TERREMOTO: COMMISSARIO NON NECESSITA INTESA GOVERNATORI, IRA REGIONI E PD

18 Ottobre 2018 13:26

Regione -

L'AQUILA – Il commissario alla ricostruzione post-terremoto in centro Italia, Pietro Farabollini, potrà emanare le proprie ordinanze senza la “previa intesa” con i presidenti delle Regioni, ma semplicemente avendoli “sentiti”.

È quanto prevede un emendamento della maggioranza al decreto Genova approvato nella seduta notturna che ha provocato la reazione negativa di tutte le opposizioni, secondo le quali si tratta di una scelta politica dovuta al fatto che i governatori sono di partiti d'opposizione.





Secondo il deputato del Movimento cinque stelle Antonio Zennaro, con l'emendamento a prima firma dei parlamentari abruzzesi, “la maggioranza ed il Governo hanno conferito maggiori poteri al commissario alla ricostruzione che, fino ad oggi, era costretto ad agire di intesa con i presidenti delle Regioni coinvolte. Questo ulteriore passaggio burocratico, come evidente, in questi ultimi 2 anni ha rallentato enormemente la fase di ricostruzione con enormi danni per i cittadini. Il Governo del cambiamento, mediante queste nuove norme, mira a favorire un rapida ricostruzione eliminando tutti i lacci e lacciuoli burocratici inseriti dall'ex Governo targato Pd”.

Di ben altro parere i deputati del Pd.

Stefania Pezzopane ha esplicitato il “sospetto che gli emendamenti nascondano una azione politica contro le quattro regioni oggetto degli eventi sismici”.





E parole analoghe le hanno pronunciate Chiara Braga, Luciano Pizzetti e Davide Gariglio, che ha parlato di “copi di mano”. Ma critiche sono venute anche da Forza Italia e da Fdi.

I presidenti delle Regioni Marche, Abruzzo, Umbria e Lazio, intanto, non parteciperanno oggi all'incontro con il neo-commissario in segno di protesta contro il “colpo di mano” del governo che “ha tolto ai presidenti delle Regioni, subcommissari al terremoto, il potere di condivisione sulle ordinanze commissariali, declassando la loro funzione a potere 'consultivo'”.

È quanto si legge in una nota congiunta dei quattro governatori. Una scelta “grave e miope”, aggiungono, che “produrrà sicuramente contenziosi e ricorsi”. I governatori valutano anche “un ricorso alla Consulta”.

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