VIDEO PORNO BELEN, NON ERA MINORENNE, INCHIESTA OROLOGIO BORRIELLO

2 Maggio 2012 13:37

Regione -

MILANO – Non c’è la prova che Belen Rodriguez fosse minorenne all’epoca in cui fu ripresa in un video hot, finito poi online lo scorso autunno dopo il tentativo di venderlo a giornali scandalistici per 500 mila euro.

Il pubblico ministero di Milano Luigi Luzi ha inviato perciò al gip la richiesta di archiviazione del fascicolo che ipotizzava i reati di diffusione di materiale pedopornografico e tentata estorsione a carico degli “emissari” dell’argentino che aveva un rapporto sessuale con Belen nel video, il modello Tobias Blanco Martinez Pardo, mai iscritto nel registro degli indagati come mandante del tentativo di vendita solo perché non si è mai riusciti a identificarlo formalmente.





All’epoca del tentativo di vendita del video, Fabrizio Corona, allora fidanzato con la modella, aveva cercato di scoprire gli intermediari, fingendosi interessato all’acquisto tramite un suo collaboratore e fissando un appuntamento in un ristorante del centro. Ne era scaturita una rissa durante la quale Tobias Blanco aveva consegnato una copia del video in una chiavetta usb. Belen ha poi testimoniato alla squadra mobile di aver distrutto il video che tuttavia lo scorso ottobre è finito in internet con tanto di istruzioni per scaricarlo.

Il video è poi stato anche venduto sulle bancarelle di svariate città, come dvd con tanto di copertina, prima per 20 euro, poi per 10.
 
In questo modo, però, anche gli inquirenti hanno potuto visionarlo e hanno quindi notato nelle immagini un orologio bianco sul polso di Belen in apparenza simile al gioiello che il calciatore Marco Borriello le aveva regalato durante la loro relazione, tra il 2004 e il 2008, quando la showgirl era già maggiorenne.





Il centravanti della Juventus, sentito a dicembre, ha dichiarato che l’orologio delle immagini non ha niente a che vedere con il suo regalo. Tuttavia, al termine degli accertamenti, il pm ha ritenuto di non aver raggiunto la prova che Belen all’epoca del video fosse minorenne.

È caduta, di conseguenza, l’ipotesi di diffusione di materiale pedopornografico. Tra l’altro, non è stato nemmeno individuato chi ha materialmente messo in rete il video, mentre per quanto riguarda l’accusa di tentata estorsione, il pm ha stabilito che i due intermediari non hanno mai ricattato l’argentina, non avendole mai chiesto soldi in cambio della mancata pubblicazione delle immagini.

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