TERREMOTO: RENZI E BOLDRINI BOCCIANO NEW TOWN, ”RICOSTRUZIONE RAPIDA”

di Alberto Orsini

25 Agosto 2016 12:48

L'Aquila -

L’AQUILA – Il governo Renzi boccia il “modello L’Aquila” nell’affrontare l’emergenza post-terremoto, in particolare la costruzione delle “new town” che nel capoluogo abruzzese ha portato ad avere 4.449 nuovi alloggi definitivi in più, nuove palazzine, prima di proprietà della Protezione civile e ora del Comune capoluogo, con tutta una serie di disagi gestionali anche gravi annessi, che hanno ospitato 16 mila sfollati nel momento di massima crisi, poco più di 8 mila a oggi.

Sia il premier Matteo Renzi che la presidente della Camera, Laura Boldrini, bocciano le “piastre”, che hanno dato problemi di affidabilità, dove sono crollati i balconi e ci sono 10 milioni di euro di bollette non pagate ancora oggi, ma, almeno a caldo, non forniscono soluzioni alternative, dai container alle case su ruota all’ospitalità in alberghi. Nulla.

È vero pure che il sisma aquilano aveva tutt’altra dimensione, con 70 mila sfollati da sistemare. In tal senso il suggerimento arriva dal sindaco dell’Aquila Massimo Cialente, un esperto visto quello che gli è capitato: “I moduli abitativi provvisori (Map, ndr), casette rimovibili, possono essere la soluzione”.

Cialente che, tra l'altro, ha offerto almeno 250 di quegli appartamenti, oggi sfitti, per ospitare gli sfollati, mossa che potrebbe dare un nuovo senso a questi alloggi.





“Ora è il tempo delle lacrime, del dolore senza fine, non delle polemiche. Ma la credibilità e l’onore di tutti sarà nel garantire una ricostruzione vera e con tempi certi – ha detto Renzi facendo il punto nel vertice in prefettura a Rieti – Non sarà come all’Aquila, dove purtroppo nella ricostruzione si sono persi anni”.

“Garantisco una ricostruzione vera con tempi certi che consenta agli abitanti di tornare a vivere in questi borghi così belli – ha aggiunto ancora – In Abruzzo purtroppo si sono persi anni. E solo da alcuni mesi, con 1 miliardo di stanziamenti, si lavora fattivamente alla ricostruzione”.

Un’immagine vera fino a un certo punto: fondi per la ricostruzione erano arrivati già prima di Renzi, proprio all’epoca del governo Berlusconi e del successivo esecutivo Monti, e i lavori di ricostruzione “leggera” delle case con meno danni all’insediamento di Renzi erano già completati, forse perfino troppo frettolosamente, a giudicare dalle crepe riapparse dopo la scossa di Amatrice in alcune abitazioni del capoluogo.

È vero che, con il governo Renzi, l’impegno del governo è diventato strutturale, con la previsione di 6 miliardi in finanziaria, certo da confermare di anno in anno ma comunque si è colmato il baco del governo Letta che non aveva previsto neanche una lira.





“Campagna” contro il progetto C.a.s.e. anche dalla presidente della Camera Boldrini.

“Una volta terminata la fase dell’emergenza, l’obiettivo dovrà essere ricostruire le città colpite dal terremoto e non dar vita a nuovi centri urbani abbandonando quelli attuali, lo chiedono le popolazioni vittime del sisma”, ha detto ai cronisti.

“Abbiamo visto che la filosofia delle new town non funziona, perché la creazione di nuovi centri urbani dopo un sisma comporta tempi lunghi e infelicità delle persone”, la sua contestazione.

“Capisco che è difficile, ma dovremmo tentare di fare il possibile per non disattendere la richiesta dei cittadini, poi è chiaro che bisognerà fare i conti con la realtà – ha sottolineato la Boldrini – ma le persone ci chiedono che le situazioni transitorie non diventino definitive”.

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