OPERAZIONE DIRETTA DALLA DDA DELL'AQUILA, PROVENTI REATI TRIBUTARI E AUTORICICLAGGIO PER FINANZIARE ATTIVITA' IN TURCHIA E SIRIA; LIBERO ANCHE L'EX IMAM DI MARTINSICURO, SOLO IMPRENDITORE TUNISINO RESTA AI DOMICILIARI

TERRORISMO: TRIBUNALE ACCOGLIE I RICORSI, TORNANO IN LIBERTA’ I DIECI ARRESTATI

24 Settembre 2019 10:35

Regione - Cronaca

TERAMO – Le dieci persone arrestate nell'ambito della maxi inchiesta della Procura distrettuale antimafia dell'Aquila per fondi neri al terrorismo sono stati scarcerate.

Le motivazioni del provvedimento, come si legge sulle colonne del quotidiano Il Centro, diranno il perché della decisione dei giudici del Riesame, che arriva a due settimane dall'incarcerazione. 

L'indagine aveva portato in totale al controllo di 55 persone e all'iscrizione di 17 soggetti nel registro degli indagati, oltre agli arresti.

In carcere erano finiti due tunisini: Jameleddine B. Brahim Kharroubi, di 57 anni, residente a Torino e Atef Argoubi, 40enne residente a Castorano (Ascoli Piceno).





Otto, invece, le persone poste agli arresti domiciliari: il 41enne Sabeur Ben Kalifa Jebril e il 40enne Sofiene Ben Khalifa Jebril, entrambi nati in Tunisia ma residenti a Torino, i connazionali 36enni Sahbi Kharroubi Akram Ben Mohamed Kharroubi, e la 29enne Wissal Doss, tutti residenti ad Alba Adriatica (Teramo), la 52enne Nicoletta Piombino, nata a Corato (Bari) ma residente a Torino, la 43enne Cristina Roina e il 26enne Omar Kharroubi, nati e residenti a Torino.

Jameleddine Brahim Kharroubi, il 57enne imprenditore tunisino residente a Torino, ma domiciliato ad Alba Adriatica, considerato una delle figure chiave dell'inchiesta resterà ai domiciliari. A tornare in libertà anche l'ex imam di Martinsicuro (Teramo), Atef Ardubi. 

Per tutti il Riesame ha disposto il divieto di riprendere l'attività imprenditoriale.

In particolare, tramite alcune società operanti nel settore della rifinitura edilizia e nel commercio di tappeti, formalmente intestate a “prestanome” ma di fatto gestite da un unico soggetto, capo indiscusso del gruppo, sono stati creati numerosi artifizi contabili per distrarre ingenti somme di denaro dalle società.

Gli indagati, attraverso comportamenti ripetuti nel tempo, destinavano le illecite disponibilità finanziarie a varie finalità (acquisto immobili in Italia, creazione fondi neri e reinvestimento in attività d’impresa).





L’ipotesi del finanziamento al terrorismo è emersa nel momento in cui sono state individuate considerevoli quantità di denaro, frutto di attività di raccolta anche all’interno delle moschee, presumibilmente destinate al finanziamento di attività dell’organizzazione radicale islamica “Al-Nusra”.

Il denaro, previ passaggi intermedi in Europa (Inghilterra, Germania e Belgio), giungeva successivamente in Turchia e Siria.

Inoltre, nel corso di tutta l’attività d’indagine sono stati documentati continui trasferimenti di denaro da parte degli indagati nei confronti di Imam dimoranti in Italia, uno dei quali già condannato in via definitiva per associazione con finalità di terrorismo internazionale.

La realizzazione del sistema fraudolento è stata possibile anche grazie al rilevante contributo di una commercialista torinese che ha artatamente predisposto la contabilità per “mascherare” gli illeciti tributari, tra i quali l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti (molte delle quali “autoprodotte”) per oltre 2 milioni di euro.

Sequestrati anche denaro ed immobili per oltre un milione di euro.

Commenti da Facebook

RIPRODUZIONE RISERVATA
Download in PDF©


    Ti potrebbe interessare:

    ARTICOLI PIÙ VISTI: