SE IL CONSORZIO BIM DEVE FARE BOOM: ”UN ENTE INUTILE, DARE SOLDI AI COMUNI”

di Filippo Tronca

7 Febbraio 2015 08:43

Regione - Politica

L'AQUILA – È utile un esattore che costa uno sproposito e, come se non bastasse, decide arbitrariamente come spendere i soldi raccolti per conto terzi?

Probabilmente no, ma è più o meno quello che viene accusato di fare il consorzio Bacino imbrifero montano (Bim) del Vomano e Tordino, che rappresenta 26 Comuni della provincia di Teramo che ricadono all'interno del bacino imbrifero, una zona che raccoglie le acque piovane che alimentano un fiume.

E ora, accusato da più parti di essere un “baraccone”, potrebbe avere i mesi contati, se sarà approvata la proposta di legge presentata dal consigliere regionale del Movimento 5 stelle Riccardo Mercante.

Il consorzio Bim del Vomano Tordino, l’ultimo rimasto in Abruzzo dopo lo scioglimento del Bim Tronto nel febbraio 2014, ha come compito specifico quello di riscuotere i canoni annui che i produttori di energia idroelettrica sono tenuti pagare per l’utilizzo dei corsi d’acqua.

Tale canone confluisce, però, in un fondo comune, che serve a pagare i costi di gestione del Bim stesso e, dice la legge 959 del 1953, per finanziare interventi “tesi a favorire il progresso economico e sociale delle popolazioni dei Comuni stessi, ovvero opere di pubblica utilità e attività di carattere culturale, sociale e sportivo”.

A favore di chi e con quanti soldi, lo decide il direttivo del Bim, non i Comuni che ne sono azionisti e i veri beneficiari dei canoni.

E a provocare da anni polemiche da parte anche di molti sindaci dei 26 Comuni aderenti, soprattutto quelli che si sono sentiti discriminati nella destinazione delle risorse, è proprio il costo di quest'opera di riscossione e ridistribuzione.

In base al rendiconto 2013 il bilancio del Bim Vomano Tordino ammonta 1,8 milioni di euro, grazie ai canoni versati dalle società idroelettriche. Il costo di funzionamento sfiora i 331 mila euro l’anno.

Incidono i compensi degli organi istituzionali, ovvero del presidente, Franco Iachetti, circa 30 mila euro l’anno, e rimborsi che, però, non sono ancora specificati nella sezione “amministrazione trasparente” del sito istituzionale, dei cinque componenti del consiglio di amministrazione, ovvero Giovanni Di Michele, Antonio Ioannone, Domenico Maria Medori, Giuliano Zilli e Francesco Zoila.





A questi si aggiungono i 267 mila euro, di cui 12 mila complessivi di premio di produzione, per pagare i sei dipendenti e la gestione dei cinque uffici dell’ente, anch’essa di difficile determinazione, in base ai pochi dati inseriti nella sezione Amministrazione trasparente.

Va detto che il Bim svolge anche servizi importanti e utili come il trasporto scolastico, soggiorni per cure termali con ciclo di cure riservato agli anziani ultrasessantenni, finanzia tanti eventi e iniziative cultuali in piccoli centri montani.

Ma il punto è un altro, almeno secondo il consigliere Mercante: tutto quello che fa ora il Bim lo possono fare direttamente i Comuni, e anche con maggiori risorse, quelle che si potrebbero risparmiare sciogliendolo.

“Il Bim non fa altro che incassare canoni e spenderli, ma con un costo di gestione di questo servizio altissimo, illogico – spiega il consigliere grillino ad AbruzzoWeb – e non si capisce perché i Comuni consorziati non possano direttamente spartirsi i canoni, e decidere, in forma anche più democratica, attraverso una discussione e un voto in Consiglio comunale, come utilizzare queste entrate. I dipendenti che lavorano al Bim potrebbero poi essere riassorbiti da quelle amministrazioni che hanno particolari problemi di scarsità di personale, per non disperdere la loro professionalità e usarla per nel modo più utile alla collettività”.

I canoni, aggiunge poi Mercante, “vengono ripartiti in modo discrezionale e incontrollato dal Consiglio direttivo del Bim, e non vi è garanzia che i fondi stessi, in molti casi, non finiscano per rappresentare il viatico all'esercizio di politiche clientelari”.

