DOCENTE UNIVAQ SU CASO ARCHIVIO SORELLE INVERARDI: ''RETTRICE ALL'OSCURO''. ''DIBATTITO SCIOCCO'' SU CAMBIO NOME ATENEO CHIETI-PESCARA

UNIVERSITA’: TIBERTI, ”POLEMICHE SU ATENEI ABRUZZESI ‘PROVINCIALI’, TIMORE DATI CENSIS”

di Alessia Centi Pizzutilli

16 Luglio 2018 07:00

Regione - Cronaca

L’AQUILA – “I dati emersi dal Censis non sono rosei per le Università abruzzesi: una bocciatura quasi totale per il dipartimento di Medicina dell’Aquila, resta stabile Teramo, bene solo Chieti-Pescara”.

La fotografia, scattata dall’Istituto di ricerca socio-economica, arriva in un clima di tensione, contraddistinto dalle polemiche sull’ipotesi di finanziare una borsa di studio per la digitalizzazione dell'archivio documentario dello studio tecnico delle sorelle della rettrice dell’Università dell’Aquila, Paola Inverardi, e da un acceso dibattito sulla decisione del rettore, Sergio Caputi, modificare il nome della D’Annunzio Chieti-Pescara.

E quando a far scattare una disputa basta un “dell’Adriatrico”, che prima non c’era, “bisogna interrogarsi sullo stato di salute del mondo accademico regionale”.

A commentare questa situazione è il professor Sergio Tiberti, docente dell’Università del capoluogo abruzzese.





“Io sono convinto che la Inverardi fosse all'oscuro, certo è che il capo dipartimento che ha promosso questa iniziativa, visto che stiamo parlando di una cosa avvenuta nel 2018, se avesse aspettato l'uscita della rettrice l'avrebbe messa meno in difficoltà. Il tutto, insomma, sarebbe potuto essere rimandato di un anno, non c'era tutta questa fretta”, ha dichiarato Tiberti ad AbruzzoWeb.

Il riferimento del docente è alle elezioni del prossimo anno, nelle quali si sceglierà il successore della Inverardi, come rettore dell’Università degli Studi del capoluogo abruzzese. Tiberti, poi, commenta quanto emerge dal rapporto Censis, pubblicato la scorsa settimana, che vede l’Università ‘Gabriele d’Annunzio’ di Chieti-Pescara fare passi in avanti, tanto che con i suoi 27mila studenti è l’unica abruzzese tra i grandi Atenei statali, quelli dai 20mila ai 40mila iscritti.

Il rapporto Censis la colloca al 13 posto, con 77.6 punti.

“Sono molto rammaricato dei risultati del Censis. La facoltà di medicina dell'Aquila è tra le ultime in Italia, per capire il perché fatevi una domanda ‘chi ha gestito il dipartimento in questi vent'anni?’, e datevi una risposta – ha detto il professore aquilano – Quando c'è qualcosa che non va è segno che chi gestisce e ha il timone in mano, tutte queste cose, forse, non le ha fatte. Chieti-Pescara, al contrario, hanno avuto un risultato ottimo”.

Ma insegnando nel capoluogo abruzzese, Tiberti ha spiegato di essere “molto rammaricato, perché questo rapporto, in qualche modo, mi ha colpito negativamente, non sono uno che si demoralizza, ma è certo che a distruggere le cose ci vuole poco, a ricostruirle, invece, ci vuole moltissimo tempo, bisogna vedere quello che accadrà”.





Tornando alla polemica sull’Università di Chieti-Pescara pronta ad aggiungere una integrazione al nome, diventando “Università dell'Adriatico Gabriele D'Annunzio”, come proposto dal rettore Sergio Caputi nell'ambito della riunione del Senato accademico e che per il via libero definitivo dovrà attendere il parere del Consiglio di amministrazione, Tiberti ha una posizione netta, che risponde a tutti i detrattori del caso.

La notizia, infatti, sin dai primissimi momenti, ha scatenato una serie di reazioni contrarie a ogni livello e da ogni parte.  Per il consigliere regionale di Forza Italia, Mauro Febbo, si tratterebbe di “uno scivolamento verso la costa”, un “abbandono dei territori interni, collinari e montani di cui l'Abruzzo è costellato e che rappresentano una peculiarità imprescindibile”.

Per Stefano Marchionno, presidente dell'associazione “Noi del G.B.Vico”, che riunisce studenti del liceo Classico di Chieti, la modifica del nome è “un becero campanilismo volto a favorire solo ed esclusivamente una città in danno di un'altra”.

A dire di no al cambio di denominazione anche il consigliere comunale di Chieti del Partito democratico, Alessandro Marzoli, secondo il quale “è una scelta di difficile comprensione. La storia dell'Ateneo, la location del campus e il percorso, che da oltre cinquant'anni lega l'Università alla città di Chieti, meritano maggior rispetto e attenzione, a partire da chi ha l'onere e l'onore di guidare l'Ateneo”.

“Tutto questo dibattito è un po’ provinciale, questa storia del nome è una sciocchezza – risponde risoluto Tiberti – La cosa importante è che quell'Università vada non bene, ma benissimo, il rettore è una persona preparata che passa da un successo all'altro con grande gradimento anche da parte dei dipendenti, gli stessi che si videro togliere, dalla precedente gestione, 300 euro al mese, parliamo di un Ateneo dove sono stati ripristinati i diritti fondamentali”, ha concluso. 

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