TEATRO: ELIO GERMANO SUL PALCO DI PESCARA INCANTA IL PUBBLICO RECITANDO L’OPERA DI CELINE

di Eleonora Egizi

27 Febbraio 2014 09:56

Pescara -

L'AQUILA – Sofisticata e disincantata. Spregevole e ironica. Umana. La visione del reale che prende forma dalle pagine di Céline, imbevute di autobiografia, è l'aspro e banale tentativo di riprodurre la secchezza della vita in tono schietto, asciutto, concreto.





Dalla vita alla morte il nostro viaggio interminabile scrive Louis Ferdinand e in poco meno di un'ora Elio Germano trasforma il Teatro Massimo di Pescara in una gabbia soffocante, compattando il tempo e dilatando emozioni e percezioni acuite dal graffio sonoro delle note composte ed eseguite dal vivo da Theo Tardo con Martina Bertoni al violoncello.

Ieri sera il giovane attore ha portato sul palco la sua versione per un reading dell'opera scritta nel 1932 da Louis-Ferdinand Céline.





Musica assordante e talvolta insopportabile, quasi a sottolineare l'angoscia di un'esistenza dove siamo “tutti seduti su una galera a remare fino a schiattare”. Non c'è spazio per sentimentalismi e patetismi, l'arido e disilluso racconto di Bardamu, giovane soldato che conosce privazioni, malattia e miseria descrive un mondo squallido, ingiusto, in cui l'essere umano deteriora se stesso e perde persino l'amore, ridotto a “infinito abbassato a livello dei barboncini”.

Da un lato semi oscuro del palcoscenico Elio Germano scandisce l'entrata in scena del suo personaggio/voce con il solo ausilio di una lampada, tutto è buio, tutto è cupo, nero, le parole tuoneggiano minacciose e ostili. Non c'è via di scampo “è degli uomini e di loro soltanto che bisogna avere paura. Sempre”.

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