TERREMOTO: PIERO GRASSO A ONNA, ‘CAPIRE METODI MAFIOSI’

di Roberto Santilli

5 Aprile 2011 19:49

L'Aquila - Cronaca

 L’AQUILA – Il procuratore capo della direzione nazionale antimafia, Piero Grasso, dopo una giornata di incontri sul tema della legalità con gli studenti delle scuole superiori e dopo il passaggio in Prefettura per un confronto con la Confindustria, ha visitato Onna questo pomeriggio.

Un giro per le vie del paese simbolo del terremoto dell’Aquila, per rendersi conto in prima persona dello stato dell’arte a due anni dal sisma.

Grasso è stato accompagnato all’interno del borgo distrutto la notte del 6 aprile 2009, nel quale persero la vita 41 persone, una vera e propria ecatombe per una frazione di circa 350 anime, senza però accedere alla ‘zona rossa’, alla presenza dell’assessore alle politiche sociali del Comune dell’Aquila Stefania Pezzopane.

“Rendersi conto in prima persona di quello che è successo in questo posto – ha commentato Grasso – cambia completamente la visione di un evento del genere. Speriamo che Onna diventi il simbolo della ricostruzione, considerando che per L’Aquila ci vorranno molti anni in più”.

Il procuratore è poi intervenuto a Casa Onna per la conferenza stampa di presentazione del libro di Giuseppe Caporale, giornalista della Repubblica, intitolato Il buco nero, una indagine a 360 gradi sul sisma e le molteplici cause, politiche, economiche e morali, che hanno contribuito a rendere il maledetto terremoto ancora più grave e devastante.

Caporale è alla sua seconda opera sul sisma aquilano, dopo L’Aquila non è Kabul, scritto e pubblicato a pochi mesi da quella terribile notte.

Un’occasione per parlare di infiltrazioni mafiose nel ‘cratere’, ormai conosciuto come ‘il più grande cantiere d’Europa’, della cui legalità si stanno occupando le istituzioni, tra mille difficoltà ed una gigantesca macchina, quella della criminalità organizzata, che lavora a pieno regime per entrare a far parte della ‘torta’ della ricostruzione pesante.





“Bisogna capire i metodi mafiosi – ha spiegato Grasso – e tenere unite le istituzioni, perché la mafia, come ormai sanno tutti, si getta a capofitto nel business e punta a crescere dove persistono difficoltà, specie di tipo economico, che possono permettere ad un imprenditore di accettare una valigia piena di soldi rapidi”.

Un lungo excursus sul malaffare italiano, figlio di una politica troppo spesso collusa con il business peggiore e sulla sua personale vicenda da procuratore antimafia in Sicilia, tra il difficile rapporto con il figlio, “ora a capo di una squadra Mobile, cresciuto con due genitori che fin dall’adolescenza gli mandavano la scorta per controllare se qualcuno di pericoloso lo stesse sorvegliando” e le strade da intraprendere, sotto la continua minaccia da parte della ‘piovra’.

Il libro di Caporale ha quindi fornito gli assist migliori per discutere della situazione aquilana, le cui popolazione e istituzioni non hanno mai avuto a che fare con una catastrofe di tale entità, portatrice ‘sana’ di elementi riconducibili alla mafia vera e propria.

Per Caporale, ormai profondo conoscitore dell’Aquila post-sisma, “è importante che lo Stato faccia di tutto per proteggere L’Aquila e gli aquilani. Io continuerò a far conoscere la vicenda del terremoto a tutta l’Italia. Questo è un esempio di come si gestiscono gli appalti pubblici, di come si costruisce, di come si specula su eventi come questo e di come spesso ci si approfitta di piccole situazioni, anche nelle tragedie. Cosa che riguarda purtroppo anche alcuni aquilani”.

“La politica – ha concluso Caporale – anziché chiudere gli occhi e negare la presenza delle infiltrazioni, dovrebbe farsi un esame di coscienza”.

Alla fine è stato proiettato il documentario Colpa nostra girato dallo stesso Caporale, che ha ispirato il libro, convincendo Gherardo Colombo, ex pm del ppol di Mani pulite, oggi presidente della Garzanti, a realizzare un libro.

”L’ABRUZZO HA GLI ANTICORPI CONTRO LE INFILTRAZIONI”

L’AQUILA – “L’Abruzzo ha gli anticorpi per riconoscere e sconfiggere le infiltrazioni mafiose”.





Lo ha dichiarato  il procuratore capo della Direzione nazionale antimafia, Piero Grasso, oggi all’Aquila per un incontro con gli imprenditori locali e per la presentazione a Casa Onna dell’ultimo libro sul terremoto del giornalista di ‘la Repubblica’ Giuseppe Caporale, ‘Il buco nero’, edito da Garzanti.

“Questa regione ha una bassa concentrazione mafiosa  – ha proseguito Grasso – ed è pertanto in grado di riconoscere e respingere i tentativi di infiltrazione”.

Sulla ricostruzione post terremoto Grasso ha spiegato che “bisogna dare agli imprenditori locali la possibilità di poter operare e di essere protagonisti”. (r.s.)

GRASSO: HO SUBITO PREVISTO APPETITI DELLE MAFIE

L’AQUILA – “Subito dopo avere appreso la notizia del terremoto ho previsto quello che sarebbe successo ed ho immediatamente fatto un pool da mettere in campo, all’Aquila, per vigilare il più possibile sugli appetiti che la criminalità organizzata avrebbe avuto sulla ricostruzione post-sisma. Qualcuno ci ha contestato dicendo che era prematuro parlare subito di mafia ma gli effetti positivi non sono tardati”.

Lo ha detto il procuratore capo della Direzione nazionale antimafia (Dna), Piero Grasso, intervenendo nel capoluogo abruzzese ad un convegno sulla legalità. “I magistrati da varie procure – ha detto ancora Grasso – ci hanno segnalato, in relazione a dei fascicoli aperti per altri reati, gli interessi da parte di coloro che volevano andare all’Aquila, tra questi non posso dimenticare il cinismo di quegli imprenditori che ridevano dopo aver appreso la notizia del devastante terremoto”.

Secondo Grasso, “tutto quello che era possibile intravedere è stato fatto, con i mezzi a nostra disposizione ha del miracoloso”. In relazione ai comitati d’affari Grasso ha sottolineato che “bisogna stare attenti perché i comitati d’affari possono mutuare e prendere il sistema della criminalità organizzata, cioé quella del privilegio, della spartizione, del favore”.

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