TANGENTI PUNTELLAMENTI: I 10 GIORNI DI CIALENTE ”DIMISSIONATO DAL GOVERNO”

di Alberto Orsini

23 Marzo 2016 18:26

L'Aquila - Politica

L’AQUILA – “Sono stato dimissionato dal governo, torno a fare il medico e con la politica ho chiuso”.

Parole che sembravano definitive, quelle del sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, l’11 gennaio 2014, a tre giorni dagli arresti-shock di ex consiglieri e assessori nell’ambito dell’indagine che coinvolgeva il suo vice sindaco, Roberto Riga.

E invece, oltre 2 anni dopo, Cialente è ancora qua, e si appresta a completare il suo secondo mandato da primo cittadino del capoluogo dopo aver ritirato quelle dimissioni a una manciata di giorni dalla scadenza, spinto da pressioni politiche della coalizione e anche da una manifestazione popolare con un migliaio di persone a suo sostegno.

Oggi che esulta per il non luogo a procedere per Mario Di Gregorio, disposto a fronte degli altri 7 rinvii a giudizio, pur rammaricandosi che “nel frattempo per questa inchiesta Di Gregorio ha perso il posto da dirigente”.

Uno scandalo, quello dell’inchiesta “Do ut des”, per il quale il primo cittadino aveva ammesso di “sentirsi tradito” e del quale aveva svelato a caldo di non sapere nulla, nonostante nei mesi precedenti fosse stato sentito negli uffici giudiziari come persona informata sui fatti: dichiarazioni che gli erano valse accuse di irresponsabilità politica e le prime richieste di andarsene.





Ma dopo le dimissioni di Riga, anzi, la cacciata, visto che il suo addio scritto tardava a formalizzarsi, Cialente era diventato il bersaglio della stampa nazionale, ingolosita dal riportare le presunte nefandezze del cosiddetto “sistema L’Aquila”.

Erano stati, in particolare, alcuni articoli di stampa che riferivano della “truffa della cognata del sindaco”, un caso questo relativo alle abitazioni equivalenti e finito su Canale 5 e sul Tg1, come anche un altro durissimo articolo sul Fatto quotidiano, stavolta legato all’inchiesta, a fargli capire che tirava una brutta aria.

E Cialente aveva poi ammesso ai cronisti di sentirsi “definitivamente delegittimato” dall’intervista polemica del ministro per la Coesione territoriale Carlo Trigilia “ha parlato con il premier Enrico Letta, non poteva farla per conto suo”.

Così si era arrivati alla conferenza stampa con l’annuncio: “Poco fa mi ha telefonato un alto funzionario per dirmi di non farlo, avete già capito quello che sto per fare”, aveva esordito.

Il giorno dopo, in una riunione di Giunta svoltasi in casa di Cialente, l’addio era divenuto ufficiale e l’assessore alla Cultura Betty Leone (Sel) era stata nominata vice sindaco al posto di Riga.

“Ho chiuso definitivamente con la politica, dalle 13 di oggi sono un libero cittadino, sono un medico della Asl, un po’ anziano, che domani va a lavorare in ospedale negli orari normali, non in quelli strani di quando ero sindaco. Ho smontato tutto e domani porto via le mie cose e i miei libri”, aveva confermato Cialente assicurarlo che non sarebbe mai tornato indietro.





Una settimana dopo, in mille si erano ritrovati al freddo del tendone davanti all’Auditorium del Parco del Castello per convincere Cialente a ripensarci: tra questi anche Luciano D’Alfonso, non ancora tornato appieno nell’agone politico dopo i guai giudiziari, e Stefania Pezzopane, che aveva lanciato l’incandescente slogan “uniamoci e sterminiamoli” contro gli avversari politici.

“Non torno indietro, non ci sono spazi”, il de profundis cialentiano a dispetto di questa mobilitazione, che sembrava definitivo.

Poi la progressiva, lenta e silente retromarcia, tra il centrosinistra che aveva reagito, come Giovanni Lolli che faceva notare: “Contro la città si sta muovendo qualcosa che è più grande di quanto si potesse pensare, vogliono cancellare la città dalla cartina geografica” mentre i comitati cittadini minacciavano: “Se torna indietro, occupiamo il Comune”.

Intorno a metà gennaio la conferma delle dimissioni era diventata in dubbio, finché il 21, giorno di Sant’Agnese, festa aquilane delle malelingue, la prima indiscrezione: “Torno”.

Un ritorno abbinato alla scelta di una nuova figura “garanzia” di legalità come l’ex procuratore della Repubblica di Pescara, Nicola Trifuoggi, nominato nuovo vice sindaco, svolta anticipata da AbruzzoWeb, e l’incontro con la stampa del giorno seguente per annunciare il ritiro delle dimissioni e il ritorno in sella.

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