VERTICE CON D'ALFONSO, I TERAMANI E ALTRI RIBELLI PRONTI A NON VOTARLA

SANITA’: ASL UNICA NELLA FINANZIARIA, IL BLITZ DI PAOLUCCI SCATENA LA RIVOLTA

12 Dicembre 2015 21:00

Regione -

L’AQUILA – L’assessore regionale alla Sanità e al Bilancio Silvio Paolucci prova a prendere due piccioni con una fava inserendo l’istituzione dell’azienda sanitaria regionale unica come emendamento alla prossima finanziaria e si scatena la rivolta nel centrosinistra, con numerosi consiglieri e assessori che minacciano di non votare durante la sessione di bilancio facendo saltare il banco.

Una “fronda” capeggiata dai teramani, rappresentanti di un territorio che rischia di essere quello più penalizzato dalla sequela di accorpamenti varati dagli organi nazionali e regionali per condurre una caccia al risparmio i cui esiti sono tutti da verificare.

Alla fine deve intervenire il governatore, Luciano D’Alfonso, che media tra una precipitosa retromarcia e una unificazione delle quattro Asl attuali che, comunque, si farà.

A meno che non vada in porto il clamoroso piano B: quello di mantenere quattro aziende separate, centralizzando gli acquisti e l’edilizia, ovvero i capitoli più succosi, e relegare i manager provinciali a occuparsi “solo” di reparti, posti letto e personale.

Nei giorni scorsi si è svolto un lungo incontro tra D’Alfonso e il capogruppo dem in Consiglio regionale, Sandro Mariani, proprio nella tana del lupo, a Teramo. Vertice al quale, in un secondo momento, si è aggiunto anche Paolucci.

A presidente e assessore è stato spiegato che una decisione così epocale dagli effetti così imprevedibili come la riunificazione delle Asl e non può essere inserita con un colpo di mano, ma va concordata, metabolizzata, discussa, ritoccata e, alla fine, votata.





Mariani ha parlato sia a titolo personale sia, soprattutto, a nome di tanti altri della maggioranza: i democratici Donato Di Matteo, Pierpaolo Pietrucci e Luciano Monticelli, quest’ultimo il “solito ribelle” come d’altronde Andrea Gerosolimo e Mario Olivieri di Abruzzo civico, e ancora Maurizio Di Nicola di Centro democratico e forse anche qualcun altro.

Alla fine la questione è stata demandata al vertice di maggioranza che di solito si tiene di lunedì ma che, stavolta, avrà un argomento in più, e spinosissimo, all’ordine del giorno, con previsioni di burrasca e rischio anche di risse se le posizioni resteranno inconciliabili.

Anche perché una decisione sulle Asl va presa, visto che ora vivono una fase di stallo totale e la Regione è di fronte a un bivio in cui o imbocca con decisione la strada della riunificazione o si decide a scegliere nuovi direttori generali per le aziende attuali.

Lo scorso maggio a Chieti Francesco Zavattaro è andato via in polemica con D’Alfonso ed è stato annunciato che nessuno lo avrebbe sostituito perché l’accorpamento era alle porte, ma il facente funzioni Pasquale Flacco non potrà andare molto a lungo ancora avanti nell’incertezza.

L’Aquila perderà dal prossimo 31 dicembre il direttore degli ultimi 6 anni, Giancarlo Silveri, anch’egli nominato dal centrodestra e con qualche ruggine di troppo accumulata con la classe dirigente del centrosinistra cittadino, ma anche con la nuova maggioranza in Regione.

La falla più recente, infine, si è aperta a Pescara dove Claudio D’Amario, in sella dal 2009, è stato nominato pochi giorni fa dal Consiglio dei ministri sub commissario alla sanità della Regione Campania.

Resta così più o meno saldamente in sella il solo Roberto Fagnano a Teramo, ma chissà quanto con queste prospettive.





Anche perché, secondo quanto si apprende, al di là dell’intempestivo tentativo di concretizzazione, il progetto di Asl unica di per sé è in uno stato molto avanzato.

Addirittura circola già, tra i futuri, possibili sub commissari della Asl unica, che saranno tematici e non geografici, il nome di Paolo Menduni, ex manager all’Aquila e a Caserta che ora già collabora gratis con D’Alfonso tra i cosiddetti “quattro saggi”.

Ma viste anche queste difficoltà e gli equilibri sottilissimi in gioco, a farsi strada è anche l’altrettanto clamoroso piano B del mantenimento di quattro, distinte entità aziendali, con regista sempre D’Alfonso.

Se le Asl rimarranno quattro, però, verranno svuotate di alcuni importanti poteri e saranno centralizzati, in particolare, gli acquisti e l’edilizia sanitaria.

D’Altronde, da quando, a febbraio, ha chiesto ai manager di sospendere le procedure di acquisto di beni e servizi, D’Alfonso non ha mai creato una centrale unica di acquisto, e ora, secondo quanto si apprende, starebbe inviando ai manager veri e propri “ordini” su carta intestata del commissario per invalidare gare e bandi in essere.

Dalle Asl si fa notare come nelle sue veline D’Alfonso segnali aspetti estremamente tecnici delle gare che, di norma, sarebbe anomalo che siano note a un commissario di origine politica.

E le Asl, nella loro autonomia, al diktat dalfonsiano rispondono picche. (alb.or. – b.s.)

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