SCHIACCIASASSI ”D’ALFONSO”, MEZZO ANAS RIMOSSO DA PALAZZO SILONE

16 Luglio 2019 13:20

L'Aquila - Politica

L’AQUILA – Anche senza fanfare e folle plaudenti, è stato da qualcuno vissuto come un evento, che  ha segnato simbolicamente, nella recente storia d'Abruzzo, la fine dell'era di Luciano D'Alfonso (Pd), e l'avvento di quella del centrodestra di Marco Marsilio (Fratelli d’Italia). 

È la rimozione, effettuata oggi in mattinata, dell'oramai leggendario schiacciasassi blu, munito di un pesante rullo compressore metallico rosso fuoco, donato dall'Anas, che l'ex presidente, ora senatore del Partito democratico, ha fatto collocare, ad un costo di 5 mila euro, all'inizio del 2015 all'ingresso di palazzo Silone a L'Aquila, sede della Giunta regionale. 

Tra le conseguenze, oltre alle polemiche, anche il rischio crollo dello spazio dove è stato installato. Il pesante mezzo tornerà all’Anas, ente del quale l’esponente del Pd è dirigente in aspettativa. 





“Non se ne capiva la utilità, se fosse stata messa lì per motivi simbolici, e al momento non se ne vedono altre motivazioni, questa rimozione è da salutare, a maggior ragione, molto positivamente – spiega l’assessore regionale al Patrimonio Guido Liris, Fratelli d’Italia, ex vice sindaco dell’Aquila -. Insieme al presidente Marsilio abbiamo pensato di avviare l’iter per portare via l’ingombrante mezzo dal palazzo sede della Giunta regionale all’Aquila, fin dalla nostra vittoria alle elezioni regionali del 10 febbraio scorso, quando l’Abruzzo è stato finalmente liberato dalla fallimentare gestione D’Alfonso. Ora siamo pronti a cancellare una scelta inutile e incomprensibile”, conclude Liris che ha coordinato la operazione insieme alla dirigente Eliana Marcantonio. 

Dopo l’operazione di oggi, nei prossimi giorni, allo stesso modo sarà rimossa la moto Guzzi, che sempre D'Alfonso ha fatto collocare fuori la sede regionale di Pescara.

In particolare la schiacciasassi era particolarmente inviso ai dipendenti, perché come fatto chiaramente intendere lo stesso D'Alfonso, voleva essere un simbolo della sua risoluta azione riformatrice, volta in particolare a “sbriciolare” l'inefficienza dell'apparato burocratico della Regione, e dei da lui definiti “ventisettisti”, dipendenti che aspettano cioè solo il giorno del pagamento dello stipendio.





Del resto, il rapporto tra l'ex presidente e la tecnostruttura non è mai stata idilliaca.  

La moto poi voleva essere simbolo della velocità della sua azione di governo. Almeno fino a quando, nel marzo del 2018, si è candidato alle Politiche, e altrettanto velocemente, e senza terminare la legislatura, ha staccato un biglietto per Roma.

A chiedere la rimozione dei due ingombranti simboli, non è un caso, sono stati gli stessi dipendenti, o parte di essi, all'indomani della vittoria del centrodestra nel febbraio di quest'anno.  

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