UNICH: LISTA DEI 113 STRAPAGATI, PER IL GARANTE VIOLATA LA PRIVACY

di Arianna Iannotti

31 Luglio 2015 20:50

Chieti -

CHIETI – Il Garante della privacy dà ragione ai dipendenti dell’università “D’Annunzio”, e torto all’ateneo teatino-pescarese, che si erano rivolti all'Autorità quando avevano ritenuto violati i propri diritti alla riservatezza dei dati personali con la pubblicazione dell’elenco dei 113 che, a detta del direttore generale, Filippo Del Vecchio, avrebbero percepito somme in eccesso nelle passate gestioni universitarie.

La vicenda risale all'ottobre scorso. La contestazione tra dipendenti e direzione universitaria a causa del taglio dell’Ima (indennità mensile di ateneo) stava toccando livelli alti e così il direttore generale Del Vecchio aveva fatto partire prima una serie di mail a tutti i dipendenti dell’ateneo (750 docenti e 340 tra tecnici e amministrativi) con un documento intitolato “Analisi di utilizzo del fondo accessorio 2001-2013” e poi aveva fatto pubblicare sul sito istituzionale un documento simile intitolato “Il fondo accessorio di ateneo, altri fondi e il loro utilizzo”.

Si rendevano noti così sia i nomi che i compensi percepiti dai 113 dipendenti tecnico-amministrativi.





Molti dei 113 dipendenti si sono sentiti diffamati, colpiti nel proprio onore e nel loro diritto alla privacy. Il direttore generale si era difeso ricorrendo al principio di trasparenza nella gestione di fondi pubblici.

A gennaio scorso sono partite anche 56 querele contro il dg e pure l'esposto al Garante della privacy che, il 30 luglio, ha fatto sapere il suo responso: i documenti contenevano dati personali, sia nomi che compensi percepiti, che non potevano essere pubblicati. 

Il Garante ha perciò vietato alla “D’Annunzio” di utilizzare le stesse modalità comunicative adottate in passato, nonché “l’ulteriore diffusione in Internet, mediante il proprio sito web istituzionale, dei dati personali sopraindicati”.





L’Autorità garante ha prescritto anche di “conformare la pubblicazione di atti e documenti in Internet alle disposizioni contenute nel Codice in materia di protezione dei dati personali”.

Infine il Garante ha chiesto di dare comunicazione, entro 60 giorni dalla ricezione del provvedimento, “delle misure adottate per conformarsi alle prescrizioni impartite. Il mancato riscontro – viene rimarcato – è punito con sanzioni amministrative”.

Un pronunciamento, quello del Garante, che va visto anche in chiave di trattazione della valanga di querele contro Del Vecchio.

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