ZOOPROFILATTICO: BUFERA SU DI PASQUALE, ”NON PUBBLICATE LA NOTA DEI SINDACATI!”

di Filippo Tronca

26 Luglio 2016 08:30

Teramo - Politica

TERAMO – Torna nell’occhio del ciclone la presidente dell’Istituto Zooprofilattico dell’Abruzzo e del Molise Manola di Pasquale, che dopo le minacce di licenziamento di un dipendente, il veterinario Antonio Giovanni Maitino, che aveva messo in dubbio le sue competenze e legittimità a ricoprire l’incarico, e' arrivata addirittura a chiedere alla stampa locale teramana di non pubblicare una nota dei sindacati a difesa del dipendente “eretico”, in quanto “offensivo e gravemente lesivo dell’immagine dell’Ente”.

Richiesta che ha pochi precedenti nella storia dell’informazione abruzzese, e che se da una parte ha  silenziato la voce dei sindacati grazie alla stampa “compiacente”, dall'altra ha sortito l'effetto di amplificare ancor più la notizia, con siti come il Fatto teramano che sono arrivati a paragonare la Di Pasquale al dittatore turco Recep Tayyip Erdoğan.

Ad innescare la vicenda una mail dei 6 luglio indirizzata a tutti i dipendenti da Maitino in cui si critica “la macroscopica incoerenza tra le prerogative che si prefigge il 'Programma triennale per la trasparenza e l’integrità 2016-2018' e la realtà vivente in questo Istituto, quando, a grave danno dell’immagine dell’ente, tutte le funzioni svolte da questo cda sono illegittime alla lettera della normativa di merito”.

Aggiungendo che “in qualità di medico veterinario trovo inaccettabile che un ruolo sanitario possa essere usurpato da un laureato in giurisprudenza, nominato addirittura alla presidenza dello stesso cda senza poter vantare in curriculum nessun titolo o esperienza in campo sanitario, requisiti indispensabili per far parte di tale organo”.

Il riferimento di Maitino è alla non sopita polemica nata intorno alla nomina alla presidenza dell’Istituto dell’avvocato Di Pasquale, esponente di spicco del Partito democratico teramano, e candidata sindaco del centrosinistra pesantemente sconfitta da Maurizio Brucchi.





Il centrodestra, e il Movimento 5 stelle, ma anche la Federazione Veterinari e Medici, avevano rilevato che la Di Pasquale non aveva nel suo curriculum competenze scientifiche necessarie per rivestire il ruolo di guida di un ente che si occupa di ricerca e sperimentazione e che offre servizi ad alto valore aggiunto nei settori della Sanità animale, della Sanità pubblica veterinaria e della tutela dell'ambiente.

Il Tribunale amministrativo regionale tuttavia ha respinto il ricorso contro la nomina presentato dalla Federazione veterinari e medici. A stretto giro l'Autorità nazionale dell’Anticorruzione ha espresso parere favorevole alla legittimità dell’incarico.

La reazione della Di Pasquale contro il dipendente non si è fatta dunque attendere.

In una nota dell'8 luglio Di Pasquale ha scritto infatti che il contenuto della email di Maitino contiene “affermazioni altamente offensive del ruolo istituzionale ricoperto e della mia professionalità”. Aggiungendo minacciosa: “vorrei ricordare al dipendente che le affermazioni altamente offensive verso i superiori e organi potrebbe legittimare anche un licenziamento per giusta causa”

A questo punto è intervenuto a difesa di Maitino la Federazione sindacati indipendenti (Fsi) a cui è si è poi aggiunta la Cgil, e in una nota al vetriolo hanno espresso piena solidarietà al dipendente, stigmatizzando le minacce di licenziamento della presidente, definite “un'azione di violenza amministrativa”, “un atto intimidatorio”, un “abuso di autorità”.

I sindacati sono tornati poi a mettere in dubbio la legittimità della nomina della Di Pasquale, in quanto nel Programma triennale per la trasparenza e integrità 2016-2018, come evidenziato da Maitino, i componenti del cda devono avere “comprovata professionalità ed esperienza in materia di sanità pubblica veterinaria e sicurezza degli alimenti”.





A questo punto, con un colpo di teatro, la Di Pasquale ha inviato alle redazioni teramane, un'esplicita e a dir poco irrituale richiesta di non pubblicare il comunicato stampa inviato il 21 luglio da Fsi e Cgil.

“Con la presente – scrive la Di Pasquale – sono a comunicarVi che il comunicato stampa inviato in data 21.7.2016 dal sindacato Fsi o meglio dai sig.ri Giovanni Foschi, Milena Natalini, Sandro Martella, Vito Guerrieri e Ottavio Portanti riferisce fatti e circostanze non corrispondenti al vero come i menzionati ‘atti intimidatori, minacce e abuso di autorità’. Vi invito quindi a non dare pubblicazione al detto comunicato offensivo e gravemente lesivo dell’immagine dell’Ente, dei suoi organismi e dei suoi dipendenti. Il comunicato sarà portato all’attenzione delle autorità competenti”.

Nella nota di cui la Di Pasquale chiede la censura, i sindacati  parlano di “atteggiamento intimidatorio ed inqualificabile assunto dal Presidente del Cda nei confronti di un dipendente Veterinario, reo di aver sottolineato in una mail l'incoerenza rilevata nell'approvazione del documento di 'Trasparenza e Integrità 2016-2018' da parte del cda a causa della mancanza di requisiti relativamente alla comprovata professionalità ed esperienza nel campo della Sanità Pubblica Veterinaria e Sicurezza Alimentare, requisito necessario per assumere la presidenza del Cda”.

“Ciò che sicuramente non è legittimo e rappresenta grave abuso di autorità – scrivono ancora nella loro nota i sindacati -, è la minaccia di licenziamento, palesemente tendente a intimidire e condizionare l’attività futura all’interno dell'Istituto zooprofilattico sperimentale del dipendente in questione, che andrebbe difeso e tutelato non solo dal sindacato dei veterinari ma da tutti i veterinari dell'Izs (e non solo), a partire  dai membri dello stesso cda di cui fa parte l'avvocato Di Pasquale”.

I sindacati chiedono infine provocatoriamente al direttore generale Mario Mattioli “di essere essi stessi mandati in commissione disciplinare con il dipendente in questione perché, anche se ognuno è responsabile del come esprime ciò che pensa, vi è assoluta concordanza nel principio di fondo a sostegno di tutta la discussione instauratasi tra il veterinario  e presidente Di Pasquale”.

Parole che la Di Pasquale non voleva far leggere ai cittadini abruzzesi.

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