SANITA’: PAOLUCCI ”NESSUNO SCIPPO, ALTRO OSPEDALE MAGGIORE SOLO CON SCELTE FORTI”

di Alberto Orsini

8 Giugno 2016 17:22

Regione -

L’AQUILA – “Non c’è nessuno scippo all’ospedale dell’Aquila, nessuna chiusura di reparti, nemmeno tagli ai servizi, semmai ai primariati: non ci sto alla logica del campanilismo sulla riforma sanitaria, leggo prese di posizione che mi demotivano”.

Lo sfogo accalorato è dell’assessore regionale Silvio Paolucci, rintracciato da AbruzzoWeb per un chiarimento sul tema dell’ospedale cosiddetto “di secondo livello”, quello con specialità ed eccellenze maggiori.

Una struttura che, sulla base dei parametri della riforma nazionale del ministro Beatrice Lorenzin, sarà possibile realizzare solo unificando i presìdi di Chieti e Pescara, che distano 15 minuti tra loro, e non quelli di L’Aquila-Teramo, 40 minuti se va bene.

Si concretizza, insomma, lo scenario previsto da questo giornale fin da qualche mese fa, un unico ospedale maggiore in regione contro i due previsti, ma per l’assessore questa prospettiva non sarà una catastrofe, tutt’altro.

“L’ospedale di secondo livello è un distintivo – dice Paolucci – ma deve avere una prerogativa: deve fornire una risposta sui percorsi trauma, neuro e cardio in unico presidio, o in via temporanea in due vicini, nello stesso tempo o a brevissima distanza”.

“Chieti e Pescara possono riuscirci prima, è uno scenario in teoria più concreto – ammette Paolucci – ma nell’atto programmatorio è prevista anche l’ipotesi L’Aquila-Teramo attraverso uno studio di fattibilità”.





Per realizzare un altro ospedale maggiore, fa intuire Paolucci, ci sono solo due possibilità ed entrambe solleverebbero una rivolta nei rispettivi territori di riferimento: spostare all’Aquila la Cardiochirurgia teramana oppure a Teramo la Stroke unit aquilana. Un pandemonio.

“Ma sulla costa prima o poi dovrà accadere lo stesso – rileva l’assessore – La Cardio dovrà andare da Chieti a Pescara oppure la Stroke da Pescara a Chieti: il percorso per l’ospedale di secondo livello parte prima sulla costa, ma voglio proprio vedere che cosa succederà quando dovranno prendere prima una decisione di questo tenore”.

E non sarà il megaospedale a metà tra i due capoluoghi costieri voluto dal presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, a risolvere i problemi facendo da asso pigliatutto.

“Il megaospedale – ricorda l’assessore – sarà per 400 posti letto, per essere da solo un presidio di secondo livello dovrebbe averne 1.000! Anche con istruttoria positiva, quindi, prosegue, sarà inevitabile avere la necessità di ospedali due”.

Secondo Paolucci, in conclusione, “in questa vicenda è tutta tecnica sanitaria, non c’entra la politica. Le stroke di secondo livello sono L’Aquila e Pescara, le Cardiochirurgie Teramo e Chieti. Solo se si andasse a toccare questo equilibrio dovrebbe metterci le mani la politica”.

IL DOCUMENTO: UN SOLO OSPEDALE MAGGIORE

C’è un solo “ospedale maggiore” possibile in Abruzzo, del tipo con i migliori reparti e specialità, ed è quello che potrebbe nascere dalla fusione tra i presìdi di Chieti e Pescara.

Escluso, invece, lo “spezzatino” di un secondo ospedale maggiore tra L’Aquila e Teramo, per motivi prima di tutto geografici, insomma le due città sono troppo distanti per unirsi.





Uno scippo epocale portato a termine dal centrosinistra in Regione nell’assoluto silenzio della politica aquilana.

Lo scriveva AbruzzoWeb a febbraio, anticipando la mappa dei tagli ai reparti previsti dallo “tsunami” del decreto Lorenzin, che opera tagli generalizzati alla sanità italiana trasformandola una volta per sempre dal servizio pubblico per i cittadini in azienda che deve produrre utili.

Lo conferma l’edizione di oggi del quotidiano Il Messaggero, parlando di un “atto programmatorio della Regione che è già pronto e arriverà sul tavolo del ministero la prossima settimana”.

Secondo il documento, l’unione caldeggiata tra L’Aquila e Teramo sarebbe impossibile perché “i due presìdi ospedalieri sono a una distanza tale da non rispondere alle esigenze delle patologie tempodipendenti”.

Perché un ospedale possa essere di classificato di secondo livello, d’altronde, è necessario che il “percorso stroke” (cioè ictus e neurochirurgia), quello cardiochirurgico e quello trauma devono essere insieme o massimo 15 minuti di distanza. Chieti-Pescara soddisfa il requisito, l’altra unione no.

L’Aquila avrà almeno un contentino: la sede legale dell’Azienda sanitaria unica (Asu), pure questo già anticipato da AbruzzoWeb, ma solo se e quando si realizzerà la fusione delle quattro attuali, cioè verosimilmente a fine legislatura regionale, questo per rimandare al massimo guerre campanilistiche in maggioranza. Teramo, neanche quello.

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