SEMPRE MENO I DIPENDENTI DELLA REGIONE, MA ANCORA TROPPI RISPETTO AI RESIDENTI

di Filippo Tronca

18 Settembre 2017 07:00

Regione - Cronaca

L'AQUILA – Sono lontani i tempi quando la Regione Abruzzo era vista, a torto o a ragione una terra promessa dove farsi assumere e sistemarsi per tutta la vita, con un lavoro sicuro e anche non troppo usurante.

Dalla relazione 2017 “La spesa per il personale degli Enti territoriali”, realizzata dalla Corte dei Conti e trasmessa a Parlamento e governo, risulta infatti che in Abruzzo, come altrove, continua a diminuire il numero dei dipendenti e anche quello dei dirigenti regionali. Scende, di conseguenza, il loro costo.

Anche se, va evidenziato, rispetto a molte altre regioni i dipendenti abruzzesi sono ancora quasi 2 per ogni 1.000 abitanti in età lavorativa, quando la media italiana è di poco superiore a 1 dipendente ogni mille abitanti. Insomma, il doppio.

Un dossier, quello della magistratura contabile, che conferma l'efficacia delle draconiane misure di spending review disposte negli ultimi anni, in particolare dal governo Monti, peraltro imposte dall'Unione europea.

In primis il blocco del turn over, ovvero la regola secondo cui si può rimpiazzare uno solo di quattro dipendenti che vanno in pensione.

Sulla Regione Abruzzo grava, poi, la maledizione dei mancati riaccertamenti contabili non approvati e fermi ancora al 2013.

E, di conseguenza, il vincolo imposto dal decreto legislativo 113 del 2016, che ha introdotto il divieto di “procedere ad assunzioni di personale a qualsiasi titolo, con qualsivoglia tipologia contrattuale”, finché, appunto, non si completerà il riallineamento contabile.

La relazione della Corte è stata effettuata con riferimento al triennio 2013-2015, non essendo ancora disponibili i dati dettagliati del 2016.





DIPENDENTI IN CALO NETTO

Il primo dato che balza agli occhi è che i dipendenti delle Regioni a statuto ordinario erano 66.755 nel 2013 e sono 65.429 nel 2015, con una riduzione media del 2,5%. Dminuiscono anche i dirigenti, da 2.941 a 2.522.

L’Abruzzo ha dato un buon contributo con una delle riduzioni più accentuate: i lavoratori abruzzesi erano 1.718 nel 2013, sono 1.565 a dicembre 2015, segnando una flessione dell’8,2 per cento.

A fare meglio solo il Molise (- 9,1 per cento), e Campania (- 8,6 per cento).

In altre regioni, in barba alle disposizione di legge di contenimento della spesa, i dipendenti sono invece aumentati, vedi la Liguria, che è passata da 1.170 a 1.246, o la Basilicata, da 1.133 a 1.202.

Bene, ma non benissimo, se si legge il secondo dato, quello relativo al rapporto tra numero di dipendenti regionali e numero i abitanti in età lavorativa.

In Abruzzo, infatti, nonostante la riduzione consistente dei dipendenti registrata, come visto, negli ultimi 3 anni, la percentuale resta comunque superiore alla media: la popolazione in età lavorativa in Abruzzo è pari a 869.670 abitanti, i dipendenti come detto sono 1.565.

Il che significa che ci sono 1,8 dipendenti regionali su mille abitanti quando in Italia la media è dell’1,08, quasi la metà.

Il risultato peggiore si registra, comunque, nel vicino Molise, 3,6 dipendenti ogni mille abitanti, seguito dalla Basilicata, 3,14, e Umbria 2,18. Poi c'è proprio l’Abruzzo, appaiato alla Calabria.

Rapporti numerici ben lontani da quelli di Regioni come la Lombardia, 0,4 dipendenti ogni mille abitanti, Veneto, (0,8) e Piemonte (0,9), dove la pubblica amministrazione regionale, attestano altre ricerche, funziona anche meglio.





Se può consolare, livelli stratosferici vengono invece raggiunti nelle Regioni autonome, in particolare in Valle d’Aosta, terra di dipendenti regionali, verrebbe da dire, essendo la bellezza di 2.823 per appena 82.347 abitanti in età lavorativa, ovvero 34,2 ogni mille abitanti.

ANCHE I DIRIGENTI IN PICCHIATA

A scendere ovunque è anche il numero dei dirigenti. Con flessioni particolarmente accentuate proprio in Abruzzo.

Nel 2013 erano 94, nel 2015 sono rimasti in 74. Una flessione del 20,8 per cento, ben superiore alla media italiana, che è del 10,8 per cento, preceduta solo da quella registrata in Molise, (-26,4) per cento e Piemonte (-25,3).

In controtendenza risulta il solo dato della Basilicata dove i dirigenti invece aumentano del 4,4 per cento.

Se è vero che oggi la macchina della regione Abruzzo è sotto organico, è anche vero che questa cura da cavallo ha fatto risparmiare non pochi quattrini ai contribuenti.

Nel 2013 si spendevano in stipendi 61 milioni 403 mila euro, nel 2015 si è scesi 57 milioni 967 mila, con oltre 3,4 milioni di euro di risparmio in 2 anni. Una flessione del 5 per cento, anche qui superiore alla media italiana, che è del 3,5 per cento.

Si è passati in due anni, infatti, nelle regioni a statuto ordinario, da una spesa di 1 miliardo 407 milioni di euro a quella di 1 miliardo 356 milioni di euro, con un risparmio di circa 50 milioni di euro.

Poca cosa si dirà, rispetto al debito pubblico mostruoso e in crescita.

Del resto, la stessa Corte dei Conti  fa notare, in un passaggio della relazione che, escluso lo stato centrale, la spesa per i dipendenti pubblici incide per il 62 per cento nei Comuni, per l’8 per cento nelle Province e Città metropolitane, per il 9 per cento nelle Camere di commercio, ex Ipab, Comunità montane, Agenzie per la protezione dell’ambiente, Autorità di bacino, e altri enti periferici, e solo per 8 per cento per i dipendenti delle Regioni.

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