SEDUTA CONGIUNTA ALL'EMICICLO DEI DUE CONSIGLI COMUNALI: ''GIORNATA STORICA''. QUALCHE FIBRILLAZIONE SULLA SINTESI DEL DOCUMENTO; DIRETTA E INTERVISTE DI ABRUZZOWEB

SUPER OSPEDALI, PATTO L’AQUILA-TERAMO UN SOLO DEA FUNZIONALE, NO PENALIZZAZIONI

18 Novembre 2019 15:44

Regione - Politica

L’AQUILA – E’ nata ufficialmente l’alleanza L’Aquila-Teramo per chiedere alla Regione di impegnarsi a sostenere la realizzazione anche su questo territorio, al pari di quanto avverrà per Chieti-Pescara, di un Dea di secondo livello, ovvero di un ospedale che contiene tutte le alte specialità, in collegamento “funzionale” tra le strutture oggi esistenti.

Il termine “funzionale” non è secondario: dal documento finale approvato in maniera congiunta dai due consigli comunali, riuniti eccezionalmente nell’aula Spagnoli, sede dell’assise regionale, sparisce qualsiasi riferimento a richieste multiple, ovvero uno, due o tre Dea di secondo livello.

L’Aquila e Teramo, in maniera unitaria, chiedono di derogare dai criteri previsti dal decreto Lorenzin, il Decreto ministeriale 70 del 2015, troppo stringenti per prevedere l’attivazione di un presidio del genere stanti le attuali condizioni.

Per questo i due consigli comunali hanno sancito di costituirsi in assemblea permanente, impegnandosi a successive riunioni per monitorare l’evoluzione del piano sanitario regionale e dando mandato ai sindaci, Pierluigi Biondi e Gianguido D’Alberto, pur da sponde politiche diverse (rispettivamente centrodestra e centrosinistra), a “sostenere le ragioni dei territori nel confronto con Regione Abruzzo e Ministero della Sanità”.

Alla seduta congiunta dei consigli ha partecipato il solo parlamentare Fabio Berardini (M5s), mentre la dem Stefania Pezzopane ha fatto pervenire un messaggio di sostegno all’iniziativa, essendo impegnata nei lavori alla Camera.

Assente, e per questo oggetto di critiche, l’assessore regionale alla Salute, Nicoletta Verì, della Lega. 

Anch’ella ha fatto pervenire un messaggio, adducendo la motivazione della concomitante riunione di giunta a Pescara.

Il 22, in ogni caso, presenzierà alla riunione con i comitati ristretti dei sindaci ai quali, presumibilmente, illustrerà il piano di riordino della rete ospedaliera già inviato a Ministeri e tavolo di monitoraggio.

Presenti anche il presidente della Provincia di Teramo, Diego Di Bonaventura, i dg delle due Asl Maurizio Di Giosia e Roberto Testa, e il rettore dell’Ateneo aquilano, Edoardo Alesse.

Hanno introdotto la seduta i due presidenti del consiglio, Roberto Tinari e Alberto Melarangelo. Quest’ultimo ha parlato di “un momento istituzionale di portata storica”.





Poi è stata la volta dei sindaci.

“E’ una giornata molto importante per la storia della regione – ha detto Biondi – La convocazione congiunta è un atto politico importante. Per la prima volta due territori decisivi delle aree interne, che rappresentano oltre il sessanta per cento del territorio regionale, si mettono d’accordo, superano campanilismi e problematiche e lanciano un messaggio preciso: le aree interne non possono essere compresse e mortificate, devono recuperare il diritto ai servizi essenziali che ne costituiscono fondamento e fonte di sopravvivenza. Tra questi c’è prioritariamente quello alla sanità. Non è una battaglia difensiva, non giochiamo di rimessa, giochiamo all’attacco”.

Biondi ha sottolineato gli 80 milioni che annualmente perde l’Abruzzo nel saldo tra chi viene a curarsi in Abruzzo e chi va via (mobilità attiva e passiva).

“La maggiore mobilità attiva – ha aggiunto – si fa dalla regione Lazio. Significa che siamo una sorta di frontiera che non solo serve ai cittadini, ma può diventare elemento attrattivo. L’ultima volta che io e il sindaco D’Alberto ci siamo seduti allo stesso tavolo abbiamo sventato la chiusura del traforo del Gran Sasso”.

