CONVEGNO DI ABRUZZOWEB A L'AQUILA CON ESPERTI, MEDICI, POLITICI E SINDACALISTI. PROJECT FINANCING E CARENZA DI PERSONALE FANNO DISCUTERE

SANITA’ PUBBLICA ABRUZZESE SEMPRE PIU’ IN CRISI TRA INTERESSI PRIVATI E POCHE RISORSE

18 Novembre 2018 14:58

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L’AQUILA – “La Corte Costituzionale ha stabilito, partendo da un caso abruzzese, che di fronte a un diritto incomprimibile il pareggio di bilancio perde e il diritto incomprimibile vince. La speranza per salvare la sanità pubblica in Italia parte da qui”.

Così Francesco Carraro, avvocato e scrittore, relatore all’Aquila insieme al patrocinatore stragiudiziale Massimo Quezel del convegno, moderato dal giornalista e conduttore radiofonico di Radio L'Aquila 1 Vanni Biordi, “Sanità pubblica tra privati e austerity. Le bugie sullo ‘stato di salute’ del sistema sanitario nazionale e i rischi di un suo smantellamento”, organizzato dal quotidiano online AbruzzoWeb.it nella sala Rivera di Palazzo Fibbioni.

I due relatori hanno presentato il libro Salute S.p.a. La sanità svenduta alle assicurazioni. Il racconto di due insider, uscito a settembre per ChiareLettere.

Carraro ha fatto riferimento alla sentenza numero 275 del 2016 con la quale la Corte Costituzionale si è pronunciata su un problema sollevato dalla Provincia di Pescara “che si era trovata di fronte al no, per motivi di pareggio di bilancio, della Regione Abruzzo al rispetto della legge che prevedeva che lo stesso ente finanziasse al 50 per cento il trasporto a scuola dei bambini disabili. La Provincia di Pescara non si è arresa, ha portato il caso davanti alla Corte Costituzionale e quest’ultima ha sancito che di fronte a un diritto incomprimibile, il pareggio di bilancio perde e il diritto incomprimibile vince”,

“Nella sanità pubblica veniamo curati a prescindere dalla nostra storia clinica presente e passata. Nel mondo delle assicurazioni, invece, conta se siamo sani, belli, robusti, senza alcun tipo di patologia, altrimenti siamo dei clienti indesiderati e nessuno ti assicura”, ha tuonato Quezel.

“La sanità italiana è un’eccellenza mondiale – ha detto ancora – che nonostante i continui tagli e gli altri problemi che ha riesce sempre a primeggiare. E allora perché deve essere demolita, distrutta? Se guardiamo i numeri, negli ultimi dieci anni sono stati chiusi 175 ospedali che funzionavano benissimo, ci sono 70 mila posti letto in meno. Dagli anni ’80 ad oggi le Asl sono passate da 642 a 101. Per non parlare della fuga dei medici”.

Nel corso del convegno si è parlato anche del tema caldo dell’utilizzo del project financing, quindi dei fondi di privati, per costruire gli ospedali in Abruzzo.





“Quello del project financing è solo uno degli strumenti possibili per costruire gli ospedali, poi sta alla politica, che deve essere con la p maiuscola, non piegarsi agli interessi dei privati – ha dichiarato Guido Liris, sindaco dell’Aquila e dirigente medico della Asl 1 di Avezzano-Sulmona-L’Aquila – La politica, insomma, non può essere a libro paga dei privati. Serve, quindi, il ritorno della supremazia della politica. E si deve parlare pure dei contenuti di un ospedale, cioè del personale e delle strumentazioni. Se ci ritroviamo in ospedali innovativi ma senza un personale adeguato, sempre carente come numero e che è costretto a dei turni impossibili, i difetti del ‘circuito’ vengono fuori”.

Per Sara Marcozzi, consigliere regionale del Movimento 5 stelle, invece, “il project financing è un danno, le alternative ci sono e vanno usate. Perché la sanità deve continuare a restare pubblica, su questo non ci sono dubbi. Il problema della malasanità non è solo per i medici inadeguati, o per le cure sbagliate, ma soprattutto per le politiche clientelari, per gli sprechi, per i conflitti di interesse, basti vedere in Abruzzo gli imprenditori della sanità che sono anche editori”.

Secondo Mauro Febbo, consigliere regionale di Forza Italia, “se lo strumento del project financing funziona altrove, perché non dovrebbe funzionare da noi? L’importante è che ci siano il rischio di impresa per chi investe, altrimenti non ha senso, e il controllo pubblico. Ma un ospedale si può costruire anche con la cassa depositi e prestiti. Io, però, non sono preoccupato solo per questo. A me preoccupa, molto, il modello anglosassone di sanità, per cui si vuole eliminare il finanziamento pubblico per obbligare il cittadino a rivolgersi alle assicurazioni”.

