TEATRO STABILE: AAA PRESIDENTE CERCASI, 6 MESI DOPO PERSE LE TRACCE DELLA DOMPE’

di Alberto Orsini

13 Luglio 2016 08:06

Regione -

L’AQUILA – AAA presidente del Teatro stabile cercasi. Si sono infatti perse le tracce di Nathalie Dompé, erede dell’impero farmaceutico da anni presente all’Aquila, nominata a fine 2015 a capo del Tsa come grande intuizione della nuova maggioranza di centrosinistra in Regione.

Una presidente giovane, appassionata, così si era esultato al momento della nomina, anticipata molti giorni prima da AbruzzoWeb e vista non troppo positivamente proprio dal padre, il noto imprenditore Sergio Dompé.

Una presidente che ha compiuto qualche studio nel settore, che non guasta, erano stati gli altri commenti positivi, e soprattutto sarà capace di farsi strada agilmente, visto il retaggio, nel terreno fin qui inesplorato dei finanziamenti privati che sempre più si pensa costituiranno il futuro di questa e altre istituzioni culturali.

Dopo sei mesi, si può pensare che tutta questa attività sia stata portata avanti sottotraccia, com’è giusto che sia, ma sempre a oggi non è stato comunicato alcun risultato concreto.

E sì che un po’ di tempo è passato, da quando il 3 novembre, alla sua “prima”, in un incontro con il presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, la 28 enne commentava sulle polemiche ‘a scatola chiusa’ seguite alla sua nomina: “Le rispetto, ma oggi sono inutili, così come non penso di meritare ancora lodi; aspettiamo quelli che saranno i miei passi e vedremo dopo”.





Dopo è arrivato e, in questi primi 6 mesi del 2016 sono solo due le uscite della Dompé che si ricordino: la prima a gennaio, quando si è fatta fotografare mentre teneva per la coda un leone durante le vacanze di Natale in Africa.

E a fine giugno, quando, in una nota diffusa anche alla stampa locale abruzzese, ha tenuto a far sapere al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e allo stesso D’Alfonso, che voterà sì al referendum costituzionale, ritenendolo “ un primo passo verso la semplificazione, la riduzione di costi e tempi e la promozione di una politica attiva e propositiva da parte dei cittadini”.

Molto piacere, ma come si vede nessuno di questi due episodi riguarda il Teatro. Che infatti tace o quasi, anche a livello di comunicazione.

Eppure da lavorare ci sarebbe eccome. Preoccupano i problemi di bilancio che potrebbero minare la presenza tra i migliori teatri nazionali conquistata lo scorso anno che dura 3 anni. A tale proposito, si registra anche la mancanza di un prpgetto.

L’ultima novità significativa risale a fine maggio, con la notizia che il Tsa è stato uno dei fondatori della nuova Federazione dello spettacolo dal vivo che si è costituita all’interno dell’Agis, Associazione generale italiana dello spettacolo, che non ha certo riempito le prime pagine, mentre sempre a fine giugno è passato un po’ in sordina anche l’avvio della nuova produzione Happy Days che esordirà il 24 luglio prossimo a Popoli (Pescara).

E sì che l’estate porta a un inevitabile rallentamento dei lavori, ma è evidente che si tratta comunque di pochino, soprattutto in relazione alle aspettative create dal colpaccio di ingaggiare per la guida del Tsa un nome pesante come quello dei Dompé.





Sembra un po' di rivedere la coda del mandato del precedente direttore, Alessandro Preziosi, sul quale sono piovute critiche anche dure proprio per l'assenza, che poi lo hanno costretto a lasciare, ma almeno un anno fa il Tsa faceva il pieno al botteghino ed era presente sui mass media.

Intanto, tutti tacciono, anche se con qualche imbarazzo, a partire dalla Regione guidata dal centrosinistra, che è l'azionista di maggioranza, e che, con il consigliere aquilano Pierpaolo Pietrucci, aveva ispirato la nomina.

L'assenza della Dompé non solo priva il tsa delle preziose indicazioni dal vivo che deve dare il vertice, ma crea anche un problema amministrativo anche per le firme su alcuni documenti che, secondo quanto si è appreso, verrebbero apposte digitali.

“Un’offesa a milioni di coetanei che non sono ‘figli di’ e si barcamenano tra disoccupazione e lavori precari”, avevano detto Maurizio Acerbo e Francesco Marola di Rifondazione comunista al momento della nomina; “Una scelta non in base alle competenze della signora, ma in base al suo cognome”, aveva rincarato Nicola Iannarelli di Sinistra e lavoro.

“Non è certo la classica poltrona all’italiana, è all’altezza del ruolo e va lasciata lavorare”, era stata la difesa del direttore dello Stabile, Alessandro D’Alatri, supportata dalla senatrice ex presidente Tsa Stefania Pezzopane, “interventi a gamba tesa, inopportuni e scorretti” e dello stesso D’Alfonso: “Le sue capacità, le sue competenze e la sua determinazione potranno dare la spinta giusta”.

Sei mesi dopo è necessario che tanto la presidente quanto il Tsa stesso ora battano un colpo, altrimenti sarà impossibile non cominciare ad ammettere che i criticoni, per una volta, ci avevano visto giusto.

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