Poi il sindaco aquilano ha sottolineato il prezzo pagato dall’Asl provinciale con il commissariamento imposto alle cosiddette
“Regioni canaglia”.

“Se da un lato – ha detto – si rimetteva in carreggiata l’Abruzzo, almeno formalmente, dall’altro ciò comportava scelte molto dolorose, per esempio con il turnover. Oggi la sanità aquilana tra turnover, legge 161 sugli orari personale e per gli effetti di “quota 100” ha una carenza di organico di circa 700 persone, solo parzialmente colmata da lavoro a somministrazione. I territori devono marciare uniti, non dobbiamo farci assoggettare dalla logica delle divisioni di campanile. Siamo complementari. Ognuno ha specialistiche che l’altro non ha. Ancora non conosciamo nel dettaglio i documenti presentati dalla Regione. E’ certo che venerdì porteremo un documento per il rispetto dei territori e il superamento del dualismo che ha caratterizzato da sempre la nostra regione”.

Anche D’Alberto ha parlato di giornata dalla valenza storica.

“Il diritto alla salute deve essere garantito in modo uguale su un territorio di riferimento – ha detto – Siamo qui in una sede che non è un luogo geografico, ma istituzionale. Una scelta precisa, nella sede della massima decisione della Regione, dell’organo che dovrà decidere il futuro della sanità. La nostra presenza ha un valore alto e significativo. La mancata presenza dell’assessore Verì preoccupa, oggi era un’occasione fondamentale per ascoltare non tanto i sindaci, ma la voce dei territori”.

“Sono certo che la Verì farà tesoro di questo dibattito – ha proseguito D'Alberto -, per portarlo in tutte le sedi istituzionali. Il 22 abbiamo un incontro con i comitati ristretti dei sindaci. Vogliamo dare un segnale forte di pariteticità, questa non è una partita competitiva, vogliamo far sentire la voce congiunta di due territori: nessuno si pone in posizione di supremazia, la forza ce la dà la capacità di arrivare insieme a un obiettivo. Dobbiamo interrompere in modo netto e radicale la costruzione e la realizzazione di un Abruzzo a due velocità, in cui l’area Teatino-Pescarese, con scelte del passato e oggi in continuità, va avanti in modo non sostenibile perché si penalizzano territori che hanno un’altissima dignità, anche e soprattutto in materia di sanità, e che vengono lasciati colpevolmente indietro. La nostra voce dovrà essere condizionante in un momento delicato, mentre in Parlamento si discute il decreto sisma: questo dà centralità ai nostri territori. Qui c’è uno stallo che rischia di bloccare le spese e penalizzare ancora le scelte sul personale”.

“Anche l’Asl di Teramo – ha incalzato D’Alberto – in questi anni è stata fortemente penalizzata, pagando per un principio di solidarietà. Si deve procedere per una deroga al decreto Lorenzin. Oggi siamo in regime di proroga, che è importante in fase di transizione, ma che ora rischia di far proseguire la fase di stallo. È il momento di valutare la rimessa in discussione di quei numeri. Oggi la situazione è diversa dal 2015, quando è uscito il decreto: troppe norme sono state declinate sui numeri, dimenticando la centralità dei diritti dei pazienti. Una visione calata in ambito nazionale in modo indistinto. La deroga può essere sostenuta. Abbiamo letto dal piano presentato dalla Verì che si va verso una situazione di congelamento dell’attuale quadro. Chiediamo una deroga affinché si possa arrivare anche a due ospedali di secondo livello per L’Aquila e Teramo (in realtà poi nel documento non si fa menzione del numero due, ndr). La nostra proposta avrà la credibilità dei dati, senza scopi propagandistici. E’ stata costituita una commissione di studio mai partita, che non ha prodotto alcun tipo di risultato. Chiediamo che ci sia l’ingresso dei rappresentanti istituzionali”.





Di Giosia (dg Asl teramo) ha parlato delle criticità dell’azienda: “Siamo colpiti dalla mobilità passiva, la Regione Marche ci insidia tanto. E soprattutto non abbiamo privati accreditati. Ci attendiamo dei risultati da questo consesso. L’ospedale Mazzini non è più adeguato, sta arrivando un importante finanziamento nazionale per riqualificare la sanità teramana. Ci sono carenze di personale, c’è una sofferenza economica. L’Asl di teramo è la più penalizzata dai contributi che arrivano dalla Regione. Con difficoltà riusciamo a portare avanti la rete ospedaliera”.

