UN ANNO DI EVENTI IN MEMORIA DEL CANTORE MARIO LOLLI NEL CENTENARIO DELLA SUA NASCITA

22 Febbraio 2017 10:23

L'Aquila -

L'AQUILA – A cento anni dalla nascita la Corale Gran Sasso dell’Aquila ricorda Mario Lolli, una delle personalità di riferimento per la cultura cittadina, autore di numerosi testi e di musiche che sono entrate nel repertorio folkloristico e popolare.

Nato il 22 febbraio 1917 e scomparso il 31 gennaio del 2002, Mario Lolli è stato un alto ufficiale dell’esercito, partecipando alla seconda guerra mondiale e alla lotta partigiana, decorato al valore militare.





Immenso è stato il suo contributo allo studio delle tradizioni e alla promozione e sviluppo del dialetto aquilano, con la realizzazione di numerosi testi, nonché del primo Dizionario Italiano-Aquilano e del celebre “Zibaldone Aquilano”.

La Corale Gran Sasso, storica formazione aquilana, ha da sempre inserito nel suo repertorio brani scritti da Mario Lolli e musicati da tanti autori e cultori del repertorio tradizionale locale. Alcuni di questi brani sono stati promossi dalla Corale Gran Sasso anche all’estero, riscuotendo consensi e successi.

Brani come “Massera”, serenata scritta in occasione dello spettacolo “Ci stea ‘na ‘ote” di Franco Villani e la Compagnia Il Gruppo, o come “Ninna nanna de Natale”, “Na jura d’amore” e tanti altri, possono definirsi a pieno titolo appartenenti alla cultura propria aquilana ed abruzzese.





Si apre, dunque, ufficialmente questo anno di attività che la Corale Gran Sasso dedica al centenario di Mario Lolli.

Il programma delle celebrazioni, con la direzione artistica di Carlo Mantini, d’intesa con la famiglia Lolli, si svilupperà nell’arco di tutto l’anno attraverso incontri con studenti nelle scuole, concerti ed eventi, nonché pubblicazioni di inediti. A tal proposito si segnala fin da subito che è iniziato un importante lavoro di reperimento di tutti i brani scritti da Mario Lolli e destinati all’esecuzione corale.

L’obiettivo è quello di far conoscere Mario Lolli anche alle nuove generazioni che, magari pur già cantando goliardicamente gli stornelli aquilani, non ne conoscono l’autore e la provenienza, e ritrovare intorno alla sua figura di “cantore dell’Aquila” quel senso profondo di appartenenza ad una comunità.

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