SONO AFRICANI E ROM I PIU’ DISCRIMINATI, RICERCA SVELA LE PAURE DEGLI ABRUZZESI

di Alessandra Renzetti

8 Luglio 2014 08:31

Pescara - Cronaca

PESCARA – Discriminazione e razzismo, sintomi di un malessere sociale piuttosto forte.

Secondo i dati di una ricerca svolta in Abruzzo nell’ambito di un monitoraggio effettuato a partire da dicembre 2013 fino a febbraio 2014, ad essere maggiormente colpiti dalla discriminazione sono i rom e gli africani.

È stata Progetti Sociali, struttura specializzata nella ricerca sociale e nei progetti legati all’integrazione, che ha sede a Pescara, ad aver presentato i risultati di un’indagine sulle discriminazioni etnico-razziali nella società abruzzese.

Attiva sin dal 2008 sul territorio di Pescara, Progetti Sociali si è occupata di sostenere un controllo costante sul territorio avvalendosi della collaborazione della Regione Abruzzo e del Comune di Pescara.





Le indagini e il rapporto sono stati realizzati nell’ambito del Progetto 'Centra – Centro Territoriale della Regione Abruzzo contro la discriminazione'. Alla ricerca hanno partecipato 450 persone chiamate a raccontare il proprio punto di vista su razzismo e discriminazione, argomenti di strettissima attualità, in grado di stimolare una vasta gamma di opinioni e sentimenti: rabbia, stupore, ma purtroppo anche paura.

L’indagine comprende 3 questionari. La ricerca è stata strutturata in 3 aree diverse.

Nella prima parte, 395 persone hanno condiviso pareri ed esperienze legate anche a forme di razzismo riscontrate nella vita quotidiana e tra questi a rispondere sono stati anche giovani con meno di 18 anni.

La maggior parte dei rispondenti ritiene che la discriminazione razziale sia molto, forse troppo radicata nella realtà quotidiana.

Anche a livello regionale, quindi, trovano riscontro i risultati di una recente indagine del Dossier Statistico sull’immigrazione 2013, che ha registrato in Italia una percentuale superiore alla media europea di persone che considerano evidenti le discriminazioni dovute all’origine etnico-razziale.





Inoltre, soprattutto tra i più giovani, si è diffuso un linguaggio razzista, che rientra in una normalità tale che l’origine etnica viene quasi ‘annullata’ o non considerata ma nello stesso tempo essa offesa da termini che, sono entrati a far parte del vocabolario delle nuove generazioni.

Nella seconda parte ci si è occupati della dimensione discriminazione e razzismo, attraverso una lettura della condizione delle associazioni degli immigrati: 12 associazioni di immigrati attive nella Regione Abruzzo hanno fornito, ovviamente dal loro punto di vista, un quadro sul fenomeno del razzismo sul proprio territorio e sugli strumenti a disposizione per segnalare e denunciare i casi di discriminazione.

In merito alla discriminazione istituzionale, 55 dipendenti di enti pubblici abruzzesi hanno offerto il proprio punto di vista rispetto ai rapporti tra utenti italiani e immigrati nell’ambito dei servizi pubblici.

Secondo l’analisi condotta sulle risposte date, in Abruzzo i più esposti al rischio di subire comportamenti discriminatori o violenti per motivi etnico-razziali sono persone di etnia Rom e quelle provenienti dai Paesi africani. Seguono le persone di origine asiatica, dell’Europa dell’Est e dei Paesi dell’America Latina, queste ultime, però, in numero inferiore.

Quasi l’80% dei rispondenti ha ritenuto importante evidenziare la matrice razziale dei sempre più frequenti episodi di intolleranza e violenza che coinvolgono persone straniere: solo attraverso una presa di coscienza del problema infatti è possibile sensibilizzare la comunità sul disvalore sociale delle discriminazioni orientandola verso una cultura comune di stigmatizzazione del razzismo e del rifiuto e denuncia di ogni intolleranza.

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