SISTEMA IDRICO GRAN SASSO: BLUNDO CHIEDE CHIAREZZA SU MESSA IN SICUREZZA

13 Settembre 2017 13:28

Regione - Cronaca

L'AQUILA – “Quali lavori di messa in sicurezza sono stati eseguiti sull’intero sistema idrico del Gran Sasso con gli 80 milioni di euro stanziati nel 2003? Perché con questi soldi non si sono sostituite o adeguate le condutture inizialmente costruite in cemento e si è preferito continuare a mettere a rischio la salute dei cittadini? Sono questi alcuni dei temi, contenuti nell’interrogazione indirizzata ai ministri dell’Ambiente e della Salute sulle problematiche del Parco nazionale Gran Sasso e Monti della Laga, prima di considerare ulteriori interventi richiesti nell'ordine del giorno, che il governo ha accolto, sui quali occorre fare chiarezza ed è anche per questo che sarò presente al sopralluogo ed all'incontro pubblico nel territorio di Casale San Nicola sabato 16 settembre”.





Lo afferma in una nota la senatrice aquilana del Movimento cinque stelle, Enza Blundo.

“L’impiego di cemento nell'iniziale costruzione delle tubature e dei canali di scolo – continua l’esponente pentastellata – non garantisce la corretta gestione e l’effettiva sicurezza del sistema idrico del Gran Sasso d’Italia, anche alla luce dei numerosi episodi di contaminazione delle acque potabili verificatisi negli ultimi anni. Occorrono interventi definitivi che restituiscano una tutela piena di tutto l'apparato idrico di acqua potabile, evitando anche danni all'ambiente”.





“Nei giorni scorsi  ho evidenziato questi miei timori – prosegue Blundo – anche al vice presidente della Regione Abruzzo Giovanni Lolli, che ha subito attivato un tavolo tecnico regionale per controllare lo svolgimento della manutenzione delle gallerie autostradali ove si trovano le condotte ed i canali di scolo, e l'ho invitato a confrontarsi con esperti che ben conoscono il territorio ed hanno valide proposte risolutive”.

“Dal governo attendiamo risposte, perché occorre non solo creare nuove infrastrutture utili a captare e convogliare in rete in piena sicurezza l'intero potenziale  acquifero del Gran Sasso,  evitando ogni contaminazione, ma anche attivarsi tempestivamente per avviare un'indagine epidemiologica nell'area geografica servita dall'acquedotto Ruzzo e dalla società Gran Sasso Acqua, al fine di verificare la possibile diretta correlazione tra i fattori contaminanti rilevati nelle acque e l'aumento di neoplasie tra la popolazione residente nell'area”, conclude la Blundo.

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