IL DELEGATO ALLA RICOSTRUZIONE EZIO RAINALDI, ''BASTA URLARE, SI PASSI ALL'AZIONE CON L'UE, DOPO PROROGA A DICEMBRE TUTTO TACE MA PROBLEMA IRRISOLTO''

TASSE POST-SISMA: CONFINDUSTRIA AVVERTE, ”POLITICA NON CERCHI CONSENSI”

di Alessia Centi Pizzutilli

24 Settembre 2018 06:45

Regione -

L'AQUILA – “Chiunque intendesse utilizzare il tema delle tasse post-sisma dell’Aquila per il consenso politico e cavalcarlo nella campagna elettorale prima per le regionali e poi per le europee, se ne dovrà assumere la responsabilità e risponderne davanti a un intero territorio”.

Ha il sapore, per ora, dell’appello, l’avvertimento che con parole decise lancia alla classe politica abruzzese, ma anche nazionale, il delegato di Confindustria L’Aquila alla ricostruzione Ezio Rainaldi, sulla vicenda ancora irrisolta delle tasse sospese dopo il terremoto del 6 aprile 2009 a imprese e partite Iva.

Il richiamo cade nell’avvicinarsi di importanti competizioni elettorali prima fra tutte le regionali del prossimo 10 febbraio.

Il noto imprenditore aquilano parla della delicata tematica a suo avviso “centrale e meritevole di una strategia ad hoc”, qualche giorno dopo il summit tra istituzioni e forze produttive coinvolte nella ricostruzione, alla presenza dei parlamentari, convocato dal presidente reggente della Regione Abruzzo, Giovanni Lolli, all’Aquila il 17 settembre scorso per denunciare l’assenza di interlocutori ufficiali e azioni da parte del governo giallo-verde con l’inserimento nel pacchetto della questione tasse.

Un piano che non vede d’accordo Rainaldi per il quale si deve passare all’azione con l’Ue: “Oggi – spiega ad Abruzzoweb Rainaldi – la politica locale, guidata dal presidente vicario Lolli, ha posto l'attenzione sul serio problema relativo alla dimenticanza, da parte del governo centrale, in merito a tutti quelli che sono i temi legati alla ricostruzione dell'Aquila, comprese le tasse, argomento che doveva essere trattato separatamente e non essere messo in uno stesso calderone con altri temi sicuramente importanti, ma con un percorso e una storia totalmente diversi”.

La tematica, al centro del dibattito e delle polemiche fino a qualche settimana fa, è quello legato alla restituzione delle tasse sospese per 18 mesi dopo il sisma dell’Aquila del 6 aprile aprile 2009, da parte di circa 350 imprese e partite Iva, che si sono viste recapitare nei mesi scorsi cartelle esattoriali per circa 100 milioni di euro per il recupero dell’intera somma dopo che la Commissione europea ha considerato la sospensione aiuto di Stato.





Con i governi precedenti all’attuale che non si sono opposti al provvedimento operando solo con brevi proroghe e con l’attuale, giallo-verde, che ha rinviato la delicata e complessa questione a fine anno promettendo di avviare una interlocuzione con l’Ue per chiudere la partita.

“La politica – ammonisce il delegato per la ricostruzione – ci deve dire se intende ancora giocare su questo delicato argomento, continuando solo ad urlare contro il governo di Roma per finire su una pagina di giornale, o se si intende provare a prendere altre strade e nuove strategie”.

Si tratta di una vicenda che ha una posta in palio molto alta tirando in ballo il futuro di un territorio già in ginocchio per il sisma di quasi dieci anni fa, visto che imprese e professionisti sono esposti a fallimenti e licenziamenti qualora si trovassero costretti a pagare.

Ragione per la quale nello scorso mese di aprile per protesta all’Aquila sono scese in piazza circa 5mila persone.

“La responsabilità si trova in gruppi politici di ogni colore, sono tutti complici di un qualcosa che va contro i cittadini, anche questo silenzio del governo giallo-verde non è corretto. Quello che manca è l'azione, rischiamo di non essere credibili, deve essere istituita immediatamente una delegazione dei nostri parlamentari locali con il governo centrale, affinché si scelga una strategia da adottare per la questione dell'innalzamento del 'de minimis', cioè la somma da defalcare alla restituzione, da 200 mila a 500 mila euro”, sottolinea riferendosi all’innalzamento della soglia entro la quale non si dovrà pagare, misura che toglierebbe dalla mischia molte aziende, tra cui molte piccole e medie imprese.

Nella riunione del 17 settembre scorso con tutti gli attori principali della ricostruzione aquilana, sul tavolo c’è stata una serie di temi centrali per la città come la nomina dei nuovi responsabili dell’Usra (ufficio speciale per la ricostruzione dell'Aquila) e dell’Usrc (ufficio speciale per la ricostruzione dei comuni del cratere), la questione legata alla sostituzione del commissario straordinario per la ricostruzione del terremoto, Paola De Micheli, per la quale nei giorni scorsi è stato fatto il nome del sindaco del capoluogo, Pierluigi Biondi, e la proroga per i lavoratori precari della ricostruzione.

Ma Rainaldi ritiene centrale la questione delle tasse nel senso che potrebbe essere trainanete per la soluzione delle altre tematiche.





In tal senso, lancia un messaggio anche al governo nazionale.

“Tutto tace dall'ultimo incontro che abbiamo avuto con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri Giancarlo Giorgetti, e l'approvazione sudata di questa ennesima proroga per dicembre, che è andata ben oltre le nostre aspettative. Da quel giorno ad oggi ancora non riusciamo a capire chi è, o dovrebbe essere, l'interlocutore che segue questa vicenda per conto del Governo centrale”, denuncia ancora l'imprenditore.

In realtà, nei mesi scorsi, la figura sembrava essere stata individuata proprio in Giorgetti.

“Il sottosegretario ci aveva detto che avrebbe mostrato all'Europa la buona fede del nostro Paese e si era impegnato per riuscire ad ottenere, come poi effettivamente è stato fatto, la tanto attesa proroga”, spiega ancora Rainaldi.

“Mentre i nostri politici locali pensano che si debba aprire una vertenza con il governo, mettendo la vicenda sul piano della rivendicazione, io come categoria e come imprenditore aquilano, direttamente colpito dalla restituzione, ritengo che sia tecnicamente scorretto insistere su questo problema, perché non solo il governo ha già bocciato e continuerebbe a bocciare gli emendamenti sul 'de minimis', ma anche perché l'eventuale approvazione non sarebbe efficace per il commissario, insomma bisogna battere i pugni in Europa e non a Roma”, precisa.

“Come? Se fossimo tutti uniti nella governance, locale e nazionale, riusciremmo a portare questo punto davanti alla Commissione europea e se avessimo un interlocutore questo sarebbe decisamente più semplice – sottolinea ancora Rainaldi – Poi se qualche gruppo politico vuole continuare a proporre emendamenti che poi saranno bocciati, può farlo, ma se ne assuma la responsabilità. Basta urlare, si passi all'azione”, conclude il delegato di Confindustria.

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