SCUOLA: GLI ISTITUTI PROFESSIONALI AL PRIMO POSTO PER OPPORTUNITA’ LAVORATIVE

19 Settembre 2018 06:45

Regione - Cronaca

L'AQUILA – Ci sono gli istituti professionali in cima alla classifica delle scuole che danno più sbocchi lavorativi, con un 44,5% di ragazzi che trovano lavoro entro due anni, seguiti dagli istituti tecnici (35,4%), i licei psico-pedagogici (24,7%), i licei artistici (23,8%), i licei linguistici (22%) e i licei scientifici (13,8%).

Chiudono la classifica i licei classici (11%), ma è verosimile pensare che chi sceglie gli ultimi due indirizzi scolastici sia orientato a proseguire anche il percorso universitario.

È quanto emerge dall'analisi sulla condizione e il percorso occupazionale degli studenti diplomati in Abruzzo. Lo studio, di Andrea Loris Leonzio, coordinatore dell'Istituto di ricerca sociale e di economia del lavoro “Fratelli Pomilio” e responsabile scuola della Lega Abruzzo, è stato realizzato in base alle statistiche del Miur.





Secondo lo studio, in media, 4,4 ragazzi diplomati al liceo scientifico su cento, che si rivolgono al mondo lavoro, aspettano meno di un mese prima di trovare un impiego, secondo i dati del Miur incrociati con quelli del Ministero del lavoro; seguono i diplomati “classici” (3,8%), i tecnici e i professionali ex aequo (3,6%), i linguistici (3,4%), socio-pedagogici (2,9) e artistici (2,8). 

Per quanto riguarda la questione contrattuale, la prima assunzione per un giovane diplomato, è rappresentata dal classico contratto a tempo determinato (il 49,4% di chi trova lavoro entro due anni dal conseguimento del titolo è un precario). Solo il 6,1% è a tempo indeterminato. Seguono i tirocini formativi e i lavori intermittenti, un tipo di contratto che generalmente si ottiene in tempi più brevi. 

La prima esperienza di lavoro per i diplomati avviene nel settore dei servizi, dove ricade il 79,2% dei primi contratti attivati; tuttavia, nel settore dell'agricoltura più di un quarto delle assunzioni viene stipulato entro tre mesi dal conseguimento del diploma. La distribuzione dei contratti per settore di attività evidenzia la ristorazione al primo posto, anche se la maggior parte delle assunzioni è di breve durata e riguarda perlopiù diplomati in cerca di un'occupazione più coerente con il titolo di studio, oppure in attesa di iscriversi all'università. Una lettura del fenomeno confermata dalla diminuzione dei contratti, in questo settore di attività, tra il primo e il secondo anno dal diploma.

Per quanto concerne il voto, invece, sembra che non incida quanto ci si aspetterebbe. Solo il 3,03% dei diplomati con il punteggio massimo (100 e lode), ha trovato un lavoro a un anno dal conseguimento del titolo. Infatti, sono il 19,8% i ragazzi con voto 60 (il minimo sindacale) ad aver trovato un'occupazione nello stesso lasso temporale; seguono il 19% tra 61 e 70, il 15,3 tra 71 e 80, l'11,4& tra 81 e 90, l'8,6% tra 91 e 99, e il 5,8% di coloro che, come si suol,dire, “sono usciti con il 100”.





“Nel corso degli anni presi in esame – avverte Andrea Loris Leonzio – è diminuita la quota di studenti che ha scelto di lavorare e che, contestualmente, ha anche scelto di proseguire negli studi immatricolandosi in un'università italiana”.

Analizzando invece i dati attraverso le distinzioni di genere, i diplomati di sesso maschile risultano più occupati rispetto alle ragazze, con differenze di circa tre punti percentuali. Secondo i dati incrociati di Miur e Ministero del lavoro, nel 2010 risultava occupato il 19,4% di diplomati maschi, contro il 16,8% delle femmine.

“Occorre rimodulare l'alternanza scuola lavoro – sostiene Leonzio – in particolare le ore in funzione dei singoli indirizzi. Serve necessariamente ridisegnare una nuova filiera educativa che leghi a doppio filo alternanza e apprendistato a vantaggio di studenti e imprese. E facendo evolvere entrambi gli strumenti in chiave Industria 4.0. L'istruzione tecnica e professionale – conclude Leonzio – devono diventare un canale formativo pratico, che va collegato di più e meglio con la cultura e l'economia dei territori e con le aziende”.

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