STRUTTURA CHIUSA DA INIZIO STAGIONE, A RISCHIO 192 DIPENDENTI,CENTROSINISTRA CHIEDE APPROVAZIONE DELIBERE DI GIUNTA PER STANZIAMENTO DI UN MILIONE E MEZZO DI EURO

TERME CARAMANICO: ”I FONDI CI SONO, BASTA PERDERE TEMPO, LA REGIONE SI ATTIVI”

di Azzurra Caldi

18 Giugno 2019 07:20

Pescara - Cronaca

PESCARA – “Da quattro mesi il Consiglio regionale è immobile, si perde tempo senza prendere provvedimenti”.

Per questo motivo l'ex assessore regionale alla Sanità, oggi consigliere regionale, Silvio Paolucci (Pd), ieri in conferenza stampa insieme al consigliere Antonio Blasioli all'ex sottosegretario alla presidenza della Giunta regionale Mario Mazzocca, e al portavoce di “Uniti x Caramanico” Luca La Selva, ha richiesto l'approvazione di due delibere di Giunta per un “atto di risoluzione che provveda a impiegare un milione e mezzo di euro per salvare la stagione delle Terme di Caramanico (Pescara) e dare risposte ai dipendenti”. 

Sono oltre 190 i dipendenti direttamente impiegati alle terme, chiuse al pubblico da quando la società che le gestiva è in liquidazione volontaria, ai quali si aggiungono tutti i lavoratori dell’indotto, costituito da 1100 posti letto alberghieri, altrettanti extra alberghieri, servizi di ristorazione, e i tanti operatori turistici e commerciali operanti e attivi sull’intero comprensorio.





Secondo gli esponenti di centrosinistra i fondi sono a disposizione, frutto degli oltre 600mila euro di budget non spesi lo scorso anno dal gestore, ai quali si aggiungerebbero 900mila euro stanziati, ma in attesa di approvazione, nella legge di Stabilità regionale del 2019 dalla precedente Giunta regionale. 

“Nella scorsa legislatura – ha spiegato Mazzocca – si era lavorato tanto per garantire la continuità della struttura ed erano stati raggiunti obiettivi importanti. Questi quattro mesi di inattività da parte della Regione e il silenzio del Comune stanno mettendo tutto in discussione, anche perché siamo già in ritardo rispetto alla stagione. Esiste oggi la possibilità di attivarsi a costo zero come responsabilmente un'istituzione deve fare. Non c'è più tempo da perdere”. 

Come sottolineato da Paolucci,  “i 900 mila euro rimessi sulla legge del termalismo vanno assolutamente assegnati. E questo lo deve comprendere l'assessore Campitelli che ci dice che sta ancora studiando la pratica”. 

Dopo l'appello lanciato dai sindaci del comprensorio, infatti, c' è stato un tavolo regionale con gli assessori alla Sanità Nicoletta Verì, al Lavoro Piero Fioretti e al Termalismo Nicola Campitelli, e il caso è approdato anche in Consiglio regionale.





Una risposta ritenuta “insoddisfacente”, quella della Regione, come lamentato dal vice presidente del Consiglio regionale, Domenico Pettinari, del Movimento 5 Stelle: “Non ho capito quale sia il progetto che la Giunta di centro destra ha intenzione di portare avanti per trovare una soluzione. Stiamo parlando di un tema di straordinaria importanza per tutta la Regione quale è il termalismo, nel caso di specie la crisi in cui versa la società delle Terme di Caramico”.

Il portavoce di Uniti per Caramanico, Luca La Selva, ha invece espresso particolare isoddisfazione per come la questione sia stata affrontata dall'amministrazione comunale, guidata dal neo sindaco Luigi De Acetis, eletto neanche un mese fa alle comunali del 26 maggio: “È gravissimo che il neo sindaco Luigi De Acetis non abbia detto una parola. È come se il sindaco di Taranto, appena insediatosi, non avesse parlato del problema dell'Ilva – ha detto Luca La Selva – Il centrodestra parla di ipotesi fantasiose di salvataggio attraverso l'intervento di privati, senza considerare che la stagione può essere salvata solo con il concessionario attuale. Come Pd siamo a disposizione di sindacati e lavoratori per portare avanti le loro istanze”.

Una stagione difficile per il termalismo abruzzese visto che, ad oggi, sono operative e accreditate solo le terme di Popoli (Pescara) e Canistro (L'Aquila). 

Si aggiunge poi la delicata questione delle terme di Rivisondoli, nota località sciistica in provincia dell'Aquila, il cui progetto è fermo al palo per motivi burocratici. Lo stabilimento, Termealte, inaugurato nel 2011, ha avuto infatti l'autorizzazione solo dopo sei anni e ha aperto i battenti solo nel 2017, ma finora senza accreditamento al servizio sanitario, come avviene per tutte le altre terme italiane.

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