UN CANILE DEGLI ORRORI NEL PESCARESE, DUE SOTTO PROCESSO

18 Novembre 2017 20:24

Pescara -

CIVITELLA CASANOVA – È iniziato venerdì mattina il processo contro Roberto Locatelli e la moglie Anna Maria Tosto, titolari del canile “La Rupe” di Civitella Casanova (Pescara).

Come riepiloga una nota di Gabriele Bettoschi, dell’associazione Tutela diritti animali, i due sono imputati per maltrattamento di animali a causa delle pessime condizioni in cui i cani sono stati trovati.

Come teste d’accusa è stato sentito proprio Bettoschi che, nel settembre 2015, aveva presentato una circostanziata denuncia.

Il canile “La Rupe”, prosegue la nota, è una struttura privata convenzionata con diversi comuni dell’area vestina e con quello di Città Sant’Angelo.





 È autorizzato ad ospitare fino a 150 cani, anche se da tempo ne ospita mediamente soltanto una quarantina.

 “Cani rinchiusi in box privi di protezione alle intemperie invernali o al sole cocente. Cibo buttato in mezzo agli escrementi. Acqua a disposizione scarsa e putrida. Cani visibilmente malati e con forti segni di trascuratezza e mancanza di contatto fisico e quindi difficilmente adottabili: questo è, da anni, lo spettacolo che offre il canile La Rupe”, dichiara Bettoschi.

“Siccome le irregolarità strutturali e gestionali, che provocano gravi sofferenze ai cani ospitati, sono presenti da numerosi anni – prosegue – appare davvero molto strano che il Comune di Civitella Casanova abbia potuto rilasciare l’autorizzazione sanitaria e Asl e Regione abbiano potuto dare parere positivo”.

Al riguardo, nella sua denuncia, l’esponente animalista aveva esplicitamente chiesto che venissero accertate anche le modalità di controllo effettuati dal servizio Veterinario Asl e dal Comune, perché era davvero “molto strano che il Comune di Civitella Casanova avesse potuto rilasciare autorizzazione sanitaria a una struttura visibilmente con irregolarità strutturali e gestionali che notoriamente provocano gravi sofferenze ai cani ospitati”.





“Anzi, oltre ad aver documentato anche fotograficamente le condizioni innaturali in cui sono costretti a vivere i cani, anche per le ingiustificate omissioni di chi è preposto ai controlli delle strutture di ricovero – ricorda – avevo chiesto alla magistratura di accertare le ragioni per cui, ogni volta che il servizio Veterinario Asl effettuava controlli in concomitanza di una denuncia nei confronti della struttura, riscontrava solo inconvenienti igienico-sanitari, con conseguente utilizzo dei relativi verbali da parte dei titolari del canile, a propria difesa”.

Le indagini, che hanno messo, per la prima volta, sotto processo i titolari del canile “La Rupe”, sono state effettuate dalla Forestale e non hanno visto il coinvolgimento dei veterinari della Asl di Pescara, ma quelli dell’Istituto Zooprofilattico di Teramo.

Cristina Feriozzi e Carmelita Bellini, dell’associazione Protezione Animali Dog Village, si dicono “soddisfatte dell’esito delle indagini, partite dalla ingiusta reclusione del cane Bella di Civitella, che aveva avuto anche gli onori della cronaca nazionale e che aveva rischiato di morire, per il modo in cui Asl e Comune avevano stravolto ogni procedura pur di rinchiuderlo nel canile La Rupe”.

La Bellini auspica anche “che vengano effettuati più severi controlli anche da parte dei Comuni che stipulano convenzioni con strutture private al fine anche di verificare non solo le condizioni in cui vengono detenuti i cani di cui sono comunque loro responsabili, ma anche se sono ancora in vita. Infatti, non poche volte, è stato scoperto che venivano pagati cani deceduti da tempo”.

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