UNICH: PRENDONO I SOLDI DEI FARMACI, A GIUDIZIO TRE EX RICERCATORI DEL CESI

di Arianna Iannotti

23 Ottobre 2014 09:00

Chieti - Cronaca

CHIETI – Il giudice del tribunale di Chieti Patrizia Medica ha rinviato a giudizio il teatino Stefano Martinotti e i pescaresi Alessandro Allegrini e Gaetano Lepore accusati di essersi appropriati di oltre 600 mila euro, parte dei fondi versati da 8 case farmaceutiche per la sperimentazione di nuovi farmaci da immettere sul mercato, effettuata presso i laboratori del Cesi (Centro scienze dell'invecchiamanto) dell’Università “d’Annunzio”. 

L’accusa è di peculato per i primi due, entrambi ex dipendenti del Cesi, e di ricettazione per Lepore, commercialista della società Ddd srl di Pescara, che aveva rapporti di lavoro con il Centro di ricerca, attraverso la quale i tre sono venuti in possesso del denaro di cui avrebbero potuto disporre solo a fini scientifici. 

Il Cesi, di pertinenza della Fondazione d’Annunzio, è un centro d’eccellenza per la ricerca universitaria che, attraverso il proprio Centro di ricerca clinica (Crc), si occupa anche della sperimentazione di nuovi medicine da commercializzare. 





Secondo la Procura i tre si sarebbero appropriati di oltre 600 mila euro connessi all’attività di ricerca legata ai nuovi farmaci da sperimentare, soldi che erano stati messi a disposizioni tra il 2007 e il 2009 da diverse case farmaceutiche. 

Come da protocollo queste, infatti, dovevano affidarsi a una struttura specializzata come quella del Cesi per portare a termine l’iter di sperimentazione scientifica sul nuovo preparato farmaceutico. A tale scopo si erano appunto rivolte al Cesi sottoscrivendo una convenzione con la Fondazione d’Annunzio, che ora figura tra le parti offese. 

Martinotti era il responsabile dei laboratori del Cesi e Allegrini era il farmacista del Crc del Cesi. Entrambi, però, risultavano legati alla Ddd che aveva un laboratorio esterno che lavorava con il Cesi. Almeno fino al 2009, infatti, nella compagine societaria della Ddd c’erano lo stesso Allegrini e la moglie di Martinotti. 





Secondo le indagini della Procura curate dal sostituto procuratore Giuseppe Falasca, dal 2007 al 2009, le otto case farmaceutiche che avevano sottoscritto una convenzione con la Fondazione D’Annunzio non solo pagavano la Fondazione ma elargivano bonifici anche alla Ddd. 

A fronte dei bonifici delle diverse case farmaceutiche, infatti, la società pescarese avrebbe emesso assegni a società inesistenti, soldi che sarebbero finiti nelle casse personali dei tre imputati. 

L’accusa di ricettazione nei confronti del commercialista Lepore si riferisce invece a un episodio legato ai quasi 200 mila euro che provenivano dal conto della società e che sarebbero finiti su conti corrente intestati allo stesso Lepore.

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