TSA: BUTTAFUOCO, ”FRANATA EGEMONIA CULTURALE, COMUNITA’ INSIEME DI VOCI”

12 Novembre 2019 01:08

L'Aquila - Cultura

L'AQUILA – “Il Teatro è il mio mestiere, bazzico in questo mondo da una vita e sono stato persino capocomico, alle spalle ho una cinquantina di repliche di lavori miei e diverse tournée all'estero”.

Pietrangelo Buttafuoco, 56 anni, giornalista e scrittore catanese, si presenta agli aquilani nella nuova veste di presidente del Teatro Stabile d'Abruzzo.

Già direttore del Teatro Stabile di Catania, dal 2007 al 2013, racconta di aver dedicato buona parte della sua vita al teatro e sottolinea che il suo è un “ritorno” all'Aquila, “da sempre una mia meta, così come lo è sempre stato l'Abruzzo in generale, soprattutto da ragazzo”.





A Catania come all'Aquila è impegnato a titolo gratuito e senza lanciarsi in previsioni avventate perché, “odio i proclami prima di arrivare”, precisa: “Potrò dare risposte sul futuro del Tsa quando comincerò, quando mi confronterò con tutti, a partire dalla stessa Annalisa De Simone“.

Sulle roventi polemiche che nelle scorse settimane hanno investito l'ex presidente del Tsa, la 36enne scrittrice aquilana De Simone, nominata dal centrosinistra e defenestrata dalla maggioranza di centrodestra due anni prima della scadenza del contratto, Buttafuoco preferisce non entrare e, anzi, spiega: “ci siamo sentiti e abbiamo chiacchierato a lungo, mi ha fatto gli auguri ed è stata molto carina con me. Questo non sarà altro che un passaggio di testimone. Ci siamo già dati appuntamento e sono certo che il nostro sarà un proficuo scambio di opinioni”.

Era stato il sindaco dell'Aquila Pierluigi Biondi il primo a fare il nome di Buttafuoco in tempi non sospetti, quando a settembre si era visto costretto a convocare una conferenza stampa il giorno dopo l'esplosione del caso del Festival degli Incontri, una vicenda salita alla ribalta delle cronache nazionali a seguito delle dichiarazioni della direttrice Silvia Barbagallo e della stessa De Simone che avevano accusato il primo cittadino di censura in quanto non avrebbe gradito la presenza nel cartellone di Roberto Saviano e Zerocalcare.

In quell'occasione Biondi, precisando che il problema non erano gli ospiti ma la mancanza di un programma dettagliato, aveva finito per ammettere che avrebbe comunque preferito che fosse stata garantita la pluralità dell'offerta culturale, sottolineando: “mi sarebbe stato anche bene Roberto Saviano, per il quale non nutro particolari simpatie, ma se insieme a lui avessero invitato un Pietrangelo Buttafuoco”.





Forse un caso o forse il suo nome cominciava già ad aleggiare, il nuovo presidente del Tsa dice di non saperlo e sulle polemiche regala un inciso: “queste sono scalette buone per le trasmissioni di Fabio Fazio, in quel luogo dove gli elevati possono sfogarsi”.

Ma si lascia comunque andare ad una riflessione, prendendo ad esempio la vicenda del Salone del Libro di Torino. “Il servizio pubblico – dice Buttafuoco – non è prerogativa di un'unica cupola delle coscienze ma deve rispettare la pluralità delle voci, soprattutto di un'identità come quella italiana che, grazie a Dio, è stata sempre molteplice e mai a senso unico. La famosa egemonia culturale è franata nel momento in cui non è riuscita più a essere interprete delle tante voci che costruiscono l'identità di questa comunità, dove stanno insieme tutti da sempre”.

E ancora: “Grazie a Dio la nostra identità nasce da un'intuizione che è quella dantesca, quella federiciana, quella dove si incontrano tutte le possibilità di visione del mondo e di interpretazione. Per questo la cultura a senso unico non può che sfasciarsi di fronte alla realtà dei fatti. E' il caso del salone del libro, se l'evento è finanziato da soggetti pubblici inequivocabilmente deve dare la possibilità a tutti di avere voce, così come per la Rai, così come per tutte le strutture dove l'intervento pubblico garantisce la libertà di espressione a tutti”.

Lascia così intuire una certa “apertura” al confronto ma non si sbottona ulteriormente. E mentre si alza il sipario sulla nuova stagione teatrale di una città in piena ricostruzione, osserva: “L’impronta culturale e sacra a L'Aquila è molto forte ed unita anche ad una capacità straordinaria di coniugare l'avvenire e costruire il futuro, molto più che in tutto il resto d'Italia,  rappresenta un vantaggio, ovviamente pagato a caro prezzo”. (azz.cal.)

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