già assicurato dal governo.





Tornando al report dell’Inail l’analisi territoriale evidenzia una distribuzione delle denunce del 53,9% nel NordOvest (Lombardia 34,2%), del 25,2% nel Nord-Est (Emilia Romagna 10,0%), del 12,5% al Centro (Toscana 5,8%), del 6,0% al Sud (Puglia 2,6%) e del 2,4% nelle Isole (Sicilia 1,3%).

L’Abruzzo con il suo 1,3% è dunque una delle Regioni meno colpite.

Delle 37.352 denunce di infortunio da Covid-19, quasi tutte riguardano la gestione assicurativa dell’Industria e servizi (circa il 99%), mentre il numero dei casi registrati nelle restanti gestioni assicurative dell’Agricoltura, della Navigazione e per Conto dello Stato è inferiore a 400.

Rispetto alle attività produttive coinvolte dalla pandemia, il settore della Sanità e assistenza sociale (ospedali, case di cura e di riposo) registra il 73,2% delle denunce; l’analisi per professione dell’infortunato evidenzia la categoria dei tecnici della salute, con il 43,7% come quella più coinvolta da contagi (con oltre tre casi su quattro relativi alle donne), seguita dagli operatori socio-sanitari con il 20,8% (l’81,1% donne), dai medici con il 12,3%, dagli operatori socio-assistenziali con il 7,1%, e dal personale non qualificato nei servizi sanitari e di istruzione con il 4,6%.

 

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