SANITA’: DA REGIONE CANAGLIA CON DEBITI MILIARDARI ALLA FINE COMMISSARIAMENTO

di Alberto Orsini

19 Aprile 2016 10:24

Regione -

L’AQUILA – Dalla vergogna di essere una delle sei “Regioni canaglia” d’Italia, con le tasse sparate al massimo a forza per risanare la bellezza di 4 miliardi di euro di debito della sanità, all’uscita dal commissariamento.

Questa la parabola, durata formalmente quasi 9 anni, ma cominciata molto prima e destinata comunque a proseguire con riorganizzazioni e riforme, chiusure di reparti e interi ospedali e costruzione e riunificazione di nuovi presìdi sanitari, che ora potrebbe concludersi.

Un percorso che ha attraverso tre Giunte regionali, Del Turco, Chiodi e D’Alfonso, condito, sia con il centrosinistra che con il centrodestra, da tagli generalizzati al servizio, per trasformarlo in un’azienda e far quadrare i conti, polemiche politiche e indagini giudiziarie.

L’odissea sanitaria continua: il Piano di riorganizzazione è tuttora in corso di rifinitura e ha già visto una serie di polemiche per il ridimensionamento di intere strutture o di reparti nodali. In corso rimane, ma se ne riparlerà a fine legislatura, anche la procedura legislativa per creare una sola azienda sanitaria, la Asu, ipotesi che ha scatenato polemiche bipartisan.

La Regione Abruzzo ha siglato il Piano di rientro con il governo il 6 marzo 2007.

Poco più di un anno e il percorso è stato funestato dall’arresto del governatore, Ottaviano Del Turco, il 14 luglio 2008, assieme ad assessori e consiglieri, con l’accusa di tangenti nell’ambito di un’inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica di Pescara sulla gestione della sanità di iniziativa privata. Il processo è atteso dall’ultima parola in Cassazione nei prossimi mesi dopo due condanne in primo grado e Appello.

Solo 8 giorni dopo quelle manette eccellenti che hanno fatto tremare l’Italia, nella verifica del 22 luglio 2008 l’Abruzzo è stato bocciato e si è avviata la procedura di diffida, ai fini del commissariamento, non essendo stati raggiunti gli obiettivi prefissati di riduzione del rosso.





Il Consiglio dei ministri, con una delibera dell’11 settembre 2008, ha nominato Gino Redigolo commissario ad acta, sostituito dal 12 dicembre 2009 dal nuovo presidente della Regione, Gianni Chiodi, eletto dopo le elezioni anticipate.

Nel 2010 il primo provvedimento drastico: le Asl sono passate da 6 a 4, fondendo quelle di Avezzano e Sulmona con l’azienda dell’Aquila. In questo quadro si è incardinato il polemico utilizzo per altri scopi dei 60 milioni di euro giunti dall’assicurazione per la ricostruzione dell’ospedale San Salvatore del capoluogo, dopo il crollo nel terremoto del 6 aprile 2009, deciso da Giancarlo Silveri, manager voluto da Chiodi e rimasto in carica fino a fine 2015.

Sempre Chiodi, nel 2011, ha annunciato per la prima volta la chiusura in pareggio di un’annualità dei conti sanitari.

Ad affiancare Chiodi vari subcommissari, a partire da Giovanna Baraldi, in carica dal gennaio 2010. Con lei anche per un breve periodo anche Giancarlo Rossini, poi rinunciatario.

Un impegno al risanamento forse perfino eccessivo: nell’agosto 2014 Chiodi e Baraldi sono stati indagati per falso, violenza privata e abuso d’ufficio, per avere, secondo le accuse ancora da dimostrare, costretto a firmare contratti di prestazione di assistenza ospedaliera con la Regione, pena il congelamento della procedura dei pagamenti dei crediti pregressi e ordinari, ai titolari delle cliniche private dai quali è partita la denuncia, allo scopo di centrare a ogni costo il ridimensionamento dei tetti di spesa.

Dopo 2 anni di lavoro, nell’aprile 2012 la Baraldi ha lasciato l’Abruzzo accettando un incarico in Piemonte. Il governo, in sostituzione, ha nominato Giuseppe Zuccatelli e Ugo Zurlo.

La gestione commissariale il 9 ottobre 2013 ha approvato il Programma operativo 2013-2015, integrato e quindi approvato dal governo.

A seguito delle elezioni regionali del 25 maggio 2014, nel luglio successivo il nuovo governatore, Luciano D’Alfonso, è subentrato a Chiodi nel ruolo.





D’Alfonso ha annunciato, un mese più tardi, di volersi avvalere della procedura di uscita dal commissariamento. Sia lui che l’assessore al ramo Silvio Paolucci hanno più volte annunciato la data di uscita, fin qui, però, sempre rimandata.

Nel novembre 2015, per la prima volta il ministero della Salute ha certificato la piena adempienza agli obiettivi di salute misurabili attraverso i Livelli essenziali di assistenza (Lea) con un punteggio ritenuto ottimo di 160 (nel 2013 era a 150 e nel 2009 a 122).

Secondo alcune cifre riferite da Chiodi nel 2012 in tribunale a Pescara come testimone dell’accusa nel corso del processo “sanitopoli” a Del Turco, si è passati dai 500 milioni di euro di debito registrati alla fine del 2000, ai 4 miliardi di euro nel 2008.

A far crescere il debito, ricoveri e prescrizioni dei farmaci inappropriati, ospedali doppioni. Chiodi ha sottolineato che il commissariamento è stato, quindi, frutto di una destinazione del fondo sanitario per “scopi diversi” da quelli previsti. Dal 2004 al 2007, sarebbero stati utilizzati per “scopi diversi” 528 milioni di euro.

Legate sempre ai debiti della sanità ci sono le due cartolarizzazioni da oltre 800 milioni di euro del rosso che hanno portato a un’inchiesta giudiziaria precedente a quella di Del Turco, quella degli scandali alla Finanziaria regionale (Fira).

Il suo ex presidente, Giancarlo Masciarelli, condannato, ha spiegato che già tra il 2001 e il 2003 la Regione Abruzzo era in uno ‘stato pre fallimentare’, con un debito di circa 1 miliardo 400 milioni che andava sanato.

Per questo motivo, sempre secondo Masciarelli, si giunse alla decisione “di chiudere l’indebitamento attraverso operazioni di cartolarizzazione dei crediti e cartolarizzazioni immobiliari”.

Un percorso tormentato: prima dell'arrivo di Del Turco, la precedente Giunta di centrodestra di Giovanni Pace aveva avuto ben cinque assessori diversi alla Sanità in cinque anni.

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