VIAGGIO NEL CRATERE/3: IL SINDACO NUSCA: ''CHIODI SIA PIU' DECISIVO''

ROCCA DI MEZZO, IL GUAIO SECONDE CASE

15 Agosto 2010 10:57

L'Aquila -

A quasi un anno e mezzo dal terremoto del 6 aprile 2009, AbruzzoWeb ha lanciato un ciclo di interviste che ha l’ambizioso obiettivo di toccare uno a uno tutti i Comuni che fanno parte del “cratere sismico”, la porzione di territorio abruzzese segnata dal sisma, intervistandone i sindaci.

Un Viaggio nel cratere, così viene chiamata la rubrica, che vuole mostrare ai lettori uno spaccato più ampio possibile delle complesse difficoltà ma anche degli input positivi con cui amministratori di territori molto diversi tra loro si trovano a che fare. Dopo Villa Sant’Angelo, arriviamo a Rocca di Mezzo.

di Giorgio Alessandri

Prosegue il nostro “viaggio nel cratere”, per conoscere quali problematiche e criticità, ma anche progetti e prospettive insistono nei comuni colpiti dal terremoto del sei aprile 2009. Questa volta il nostro viaggio arriva a Rocca di Mezzo, dove ad attenderci c’è il sindaco Emilio Nusca (nella foto).

Qui il terremoto, fortunatamente, non ha fatto vittime, ma ha causato serissimi danni a immobili, sia pubblici sia privati, di cui moltissime seconde case. Un grande problema per una zona che, tanto d’inverno quanto d’estate, trova nel turismo una delle fonti di indotto economico maggiori.

Quali sono stati, nel dettaglio, i danni del 6 aprile 2009?

Premettendo che è una vera fortuna non aver dovuto fare i conti anche con le vittime, nel Comune di Rocca di Mezzo ci sono 1.600 case inagibili, 300 di residenti e 1.300 appartenenti a proprietari che vivono in altre città, prevalentemente Roma. Senza contare gli edifici pubblici come scuole e chiese. Su un patrimonio edilizio di 9.000 unità la percentuale degli immobili danneggiati è impressionante.





Com’è stata affrontata l’emergenza abitativa e la gestione degli alloggi?

Non ci siamo fatti prendere dalla frenesia e abbiamo cercato di trovare la soluzione più utile. Ho inviato lettere a tutti i proprietari di seconde case, agibili ovviamente, per chiedere di metterle a disposizione della popolazione e di quanti ne avessero bisogno. Già ad agosto 2009 avevamo pianificato l’organizzazione degli alloggi. Potendo contare su tanti immobili, ho ritenuto non fosse utile la realizzazione dei Map (Moduli abitativi provvisori): siamo l’unico Comune a non averli richiesti.

C’è stata una grandissima solidarietà e tutti i proprietari di seconde case agibili non hanno avuta nessuna remora: hanno ospitato sia i cittadini di Rocca che gli aquilani, circa 1.500 in tutto. Ancora oggi ci sono una quarantina di famiglie del capoluogo, mentre altri, pochi in realtà, sono in albergo.

Qual è la problematica più complessa, parlando di ricostruzione?

È necessario riparare tutte le seconde case lesionate, per la maggior parte in centro storico, completamente vuoto e inagibile. Le seconde abitazioni per lo più appartengono a persone che vivono a Roma e che le utilizzavano per tornare nel weekend. Il fatto che molti non siano portuti tornare ha influito pesantemente sull’economia locale e sull’indotto. Fare una valuazione dei danni è difficile, sicuramente non meno di 100 milioni di euro, forse 200, ma tutto è legato alla mancata riparazione delle prime case classificate “E”.

Qual è l’emergenza più impellente?

Sicuramente il lavoro, per un territorio come quello dell’Altopiano delle Rocche, dove sempre l’economia è stata incentrata sul turismo. Lo scorso anno c’è stato un calo inevitabile e fisiologico, ma occorre una strategia complessiva dei territori. Noi stiamo facendo la nostra parte.

Cosa vorrebbe dire al commissario per la ricostruzione Gianni Chiodi?

Capisco quanti e quali problematiche possa avere, ma ritengo che una maggiore organizzazione della Struttura tecnica di missione sia necessaria. E aggiungo, meno male che c’era il coordinatore Gaetano Fontana. La struttura è formata ora da tre persone, dovebbero essercene 30, 15 ministeriali e 15 scelti per concorso.

Se la struttura fosse al completo si eviterebbero certe “invasioni”, come quella della Provincia dell’Aquila in materia di pianificazione e di ricostruzione. È stata costruita una governance istituzionale con Chiodi e Fontana, superando ogni interesse di parte. Con il decreto 3 è stato istituito il tavolo dei piccoli Comuni, si è pensato alla creazione delle aree omogenee, è stata fatta la perimetrazione dei centri storici. Il sottoscritto coordina i sindaci dei piccoli comuni, e pertanto conosce bene tutti i passaggi che si sono intervallati in questi mesi. Come me tutti dovrebbero conoscere le linee guida per il cratere. Stando così le cose, il commissario Chiodi dovrebbe essere forse maggiormente incisivo in alcune scelte cruciali: sono conscio della delicatezza della questione, intendiamoci, ma un commissario non può essere accondiscente con tutti.





Quali sono le prospettive per Rocca di Mezzo?

Come ho detto prima: il turimo deve essere il volano dell’intero comprensorio delle Rocche. Abbiamo terminato il primo tratto della pista ciclabile panoramica (30 chilometri in tutto), da Ovindoli a Rovere, che abbraccia gli scorci più suggestivi dell’Altipiano. I turisti che l’hanno percorsa sono rimasti entusiasti, un successo quasi inaspettato.

Ho sempre in mente il progetto per la realizzazione del campo da golf per dare impulso a un certo tipo di turismo di qualità che sicuramente porterebbe sviluppo per le Rocche. Ci sono i progetti per lo sci del fondo e della “casa del Papa”, che dopo la visita di Benedetto XVI potrebbe avere un’accelerazione. C’è poi la questione relativa al collegamento tra Ovindoli e Campo Felice, per formare un unico grande comprensorio: speriamo che la Provincia velocizzi l’iter per lo studio di fattibilità.

LE ALTRE TAPPE DEL VIAGGIO:

1/FOSSA

2/VILLA SANT’ANGELO

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