L'AQUILA – Gli scantinati e seminterrati abruzzesi rischiano di restare quello che sono, non abitabili né utilizzabili come locali commerciali.
Il Consiglio dei ministri ha infatti annunciato oggi l'impugnazione alla Corte Costituzionale della legge regionale numero 40 del 2017, “Disposizioni per il recupero del patrimonio edilizio esistente”, approvata all'Emiciclo lo scorso agosto dalla maggioranza di centrosinistra e dall’opposizione di centrodestra: i due poli uniti e concordi, visto che a firmarla sono stati il capogruppo di Forza Italia Lorenzo Sospiri, l'assessore ai Lavori pubblici Donato Di Matteo e il consigliere Alberto Balducci, entrambi del Partito democratico.
Dall'altra parte, il Movimento 5 stelle e Sinistra italiana hanno votato contro. Una legge ispirata a quella approvata e già in vigore in Regione Lombardia, che porta la firma, una curiosità, del consigliere regionale di origini abruzzesi Fabio Altitonante.
Per il Consiglio dei ministri, infatti, “nel disciplinare il recupero dei vani e locali accessori e seminterrati, situati in edifici esistenti o collegati direttamente ad essi, da destinare ad uso residenziale, direzionale, commerciale o artigianale”, la legge approvata dalla Regione Abruzzo presenta profili di illegittimità con riferimento a varie disposizioni, che appaiono invadere la competenza legislativa statale in materia di tutela dell’ambiente, e di governo dei territori, consentendo interventi di recupero anche in deroga ai limiti e prescrizioni edilizie degli strumenti urbanistici ed edilizi comunali vigenti, ovvero in assenza dei medesimi”.
Un eccesso di deregulation, insomma, che per di più invade le competenze esclusive del governo centrale sancito dall’articolo 117 della Costituzione.
Dovrà essere così oggetto di contenzioso una delle poche norme di peso approvate in consiglio regionale negli ultimi mesi.
Una bocciatura che però era nell’aria, da quando il ministro Graziano Delrio, già in un'intevista al quotidiano la Repubblica del 12 agosto scorso, si era scagliato contro la norma abruzzese, a proposito delle norme regionali “ispirate a principi diversi da quelli dell'interesse nazionale”, ovvero il contrasto senza se e senza ma “al vizio antico delle sanatori e e dei condoni degli abusi edilizi”.
La legge impugnata consente di destinare a uso residenziale, direzionale, commerciale o artigianale, vani e locali accessori, nonché dei vani e locali seminterrati, situati in edifici esistenti o collegati direttamente a essi.
La legge si può applicare solo a vani o locali non abusivi, che non abbiano in corso procedure di accertamento e che si trovino in edifici già serviti di urbanizzazione primaria: strade di accesso, corrente elettrica, rete telefonica, pubblica illuminazione, rete idrica.
Ovviamente il recupero dovrà conseguire il rispetto delle prescrizioni igienico-sanitarie e dei parametri di aero-illuminazione, anche attraverso la realizzazione di opere edilizie o l’installazione di appositi impianti e attrezzature tecnologiche.
Tutti gli interventi di recupero dovranno rispettare le norme esistenti in materia antisismica, di sicurezza e antincendio e l’altezza media non può essere inferiore ai 2,40 metri, dal pavimento al soffitto, senza tenere conto della sporgenza di travi.
Qualora gli interventi di recupero riguardano la prima casa, i Comuni possono disporre, con deliberazione del Consiglio comunale, la riduzione al 30 per cento del contributo straordinario dovuto in riferimento agli oneri concessori.
I proventi derivanti dalla maggiorazione degli oneri di urbanizzazione, vengono nel testo di legge, in euro 500 mila euro in un anno.
Una legge che centrodestra e centrosinistra hanno difeso a spada tratta, evidenziando che essa contribuirà a ridurre il consumo di suolo, rianimando il comparto edilizio in crisi.
Rifondazione comunista con il segretario nazionale Maurizio Acerbo, ex consigliere regionale abruzzese, l’ha bollata invece come “una vergognosa sanatoria che rende abitabili gli scantinati”, mettendo a rischio l’incolumità dei futuri abitanti in caso di eventi alluvionali, citando i tanti seminterrati travolti da acqua e fango nella recente alluvione di Livorno in Toscana.
La norma abruzzese osserva a tal proposito Acerbo, “riguarda anche i locali seminterrati, cosa particolarmente assurda in una regione in cui sono ricorrenti gli allagamenti, si applica infatti anche nelle aree a rischio moderato e rischio medio e per come è scritta dovrebbe essere applicabile anche in quelle a 'rischio molto elevato’, le aree R4, visto che il testo esclude esplicitamente solo quelle a 'rischio elevato'”.
Di “sostanziale condono” ha parlato anche il consigliere comunale di opposizione al Comune dell’Aquila Carla Cimoroni, per la quale il “provvedimento utilizza la 'foglia di fico' del contenimento dell'uso di suolo per nascondere, di fatto, l'aggiramento delle norme e la sanatoria degli abusi edifici”.
Una legge che non prevede, tra l'altro, “l’obbligo del rispetto degli standard urbanistici per i quali si può ricorrere alla monetizzazione sostitutiva, prevedendo che siano i Comuni a realizzare spazi e servizi con i pochi soldi incassati, cosa che i fatti hanno dimostrato di difficile attuazione”.
E soprattutto la Cimoroni ha chiesto che la norma non si applichi al Comune dell’Aquila, in quanto essa “regala cubature a pioggia in un territorio devastato dagli effetti del sisma contraddistinto dalla presenza di abitazioni non occupate per circa 30 mila abitanti”.
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