TELEFONATE PER SBLOCCARE FONDI SISMA, CHIESTO PROCESSO PER CIALENTE E DIRIGENTE

30 Settembre 2016 08:23

L'Aquila - Cronaca

L’AQUILA – Il procuratore della Repubblica facente funzioni dell’Aquila Stefano Gallo ha chiesto il processo per il sindaco del capoluogo, Massimo Cialente, e per un funzionario comunale, Fabrizio De Carolis, nell’ambito dell’inchiesta, durata 2 anni tra le polemiche e numerosi stop & go, che vede entrambi indagati per induzione indebita a dare utilità, la cosiddetta concussione depotenziata.

Lo scrive oggi il quotidiano Il Messaggero. 

L'avvocato del sindaco Cialente, Carlo Benedetti, tuttavia, contattato ieri da Abruzzoweb ha negato di avere notizie su questo argomento.

La lunga inchiesta, di cui spesso si era vociferato tra i corridoi della politica con la previsione che potesse sconquassare di nuovo l’amministrazione comunale, già messa alla prova negli anni scorsi da altre inchieste, è arrivata finalmente a chiarimento con la chiusura delle indagini che vede una serie di contestazioni, ma anche le due archiviazioni.

La cosiddetta concussione depotenziata, nel caso di Cialente, viene contestata in due casi. Nel primo è solo tentata e riguarda il subappalto da affidare al costruttore Iannini nella ricostruzione di un aggregato da 178 appartamenti e 63 milioni di euro, il cosiddetto “Consorzio 201”.

Nell’altro episodio, secondo i pm, il reato si è effettivamente consumato, con lo sblocco di contributi per circa 2,7 milioni di euro alle società Palomar-Consta caldeggiato da Cialente a De Carolis e avvenuto senza che le imprese avessero le carte in regola per ottenere i fondi, in particolare la certificazione dell’avvenuto pagamento ai subappaltatori.

 “I lavori non partivano, le aziende fallivano e ho dovuto fare tutto io perché i cittadini venivano da me, questa è la verità”, è sempre stata la linea difensiva del primo cittadino.





E a facilitare contatti Cialente-Palomar fu l’ex presidente della Camera dei deputati nonché ex presidente della Commissione parlamentare antimafia, Luciano Violante.

“L’intervento di Violante fu solo quello di dire che mi voleva incontrare l’avvocato di una società, mi chiese se poteva venire – ha confermato nei mesi scorsi Cialente ad AbruzzoWeb – Gli diedi il mio numero e credo di avere ancora salvati dei messaggi per prendere l’appuntamento”.

IL SUBAPPALTO CHIESTO PER IANNINI E NEGATO

È il 6 giugno 2014, Cialente parla al telefono con l’avvocato Egidio Rosati, legale di fiducia del “Consorzio 201” che si occupa della ricostruzione di 178 appartamenti nella periferia Ovest di Pettino, uno degli aggregati più ricchi con un contributo previsto di 63 milioni di euro.

La procura ricorda che all’appalto privato avevano preso parte 80 imprese e alla fine era stato vinto da un’associazione temporanea con tra le ditte Acmar, ravennate, e Taddei, aquilana.

L’Acmar aveva poi inoltrato al Consorzio 201 richiesta di subappalto per opere propedeutiche in favore di Iannini, inizialmente accettata e poi contestata dall’avvocato Rosati.

Di qui la telefonata di Cialente, “del tutto inaspettatamente” e “con tono perentorio e alterato” tanto che, per il pubblico ministero, ha compiuto con un “abuso della sua qualità e dei suoi poteri, atti idonei e diretti in modo non equivoco a indurre l’avvocato Egidio Rosati ad adoperarsi per l’affidamento in concreto dell’incarico a Iannini”.

Sempre secondo l’atto d’accusa, Cialente non è riuscito nell’intento per cause non dipendenti alla sua volontà, perché il giorno dopo il Consorzio ha tirato dritto e negato comunque l’autorizzazione al subappalto.

LO STRETTO RAPPORTO CIALENTE-IANNINI





Pur avendo chiesto l’archiviazione e pur scrivendolo in una lunga frase tra parentesi, il pm mette in evidenza il rapporto stretto tra Cialente e Iannini, definito “imprenditore noto al sindaco, con cui aveva frequenti contatti telefonici, che gli procurava operai per piccoli lavori presso la propria abitazione”: vicenda, questa, finita nel primo filone di inchiesta, ma non ritenuta alla fine un reato, tanto che è stata archiviata.

E ancora, per Gallo, nei confronti di Iannini “il sindaco si era speso per fargli sospendere da Equitalia una cartella esattoriale Tarsu di euro 559.736” e ancora, a vantaggio di Iannini, Cialente “si stava spendendo per fargli riconoscere almeno 6 milioni di euro a carico del Comune dell’Aquila a titolo transattivo per la cosiddetta questione della metropolitana di superficie e ciò in pedenza di procedimenti giudiziari che poi davano torto a Iannini e ragione al Comune”, anche questo caso già raccontato a lungo da questo giornale.

IL CASO PALOMAR-CONSTA

L’induzione indebita è, invece, andata a segno secondo gli inquirenti nel secondo caso contestato a Cialente e, in questo caso, anche a De Carolis, che riguarda la ricostruzione del cosiddetto condominio “Cappelli”.

Il sindaco il 20 febbraio 2015 avrebbe di nuovo alzato la cornetta e sollecitato De Carolis allo sblocco di pagamenti di lavori della ditta Palomar allo scopo di evitarne il fallimento, poi effettivamente avvenuto.

Un’azione ammessa, d’altronde, dallo stesso primo cittadino nei suoi status su Facebook, non ritendendosi colpevole, ma dicendo di aver agito a fin di bene: “Interventi di questo tipo li ho fatti più volte, purtroppo il fallimento di quella ditta ha provocato danni drammatici a tanti cittadini, la cui ricostruzione è ancora bloccata, e alla stessa città”.

Il pm Gallo, comunque, accusa Cialente di aver indotto De Carolis al rilascio dei necessari nulla osta per il pagamento dei Sal (stati di avanzamento dei lavori) II (Consta Spa, per 1,7 milioni di euro), III e IV (Palomar Srl, che ha rilevato le commesse di Consta tra le polemiche come già raccontato da AbruzzoWeb, per complessivi 972 mila euro).

Da notare che “il condominio si era fino a quel momento rifiutato di pagare per l’assenza dell’attestazione di avvenuto pagamento di fornitori e subappaltatori da parte di Consta Spa”.

Cialente ha preteso “un’accelerazione”, come scoperto sempre grazie al telefono sotto controllo, e preteso che il funzionario pagasse “almeno la metà”. E tanto è avvenuto una settimana dopo la chiamata.

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