UNIVAQ: PROCESSO A DI ORIO, L’AVVOCATO DELL’EX RETTORE PRECISA

19 Dicembre 2014 13:55

L'Aquila - Cronaca

L’AQUILA – Sul rinvio a giudizio dell’ex rettore dell’Università dell’Aquila, Ferdinando Di Orio, per abuso d’ufficio aggravato assieme all’ex sindaco di Antrodoco (Chieti), Maurizio Faina, quarto processo in pochi mesi a carico di chi per 9 anni ha guidato l’Ateneo aquilano, AbruzzoWeb riceve e pubblica una nota del legale di Di Orio, Giovanni Marcangeli.

Quest’ultimo stupisce quando afferma di essersi accertato dell’assenza in aula di giornalisti di questo giornale, dato che, trattandosi di un’udienza preliminare, era a porte chiuse. E comunque un organo di informazione ha modi altri di approvigionarsi di informazioni verificate, attraverso le fonti.

Marcangeli, inoltre, prima smentisce di aver chiamato in causa la professoressa Maria Grazia Cifone e poi spiega di aver “ricordato che la Preside stessa con dichiarazioni scritte e conferenze stampa ebbe a chiarire che le iniziative di una convenzione e di un accordo di programma con il Comune di Antrodoco e con la società Antrodoco Terme, furono assunte dalla Facoltà di Medicina”.

LA NOTA COMPLETA

Nella mia qualità di legale del Prof. Ferdinando Di Orio debbo replicare e precisare quanto segue, per rispetto della verità e per evitare che si getti fango e discredito sul mio cliente per vicende che non sono state compiutamente riferite nell’articolo del 17.12.14 firmato B/S:





Il resoconto dell’udienza di ieri dinanzi al GIP di Rieti come al solito appare frutto dei soli riferimenti dell’antagonista fisso del prof. Di Orio e quindi è privo dei requisiti della verità, continenza e pertinenza. Non mi risulta che fosse presente alcun cronista di codesta testata all’udienza.

Non pretendo io di insegnarvi il mestiere, ma è buona norma nelle vicende giudiziarie sentire le due campane. Debbo subito smentire quanto mi viene messo in bocca e cioè che io abbia, nella mia difesa, chiamato in causa personalmente la Preside dell’epoca della Facoltà di Medicina Prof.ssa Cifone.

Ho solo ricordato che la Preside stessa con dichiarazioni scritte e conferenze stampa ebbe a chiarire che le iniziative di una convenzione e di un accordo di programma con il Comune di Antrodoco e con la società Antrodoco Terme, furono assunte dalla Facoltà di Medicina e convalidate dal Consiglio di Facoltà, dal Senato Accademico, dal Consiglio di Amministrazione e dal Rettore.

L’eccezione di incompetenza territoriale è stata sollevata dal legale dell’ex Sindaco di Antrodoco ed io mi sono associato per una scelta tecnica insindacabile che trae origine dalla carte processuali e che solo chi è accecato da odi e impeti persecutori, può interpretare con gratuite e gravi insinuazioni.

L’ammissione quale parte civile di una associazione di alcuni docenti alcuni dei quali orbitano intorno al prof. Tiberti e che con lui hanno stretti legami, è un atto che il GIP ha assunto a sua discrezione ma a mio parere con una interpretazione non condivisibile ed illegittima. Basti pensare che tale minuscola associazione che si è eretta a difensore della legalità (sic!) non ha ottenuto il prescritto consenso delle parti offese per la costituzione.

Non risponde al vero che il Comune abbia venduto un campo di calcio al prof. Di Orio, bensì l’area da molto tempo dismessa ed abbandonata di un campetto, inserita nell’elenco degli immobili alienabili prima ancora che il prof. Di Orio ne chiedesse l’acquisto, in apposita delibera consiliare.





Il prof. Di Orio nell’emergenza immediatamente successiva al terremoto aveva necessità di una residenza sia pure precaria ( prefabbricato in legno) ed ha provveduto a pagare il prezzo richiesto dal Comune superiore a quello di mercato, ma nel tempo poi, pur avendo ottenuto tutte le regolari autorizzazioni, dalla Regione e dai Beni Ambientali, non ha più realizzato il fabbricato ed ha stabilito altrove la sua dimora.

Il rinvio a giudizio non vuol dire condanna ma necessità di approfondimento in sede dibattimentale di un voluminoso carteggio processuale. Sappiamo tutti che le udienze preliminari nella quasi totalità dei casi sfociano in dibattimenti ed appare prematuro ed imprudente crocifiggere il prof. Di Orio.

Non sarà difficile infatti per il prof. Di Orio, dimostrare che l’Università ha operato nel rispetto delle leggi e dello statuto nella fase post sisma alla ricerca di siti per la prosecuzione dell’attività universitaria e non sarà difficile dimostrare che egli ha sempre agito e peraltro solo come primus inter pares, con specchiata condotta, tanto che all’esito del processo che ci auguriamo favorevole, sarà valutata la possibilità di una denuncia per calunnia, ove ne ricorreranno i presupposti.

Concludo questo mio intervento in replica chiedendone la pubblicazione integrale ed auspicando che una testata online che prende il suo nome dal nostro Abruzzo, non si limiti ad essere solo portavoce del prof. Tiberti la cui animosità verso il prof. Di Orio è nota a tutti.

Distinti saluti.

Avv. Giovanni Marcangeli

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