Per quanto riguarda il manager dell’Aquila, Roberto Testa, ha sottolineato l’esigenza di “un cambio di paradigma”: “Presenterò il mio documento programmatico al comitato ristretto dei sindaci. Serve una maggiore attenzione sul territorio. Significa non fare arrivare in strutture ospedaliere lo “tsunami grigio”, ovvero i pazienti con cronicità. Per quanto riguarda il Dea di secondo livello, il dm Lorenzin ci dà le regole del gioco, so che esisteva una commissione L’Aquila-Teramo per la fattibilità. Ma il decreto Lorenzin va anche analizzato su tutto quello che riguarda reti di ictus, infarto, e politraumi. Il gruppo di lavoro va ravvivato e integrato con altre figure. Le due strutture, Teramo e L’Aquila colloquiano già ora, con sinergia e collaborazione. Alcune alte specialità già ci sono, de facto. Si tratta di capire attraverso il discorso delle reti come approfondire questa situazione”.

Perentorio il rettore Alesse: “Sono già dovuto intervenire su questo tema, sottolineando il disinteresse per il Dea L’Aquila-Teramo. Questa aggregazione è fondamentale e l’Università rivendica un ruolo importante in questo contesto. Prestazioni di alta specializzazione sono quasi sempre fornite dalla componente universitaria. L’Università investe e mette risorse, non vuole contrapporsi ma collaborare. Lo stiamo facendo, con convinzione, con senso di partecipazione a una attività fondamentale per comunità svantaggiate. Università è accanto a sindaci,aziende e ospedali affinché qui vi siano le stesse opportunità di cura che vi sono in altri luoghi. Crediamo che il decreto Lorenzin sia derogabile. contribuiremo al dibattito portando il senso delle nostre competenze”.

Il deputato Berardini ha attaccato la Verì: “In tutti i tavoli non abbiamo avuto il piacere della presenza dell’assessore. La richiesta di deroga va supportata da adeguati strumenti tecnici. Ci faremo portavoce di queste istanze con il ministro di riferimento”.

Nel vivo del tema è entrato, a gamba tesa, il consigliere comunale dell’Aquila Giustino Masciocco (Art.1): “Dobbiamo fare una battaglia comune per fare un solo polo funzionale. C’è questo coraggio?”.

Giandonato Morra, di Fratelli d’Italia, ha detto che “il seme politico diverso ci rafforza nell’interlocuzione con Regione con Governo. I sindaci sono stati illuminati, hanno avuto il coraggio e la sfrontatezza di iniziare il percorso. Questo è un punto di partenza. Di fronte al Decreto Lorenzin ci sono stati avanzamenti importanti per Chieti-Pescara e nulla su L’Aquila-Teramo.”

Giorgio De Matteis (Forza Italia), ha sottolineato che “la valenza politica di questa giornata va molto oltre il documento, è un messaggio forte. È la prima volta. Si deve cogliere questo coraggio, qui destra e sinistra contano poco, la salute non ha colori. Siamo al punto di non ritorno per un sistema che rischia di collassare: personale, medici, infermieri, liste d’attesa. Dobbiamo unire le valenze e le eccellenze, saremmo perdenti se divisi, Marche e Lazio sono alla finestra”.

“Se lasciassimo cadere questo consiglio come manifesto di richiesta non troveremmo soluzioni – ha detto Americo Di Benedetto, Passo Possibile – ad oggi in commissione Sanità in Regione non è pervenuto nulla. Questa assise congiunta dovrà controllare i documenti di programmazione. Bisogna ripartire dalla funzionalizzazione dei due presidi”.

“Non è una parata, un’escursione, è il senso politico istituzionale da tradurre con azioni concrete, costanti e continue – ha detto Mauro Di Dalmazio, Al centro per Teramo – Questa battaglia può avere esito positivo se la Regione la condivide, la sposa e la fa sua. Ecco perché gli atti di programmazione sono essenziali. Oggi inauguriamo una battaglia istituzionale, politica e di territorio”.

LA DIRETTA DI ABRUZZOWEB
 
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