TANCREDI: L’INTERCETTAZIONE, ”3 MILA EURO PER LA SPESA O SCOPPIO E PARLO”

di Alberto Orsini

27 Luglio 2015 14:39

L'Aquila - Cronaca

L’AQUILA – “Guarda se io schiatto di coccia succede l’ira di Dio perché se io non riesco manco più a fare la spesa io cazzo scoppio”.

Voleva soldi per non parlare, per non rendere noto tutto quello che sapeva sulle torbide vicende dei puntellamenti post-sisma, Pierluigi Tancredi, ex consigliere comunale dell’Aquila delegato alla tutela dei beni culturali per un breve periodo prima di dimettersi.

A testimoniarlo le intercettazioni telefoniche e ambientali dell’inchiesta “Redde rationem” condotta dai carabinieri, che ha portato in questo caso a configurare il reato di estorsione a causa della minaccia di spifferare ai pm, che già lo avevano interrogato, dettagli fin lì sottaciuti.

L'ex consigliere nonché prima ancora ex assessore di centrodestra è uno dei 5 arrestati ai domiciliari nell'indagine che conta complessivamente 19 indagati per reati come abuso d'ufficio, truffa aggravata sui fondi pubblici e subappalti irregolari.





Una costola dell'inchiesta “Do ut des” del gennaio 2014 che ha provocato un uragano nel Comune dell'Aquila nel gennaio 2014. In quell'ambito Tancredi è stato arrestato la prima volta e interrogato, di qui la richiesta di denaro per non aver parlato in quei colloqui con la procura.

Un Tancredi che, dalle intercettazioni, appare in palese difficoltà, tanto da chiedere “non 20 mila euro, 2-3 mila euro per tirare a campare”, denunciando anche l’impossibilità di pagare delle rate.

Nell'ordinanza di 93 pagine del giudice per le indagini preliminari, Giuseppe Romano Gargarella, si cita un'interpretazione della Corte di cassazione in una sentenza del 2012 nella quale “integra gli estremi del tentativo di estorsione la condotta di colui che rivolga all'indagato reiterate richieste di ingenti somme di denaro per rendere all'autorità giudiziaria dichiarazioni a quest'ultimo favorevoli”.

Solo che, in questo caso, evidenzia il giudice, “la minaccia non è per rendere dichiarazioni favorevoli, ma per non renderle sfavorevoli, e pertanto appare chiaramente completo il quadro definito dal pm”.

L’intercettazione è recentissima. “La mattina dell’8 luglio, Tancredi ha contattato Pellegrini, chiedendogli un incontro”, nel corso del quale si lascia andare a un lungo sfogo con l’imprenditore Mauro Pellegrini, uno dei titolari della Dipe Costruzioni.





“A me mi serve, io sto a regge… Psicologicamente sto a reggere per tutti! Calcola che a me m’hanno interrogato due volte, e tutte e due le volte mi hanno interrogato su Mancini, su di te e su Polisini, mi hanno proposto di tutto, perfino di darmi (incomprensibile) – sbotta Tancredi – Sapessi… Io non ho detto, anzi ho seguitato a difenderti e a dire (incomprensibile) che i rapporti tra me e te erano solo di amicizia (incomprensibile) tutte le cose che sappiamo (incomprensibile)”.

“Io ho tenuto il punto fino alla fine… Stiamo a parla’ di 4 mesi! Non è che mi servono 20 mila euro! 2-3 mila euro per tirare a campare… Allora, io fino al 20 reggo, però al 20 tu vedi di darmi qualche cosa perché veramente non ce la faccio più… – prosegue l’intercettato – Devo pagare una rata al (incomprensibile) già sto arretrato, sennò mi levano pure la casa…”.

“Mo’ non ti voglio fa’… Perché lo sai che ti voglio bene e siamo amici io e te (incomprensibile) però cazzo io sto pagando, te l’ho detto, cioè una mano sulla coscienza mettetevela perché se io schiatto qui succede l’ira di Dio – conclude minaccioso – Guarda se io schiatto di coccia succede l’ira di Dio perché se io non riesco manco più a fare la spesa io cazzo scoppio”.

Secondo il giudice, “è chiara la velata minaccia, relativa al fatto che si ha bisogno di denaro, e dove lo stesso non gli venga consegnato potrebbe non continuare il suo comportamento corretto nei confronti dei correi”.

Il magistrato sottolinea anche che Tancredi versa “in un momento di difficoltà economica dovuta anche alla sospensione lavorativa da parte dell’Asl e confessa di aver già avanzato analoga richiesta (e ottenuto) dal Polisini e ora lo chiede alla Dipe. Il riferimento chiaro del Tancredi ad ‘aver tenuto il punto’ davanti al pm che lo ha interrogato esplicitamente su Polisini, sulla Dipe e su altri non lascia dubbi in merito alla qualificazione giuridica di estorsione”.

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