TERREMOTO: ESPERTI A CONFRONTO, ”LE FAGLIE SI TRASMETTONO ENERGIA”

di Marco Signori

30 Novembre 2016 13:46

L'Aquila -

L'AQUILA – No, non è una nuova struttura rispetto a quella del terremoto di Amatrice (Rieti) e neanche una nuova sequenza, visto che le scosse si registrano da tempo. Ma escludere che le faglie si trasmettono energia tra loro è sbagliato.

Dopo la nuova forte scossa di magnitudo 4.4. registrata martedì pomeriggio a Capitignano (L'Aquila), la più forte in Abruzzo dal 24 agosto scorso, sismologi e geologi analizzano la situazione.

“Dire che le faglie non si trasmettono l'energia l'una con l'altra è una cosa bestiale e di totale disinformazione, come se un terremoto fosse in grado di andare verso un'altra struttura sismogenetica e dire 'siccome sei quella che mi ha generato torno indietro'. C'è una situazione estremamente complessa ed è da vedere nel totale degli eventi, non esistono terremoti per compartimenti stagni”, dice il sismologo Christian Del Pinto.

Per il geologo Antonio Moretti, invece, “è molto scorretto dire, come ha fatto l'Ingv, che è un'altra struttura rispetto a quella del terremoto di Amatrice, e lascia anche pensare che ci sia un'altra faglia carica, la faglia non è una bottiglia di vino che ne scoli una e ne inizi un'altra, quando invece non puoi aspettarti che ci sia un altro forte terremoto”.

“Se si osserva la mappa dell'Ingv la nuova scossa si colloca esattamente all'apice della nuvola di punti che individuano gli ultimi eventi e che viene verso L'Aquila, è la parte terminale della vecchia struttura”, aggiunge.





Del Pinto, che attenziona quella faglia dal 2010, al contrario di chi, accusa, “fino a ieri negava addirittura che esistesse e oggi afferma che è una nuova struttura”, spiega come si tratti di “una faglia che parte da Cagnano Amiterno e arriva fino ad Aringo, interessata anche da eventi recenti, strumentali ma non solo, dovuti proprio ai due sciami sismici che abbiamo nella zona, tra Montereale e i Monti Sibillini”, e ricorda che è quella dov'è stata registrata una replica nel 2009.

“Se potessimo misurare a dieci chilometri di profondità, certo, forse anche dal punto di vista previsionale potremmo fare altre valutazioni – dice Del Pinto – però abbiamo tantissimi dati per i terremoti strumentali che comunque ci danno un indice di ciò che sta succedendo, non serve un terremoto 6.3 per sapere che è una zona sismica”.

“Dal punto di vista storico, se prendiamo ad esempio come riferimento quanto successo nel 1703, c'è stata il 14 gennaio una scossa forte in Valnerina uguale a quella di ora con effetti da decimo grado della scala Mercalli, con la metà delle case buttata per terra, il 16 gennaio una scossa più piccola che non viene ricordata tra Montereale e Amatrice, e quella più forte del 2 febbraio che distrusse L'Aquila, quindi è esattamente la stessa sequenza solo che in senso opposto”.

“Non sono un sismologo – afferma dal canto suo Moretti – però la faglia è un oggetto fisico non un punto materiale, la faglia è solamente la linea su cui scorre la crosta terrestre, quindi gli eventi sono tutti legati allo stesso campo di sforzi”.

“Le faglie sono separate, sono strutture distinte – dice Del Pinto – la struttura di Montereale ha già rilasciato terremoti, è vero che la faglia è una superficie, però le faglie dovrebbero essere qualcosa di fisico ma spesso sono dei modelli, abbiamo un'idea semplificata proprio perché non possiamo andare in profondità, non parte da Cagnano e dritto per dritto arriva ad Aringo, si tratta di schematizzazioni”.





Per il sismologo “non è neanche una nuova sequenza perché era già in atto, già sono state rilasciate scosse recentemente, se uno considerasse la faglia come un punto lo sarebbe, ma se uno considera la faglia come un'estensione visto che naturalmente non è un punto materiale, allora in questo caso ha già generato terremoti anche a seguito degli ultimi eventi”.

Sui tempi di ritorno, il sismologo dice di non credere “alla storia e alla statistica”, perché si tratta di “approssimazioni estremamente grossolane per cui possiamo fare pochissima statistica, possediamo pochissimi dati su strutture che hanno una storia evolutiva di decine di miglaiai di anni, l'unica cosa su la storia può aiutarci è individuare le aree sismiche”.

“Ci sono dei modelli anche in letteratura – spiega – che ci dicono che quella zona non ha un forte terremoto da molto tempo, da sismologo dico che ho un certo timore, basato su un dato scientifico oggettivo, questo non vuol dire che domani ci sarà un 6.5 a Montereale, ma la politica dello struzzo è immorale, come continuare a dire che le faglie non vadano a influenzare le strutture limitrofe”, conclude Del Pinto.

“Alle persone che sono nella zona ho detto 'andiamo a dormire tutti col pigiamone, altrimenti rischiamo di dover scappare nella neve a piedi nudi e non è una cosa semplice', insomma è utile prendere le giuste precauzioni” aggiunge Moretti.

Per il geologo, comunque, “è possibile una evoluzione di media energia, ma non credo che il volume di crosta sotto la struttura sismogenetica, cioè tra Amatrice e L'Aquila abbia l'energia sufficiente per dare una scossa più forte”.

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