SCUOLA: 600 STUDENTI IN CORTEO A CHIETI, ”PRETENDIAMO LA SICUREZZA”

di Rossella Papa

7 Novembre 2016 19:31

Chieti - Gallerie Fotografiche

CHIETI – In protesta per la sicurezza della scuola: 600 studenti del liceo Scientifico “Masci” di Chieti scendono in piazza e, alla fine, accettano di rientrare a scuola, sospendendo la rivolta

“Noi domani torniamo a scuola, ma sulla base di promesse. Se non saranno rispettate, torneremo a protestare”, è il messaggio agli enti.

Per gran parte dall’inizio dell’anno scolastico i ragazzi sono stati sistemati nelle aule del Seminario regionale di Chieti, dal momento che la sede principale della scuola è chiusa per lavori.

“Vogliamo certezze sulla situazione della succursale soprattutto per quanto riguarda la vulnerabilità di questa sede”, è il motivo del corteo di oggi, esposto da Giuseppe Morgante, uno dei candidati rappresentati d’Istituto.

Dopo i giorni di protesta dei giorni scorsi e l’incontro con un ingegnere teatino, Lucio Minnucci, a centinaia gli studenti, che già il 2 novembre avevano manifestato, sono scesi in corteo per le vie della città per reclamare sicurezza e sollecitare la burocrazia.





Il corteo, tra striscioni e altoparlanti, è partito circa alle 9 di questa mattina dalla sede della scuola, passando per le vie storiche della città: via Vernia, piazza Trinità, corso Marruccino, via Pollione e infine piazza San Giustino.

Secondo i piani di razionalizzazione delle sedi delle amministrazioni statali della città di Chieti, dopo alcuni tentennamenti che ipotizzavano l’assegnazione alla scuola media “ Vicentini”, la ex caserma Berardi è stata assegnata al “Masci”.

Un trasferimento che, però, risulta molto lento e lontano. È il motivo per cui gli studenti premono per la sicurezza della sede attuale. Vivere sicuri nell’attesa di un posto migliore è il loro reclamo.

Soste strategiche del corteo, come quella sotto la sede della Provincia, per sollecitare con un gesto concreto le istituzioni burocratiche a muovere le acque: “Vogliamo ottenere una sede unica, visto che l’edificio Berardi è stato assegnato al Masci”, prosegue Morgante.

“L’obiettivo è quello di velocizzare i tempi e di controllare gradualmente i lavori per evitare perdite di tempo, a oggi abbiamo ottenuto il certificato di vulnerabilità, ma non basta – rimarca ancora – Premiamo per avere dei lavori di adeguamento riguardo il piano di sicurezza, come per esempio porte antipanico e scale antincendio”.

I ragazzi, sotto la Provincia, hanno sollecitato le istituzioni, gridando ad alta voce: “Se ci toccano il futuro noi blocchiamo la città”.





Una delegazione di cinque studenti è stata ricevuta negli uffici dalla Provincia dal segretario generale dell'ente Angelo Radoccia e dal dirigente del settore.

“Abbiamo detto che vogliamo più controlli per la sicurezza, al di là delle verifiche speditive – racconta ad AbruzzoWeb Enrica Sigismondi, altra candita rappresentante del ‘Masci’ – e ancora vogliamo miglioramenti nel piano di evacuazione: mancano porte antincendio e scale, i lampadari sono mal fissati”.

La Provincia, da quanto racconta chi era presente, sembra aver recepito la protesta, spiegando che ci sono già fondi destinati ai controlli e che presto ci saranno sopralluoghi.

‘Stiamo protestando per avere delle migliorie a livello strutturale della scuola cioè una scala antincendio nuova e migliorata e delle porte antincendio migliori che ci diano più sicurezza – ha detto all'Ansa un altro degli studenti del ‘Masci’, Lorenzo De Flammineis – Questi sono lavori che si possono fare tranquillamente mentre noi siamo a scuola e che non richiedono molti soldi: i soldi li ha la Curia, sappiamo che li ha e li devono usare”.

“Vogliamo avere sicurezze anche sul nuovo edificio alla ‘Berardi’, dove in futuro andrà la nostra scuola: vogliamo che i lavori alla ex caserma siano controllati e siano veloci. Non vogliamo farci frenare dalla burocrazia, e vogliamo che i nuovi lavori siano i più veloci possibile per far sì che prima possibile il ‘Masci’ sia unito e stia insieme”.

“Ci è arrivato il documento di vulnerabilità della scuola – ha concluso De Flammineis – che di per sé è una grande cosa perché almeno sappiamo che la scuola può sopportare una scossa di magnitudo 4.2 Richter come quella avvertita a Chieti”.

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