Per Alessandro Grimaldi, segretario regionale dell’Anaao Assomed e direttore dell’Unità operativa di Malattie infettive dell’Ospedale “San Salvatore” dell'Aquila, “in Abruzzo siamo sotto di 42 milioni di euro per la spesa sul personale rispetto al tetto imposto dal governo. Per troppi anni abbiamo messo in atto troppe politiche restrittive e oggi il sistema sta saltando. Ed è saltato anche il sistema della formazione. Un dato su tutti: quest’anno, gli iscritti in Italia alla scuola di specializzazione di chirurgia sono 79. Un numero che non basterebbe a soddisfare le esigenze di Abruzzo e Marche. Di contro, ogni anno trecento giovani laureati partono e vanno all'estero. Il dramma della sanità italiana è questo. Non è stato previsto il disastro a cui stavamo andando incontro”.

Venanzio Gizzi, presidente nazionale di Assofarm-Farmacie Comunali e presidente dell’Unione Europea delle Farmacie Sociali, ha lanciato l’allarme sul settore delle farmacie territoriali.

“Attenzione alla farmacia svenduta alle multinazionali. Sappiamo che con la legge della concorrenza, da qui ai prossimi anni il sistema farmaceutico italiano territoriale può essere acquistato da cinque grosse multinazionali. Si va verso il modello di farmacia commerciale e non dei servizi e questo è estremamente pericoloso. Da questo punto di vista, l’Italia rischia di diventare come la Lituania, che da quindici anni a causa delle liberalizzazioni ha visto crollare il numero delle farmacie indipendenti, ormai solo il 10 per cento”.

“Da troppi anni – ha lamentato Carmine Ranieri, della Cgil – il sistema sanitario nazionale non viene finanziato a dovere. Siamo tra i Paesi d’Europa che spendono di meno sulla sanità, meno del 6,5 per cento del Pil. Una sanità che di anno in anno peggiora di qualità. Senza dimenticare la sanità di serie A e di serie B. Quando diciamo che il servizio sanitario nazionale è efficiente, dobbiamo dire che al centro-nord funziona meglio rispetto al centro-sud”.

Per Marco Fars, esponente di Prc-Sinistra europea “bisogna smetterla con le soluzioni ‘omeopatiche’. La sanità privata in Italia non è complementare. Non lo è perché deve fare profitto. Si deve proibire la sanità privata con i soldi pubblici e in Abruzzo, con inchieste tipo Sanitopoli, ne sappiamo qualcosa. E poi, va ripristinato l’articolo 81 all'origine, cioè va eliminata l’ideologia neoliberista, che governa l’Europa, dalla nostra Costituzione”.





Al convegno è intervenuto anche Vincenzo Traniello, del sindacato Cisl.

“Il sistema sanitario va mantenuto universale. Negli ultimi venti anni, purtroppo, la politica è entrata a gamba tesa nella gestione sanitaria. Siamo arrivati, col tempo, ai manager che hanno delle responsabilità gestionali, però, spesso, accade che gli stessi manager subiscono le incursioni barbariche non solo della politica regionale, ma pure locale, che va a distorcere il servizio sanitario regionale”.

“La gestione della riabilitazione è stata declinata di concessione totale al sistema privato – ha affermato Marco Valenti, docente dell’Università dell’Aquila e direttore del Centro di riferimento regionale per l’Autismo – ed è un grave problema che va assolutamente risolto. E si deve uscire dalla logica della politica che controlla e che fa programmazione. La politica fissa gli obiettivi di sfondo, poi la programmazione, la sanità, le cure, la riabilitazione, spettano ai rispettivi esperti. In tanti settori, inoltre, i soldi ci sono, ma si spendono male”.

“Avevamo un servizio sanitario perfetto – le parole di Antonio Felice, esponente regionale del Partito comunista – grazie alla riforma del 1978. Dalla riforma Bindi, però, si inverte tutto: si antepone, infatti, la risorsa economica al bisogno. Da quel momento, dunque, è venuta meno la riforma del servizio sanitario nazionale”.

Tra gli ospiti, ad allargare il campo a livello europeo è stato Alfonso De Amicis, esponente aquilano di EuroStop.

“Non si vuole andare a toccare il problema: la sanità deve essere pubblica o privata? Perché c’è stato questo passaggio da unità socio sanitaria locale ad azienda? Mettiamoci d’accordo, insomma, sulla sanità che vogliamo. E sapere che per finanziare la sanità pubblica bisogna rompere con l’Unione Europea del neoliberismo che ci governa”.

“Vengo a sapere che all’ospedale di Sant’Omero, in provincia di Teramo, il 60 per cento degli infermieri viene preso da una certa cooperativa etica – ha svelato Francesco Bizzarri, docente di Scienze motorie all'Università dell'Aquila presidente del Centro universitario sportivo (Cus) dell’Aquila, che ha lavorato per anni anche come medico assicurativo – con infermieri precari da anni che prendono uno stipendio decurtato di 250 euro. Con situazioni del genere, dove vogliamo andare a finire? In Abruzzo, poi, le due crisi regionali ci sono state quando dei presidenti sono andati a toccare la sanità privata”.

“Io sono innamorato dell’articolo 32 e guai a chi me lo tocca – ha concluso Milhem Chaled, del sindacato Nursind– anche se vengo da cinquemila chilometri. Il privato vuole solo ‘vendere gratis per guadagnare’”.

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