La condanna a morte del Bim potrebbe essere decretata dalla modifica di un solo articolo, il numero 3, della legge regionale 25 del 2011 (“Norme in materia di Consorzi dei Bacini Imbriferi Montani”)

Quello attuale dice: “I Comuni devono esprimere parere sullo scioglimento dei Consorzi Bim. In caso di mancata emissione del parere nel termine prescritto, rimane confermata la deliberazione di adesione al consorzio stesso”.

E andrebbe sostituito con un altro articolo dove il silenzio-assenso diventa volontà favorevole allo scioglimento.

LA REPLICA: ''SIAMO UTILI, MERCANTE VENGA A VEDERE''

In merito alla proposta di legge per lo scioglimento del Consorzio del Bacino imbrifero montano (Bim) Vomano-Tordino di Teramo presentata dal capogruppo del M5s in Consiglio regionale, Riccardo Mercante, dal Consorzio dei Comuni Bim del Vomano e Tordino riceviamo e pubblichiamo.





LA NOTA COMPLETA

La proposta di legge regionale prospettata dal consigliere Mercante appare superflua, in quanto esiste già una legge regionale, la L.R. n. 25/2011, dove viene previsto (art.3) che lo scioglimento del BIM debba intervenire ad opera della maggioranza dei Comuni del Consorzio e sarebbe davvero singolare prospettare un diverso percorso legislativo.

Circa l’utilità dell’Ente, il consigliere Mercante forse ignora che, grazie all’azione intrapresa dal Consorzio, l’Enel ha pagato l’Imu e l’Ici sui propri impianti relativi alle annualità 2006-2011 per un totale di 4 milioni e mezzo di euro, tutti regolarmente confluiti nelle casse dei Comuni, e dal 2012 versa annualmente circa 800 mila euro l’anno: impensabile che un piccolo Comune montano potesse da solo raggiungere questi risultati! Inoltre, l’amministrazione di questo Consorzio è impegnata in prima linea in un’importante azione a livello nazionale per far sì che anche le spettanze Imu e Ici attualmente incassate dallo Stato tornino ai Comuni.

Tra le varie attività intraprese dal Consorzio Bim si ricordano: la recente realizzazione sul territorio dell’asilo nido più sicuro e all’avanguardia del Centro-Sud Italia per oltre 1 milione di euro (fondi raccolti grazie alla solidarietà della Federazione nazionale dei consorzi Bim a seguito del terremoto del 2009), la contrazione di mutui per la realizzazione diretta di opere pubbliche per un totale di quasi 7 milioni di euro e la programmazione per il 2015 di investimenti per oltre 1 milione di euro, il tutto su priorità segnalate dai Comuni, stante l’impossibilità per gli stessi di contrarre mutui, la promozione di importanti servizi sociali sul territorio (uno fra tutti: il servizio di telecardiologia che consente di salvare molte vite nei comuni dell’entroterra).

Si comprende facilmente che lo scioglimento del Consorzio, auspicato dal consigliere Mercante, andrebbe a marginalizzare ulteriormente le aree interne e comporterebbe per i Comuni l’onere del rimborso dei mutui contratti.

Per quanto concerne il costo dei 5 dipendenti della struttura (che annovera un ufficio stampa part-time istituito su espressa richiesta dei Comuni per erogare un servizio di informazione istituzionale in forma associata), esso è pari al 10% circa della spesa corrente, a fronte di un costo medio del personale dei Comuni di circa il 35-40% della spesa corrente.

In aggiunta si segnale che l’Ente non ha dirigenti, consulenti, collaboratori esterni e non ha contenziosi in essere, neanche in materia di lavori pubblici ed espropri.

Il Consorzio si sostiene solo grazie ai sovracanoni versati dall’Enel e, quindi, non grava in alcun modo sulla finanza pubblica e, di conseguenza, sulla collettività.

Si invita, pertanto, il consigliere regionale Mercante a visitare gli uffici del Consorzio, per meglio comprendere cos’è e cosa fa per il territorio.

Commenti da Facebook

RIPRODUZIONE RISERVATA
Download in PDF©


    Ti potrebbe interessare:

    ARTICOLI PIÙ VISTI: