EX SENATORE ABRUZZESE CONTRO TAGLIO RETROATTIVO ASSEGNO, ''CI HO RIMESSO 1.100 EURO AL MESE, MA IO POSSO DORMIRE ANCHE IN UN SACCO A PELO'', ''CHI HA GOVERNATO PAESE, RINUNCIANDO AD ALTRE CARRIERE, MERITA RISPETTO''

VITALIZI: RAZZI, ‘TUTTI CONTRO POLITICI, E LE PENSIONI DI MANAGER E SINDACATI? ‘

di Filippo Tronca

5 Novembre 2019 19:39

Regione - Politica

PESCARA – “Facile prendersela con i politici, e i loro vitalizi, ma allora vogliamo parlare anche dei giornalisti che urlano ai quattro venti, e si fanno promuovere poco prima di andare in pensione, per prendere assegni più alti, o delle buonuscite di certi sindacalisti, o anche delle liquidazioni e delle pensioni di manager pubblici, e di aziende in bancarotta?”.

E' un fiume in piena, Antonio Razzi, abruzzese di Giuliano teatino, ex deputato Idv e poi senatore di Forza Italia, dal 2006 al 2018, che pochi giorni fa è stato ospite nella trasmissione “Non è l'arena” ingaggiando una singolar tenzone con l'agguerritissimo presentatore Massimo Giletti, dove ha difeso a spada tratta, assieme all'ex senatore Maurizio Paniz, il diritto per gli ex onorevoli di mantenere per interezza il  vitalizio. Vituperato previlegio che invece è stato tagliato, dal primo gennaio scorso, retroattivamente, grazie ad un provvedimento approvata a palazzo Madama ad ottobre 2018, su forte spinta del movimento 5 stelle, alleato ai tempi con la Lega, e che ha previsto  il passaggio dal metodo retributivo, al metodo contributivo.

Taglio che ha fatto seguito a quello disposta alla Camera nel luglio dello stesso anno.

Razzi ci ha rimediato in questo modo, 1.100 euro al mese, rispetto alla pensione complessiva, anche da ex operaio in Svizzera, di 3.300 euro.

L'assegno infatti è ora parametrato a quanto effettivamente versato, con tagli anche del 60 per cento, in media del 40 per cento e circa 56 milioni di euro l’anno risparmiati.

Previsto però un assegno minimo, in ogni caso garantito, di 980 euro al mese. In realtà per i nuovi parlamentari, si era già passati, con il quarto governo Berlusconi, al metodo contributivo, a partire dal primo gennaio 2012, ma senza toccare gli assegni degli ex-onorevoli.





Ben 771 ex senatori, tra cui Razzi, hanno però fatto ricorso, e chiedono di riavere per intero i loro ricchi trattamenti, appellandosi al principio del diritto acquisito, ovvero al fatto che non si possono cambiare le carte in tavola. Si è in attesa dell'esame dei ricorsi da parte della Commissione contenziosi di Palazzo Madama. 

Razzi, oramai ex-onorevole, è rimasto fedele a Silvio Berlusconi, ma non a Forza Italia, di cui “non non ho nemmeno la tessera”, in dissenso con la dirigenza abruzzese del partito, in particolare con il coordinatore regionale, Nazario Pagano

Ha piuttosto intrapreso la carriera da intrattenirore televisivo, e anche di scrittore: il 9 novembre a Napoli presenterà il nuovo libro “Te lo dico da Nobel”, racconto di un’amicizia, quello con la Corea del Nord, “un Paese che sta percorrendo la strada del cambiamento, abbandonando quei princìpi ferrei della dittatura e guardando con occhi e idee diverse al mondo grazie, soprattutto, all’ascesa di Kim Jong-Un avvenuta nel 2011”, scrive l'ex senatore.

Resta fermo e risoluto sulle sue posizioni, senz'altro controcorrente, in merito ai vitalizi.

“Io tra vitalizio e pensione da operaio, lavoro che ho fatto in una fabbrica tessile in Svizzera, per quarant'anni, – spiega Razzi – percepivo un assegno da 3.300 euro al mese. Con il taglio, ne prendo ora 2.200. Ma per me cambia poco, so farmi i miei conti, non ho particolari lussi, ho fatto l'operaio, io. Non ho bisogno di un hotel a cinque stelle, posso dormire anche in un sacco a pelo”.

Ricorda poi: “io nel 2012 ho sostenuto il taglio del vitalizio, con il passaggio al contributivo, ma solo per i futuri parlamentari”.





Quello che contesta Razzi è invece la retroattività della  riforma approvata nel 2018.

“Le leggi non le puoi mica cambiare dall'oggi al domani! – tuona l'ex-senatore,  e non è giusto che chi ha lavorato anche quarant'anni,  dottori, ingegneri, avvocati, commercialisti, fior di professionisti, per dirigere il Paese, mica uno scherzo, rinunciando alla loro carriera, assumendosi grandi responsabilità, prendono ora  misere pensioni. Non è giusto. Non puoi ora far morire di fame, coloro che hanno portato l'Italia al quinto posto tra i paesi industrializzati del mondo. Persone anziane, che hanno case grandi, con tante tasse da pagare, che hanno dato i soldi ai figli, hanno adeguato la loro vita in base alla pensione che contavano di percepire, che devono pagarsi bandanti e spese mediche, essendo gente anziana. Usciti dal parlamento, non dimentichiamo poi, che per molti è difficile rientrare nel mercato, non hai mica il posto fisso là fuori…”. 

Quello che fa però più rabbia a Razzi, è che invece per altri settori le pensioni d'oro, non costituiscono un problema.  

“Non faccio nomi, ma so che giornalisti che si scaldavano e urlavano come ossessi quando si parlava di vitalizi, a ridosso del'età pensionabile, si sono fatti promuovere direttori, per prendere assegni ben più alti. Ma di questo non si parla mai, nessuno ci fa una bella trasmissione. E questo avviene anche in tanti enti pubblici. O vogliamo parlare dei dirigenti dei sindacati? Gente che dovrebbe dare l'esempio, che se ne è andata a casa con buonuscite anche da 800 mila euro, e con pensioni che al confronto quelle nostre fanno ridere. E nessuno si scandalizza”. 

Ricorda infine: “nel 2016 avevo votato una legge per mettere un tetto agli stipendi dei manager che lavorano in società controllate dallo Stato. Ma di fatto questi tetti, nessuno li rispetta, tutti se ne fottono. E che dire poi di quei manager dell'Alitalia, sull'orlo della bancarotta, che se ne sono andati con buonuscita milionarie?”.

 

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