L'INDAGATO AD ABRUZZOWEB ''NON HO SEGRETI'' IL LEGALE ''I RISCHI? POLITICI''; SINDACO: ''CLIMA DI TENSIONE'' CONSIGLIERE PD: ''VICENDA ALL'AMATRICIANA''

RICOSTRUZIONE: TANCREDI INTERCETTATO, ”PARLERO’ DI CIALENTE E PIETRUCCI”

di Alberto Orsini

24 Ottobre 2015 14:27

L'Aquila - Cronaca

L’AQUILA – “A questo punto incomincio a dire. Mi diranno perché non l’ho detto finora. Non l’ho detto perché non volevo fare cascare l’amministrazione comunale e perché me li devo riservare come testimoni Cialente e Pierpaolo Pietrucci”.

Hanno suscitato un polverone mediatico le nuove intercettazioni telefoniche che citano i massimi vertici del Comune dell’Aquila, il sindaco, Massimo Cialente, e il consigliere regionale del Partito democratico, Pierpaolo Pietrucci, suo ex capo di gabinetto, che hanno reagito con fortissime smentite di ogni accostamento.

Intercettazioni arrivate dopo la chiusura dell’inchiesta “Redde Rationem” della procura della Repubblica, figlia della precedente “Do ut des” su tangenti negli appalti ad affidamento diretto dei puntellamenti da 500 milioni, e che spuntano fuori in un momento processuale delicato, con tante inchieste palesate e annunciate sulla ricostruzione, e anche quando è già ai primordi la campagna elettorale per le elezioni comunali 2017.

Risale allo scorso luglio la dichiarazione telefonica, pubblicata dal quotidiano Il Messaggero, dell’ex consigliere comunale dell’Aquila di centrodestra, Pierluigi Tancredi, incaricato nel 2009, per due giorni, di gestire i puntellamenti post-sisma dal centrosinistra, prima di mollare l’incarico per una rivolta cittadina condotta via sms, e sospettato di aver comunque pesantemente manovrato le operazioni come broker al di là degli incarichi formali, prima e dopo aver lasciato il seggio in aula consiliare che occupava all’epoca del terremoto.

L'interessato rilascia una brevissima dichiarazione a questo giornale, “non ho segreti” e affida i chiarimenti all'avvocato Maurizio Dionisio che spiega che i rischi ipotizzati per Cialente fossero “solo politici”.

Una fase convulsa, quella del post-sisma, in cui, come ricostruito anche a freddo, era in corso un tentativo, miseramente fallito, di allargare la maggioranza formando una Giunta di “salute pubblica” che, in nome della ricostruzione, unisse centrodestra e centrosinistra per il bene della città. Un “aborto” con la sola nomina di Tancredi, peraltro per meno di 48 ore, e dell’assessore alla Ricostruzione dei beni culturali Vladimiro Placidi, indagato pure lui in “Do ut des”.

Dichiarazioni-bomba, queste ultime di Tancredi, che stanno facendo parlare la città e che, però, appena profferite non sono state seguite dai conseguenti atti di indagine che sarebbero dovuti venire se la procura le avesse ritenute attendibili: una nuova convocazione dell’indagato Tancredi, e chiamate anche per gli stessi Cialente e Pietrucci, quantomeno come persone informate sui fatti.

A oggi, invece, non risultato filoni giudiziari che li coinvolgano sul grande tema dei puntellamenti, per il quale Cialente ha una sicura responsabilità politica, quella della nomina di Tancredi, dalla quale pure ha tentato di sgravarsi, mentre Pietrucci è rimasto all’esterno.

Anzi, secondo quanto si è appreso, al momento a essere aggravata c’è solo la posizione di Tancredi, come comunicato dai pm all’atto della chiusura delle indagini.





La frase è spuntata nell’ambito della seconda delle due inchieste che, nel giro di un anno e mezzo, hanno visto finire per due volte Tancredi ai domiciliari.

Già detenuto in casa nel gennaio 2014 per corruzione nell’ambito dell’inchiesta “Do ut des” con 5 arresti domiciliari, lo scorso luglio è infatti finito nuovamente indagato assieme a 4 imprenditori con l’imputazione, tra le altre, di estorsione, nell’ambito del nuovo filone “Redde rationem”, accusato di aver chiesto soldi in cambio del silenzio con i pm sulle responsabilità dei suoi sodali in quel sistema corruttivo.

Il quadro delle misure cautelari è stato comunque poi modificato dalle decisioni del tribunale del Riesame.

Almeno ufficialmente, parlando al telefono con il figlio Francesco, non indagato, peraltro senza neanche poterlo fare visto il regime di detenzione, Tancredi non era a conoscenza di essere intercettato.

Ma visti anche i precedenti, con diffusione già avvenuta di sue dichiarazioni, si può realisticamente ipotizzare che quantomeno lo sospettasse.

Bisogna anche ricordare il ‘cambio di strategia’ comunicativa dovuto all’alternarsi di due legali ad assistere l’ex assessore di centrodestra degli anni Duemila: dapprima, con Maurizio Dionisio, dichiarazioni a conferma di voler “vuotare il sacco”, a qualsiasi costo, per recuperare onorabilità e non passare come unico capro espiatorio del presunto “sistema L’Aquila”.

Più avanti, con l’affiancamento di Antonio Milo, una strategia più prudente e con meno annunci-bomba.

“L’ho detta, l’ho riferita al mio avvocato che lo sapeva”, continua Tancredi in riferimento alle omesse dichiarazioni. “E mo’ lo vedessero loro com’è che Pietrucci sapeva queste cose e soprattutto perché stava così. Stavolta scrocchio a quattro mani”.

A scrocchiare, ovvero a picchiare duro, sono soprattutto, nelle repliche affidate a note stampa e ai social, i due diretti interessati.

“Questo clima di tensione è legato alle prossime elezioni – dice Cialente in un passaggio-chiave della sua lunga nota – È partito in anticipo, e vede molti protagonisti in campo, con interessi trasversali, a volte opposti. Una macchina del fango, tesa a riportare a galla interessi e gruppi che a fatica la città sta cercando di arginare. Ci può stare, fa parte di un gioco che in Italia ormai si pratica in dispregio sia dei diritti costituzionali, sia di regole e norme stringenti, anche con complicità pesanti ed impensabili”.





Quanto a Pietrucci, con una nota stringata afferma che “è una vicenda assurda, fuori dal mondo, la definirei all’amatriciana. Ho dato già mandato al mio legale di promuovere ogni azione necessaria a tutelare la mia immagine e il mio decoro”.

In “Do ut des” ai domiciliari sono finiti gli ex assessori Pierluigi Tancredi e Vladimiro Placidi, la collaboratrice del primo Daniela Sibilla e il funzionario Pasqualino Macera, indagati a piede libero l’ex vice sindaco dell'Aquila, Roberto Riga, il dirigente Mario Di Gregorio, il progettista Fabrizio Menestò (scagionato da alcune accuse) e l’imprenditore Daniele Lago.

In “Redde Rationem” ai domiciliari sono finiti Pierluigi Tancredi e gli imprenditori Maurizio Polisini, Andrea Polisini, Mauro Pellegrini e Giancarlo Di Persio. Il faccendiere Nicola Santoro ha avuto le misure dell'obbligo di firma e di dimora. Gli indagati a piede libero sono invece 13: Roberto Scimia, Roberto Arduini, Michele Giuliani, Tommaso Aquilani, Pulcheria Mele, Ciro Scognamiglio, Simonetta D’Amico, Antonio Lupisella, Mario Di Gregorio, Carlo Cafaggi, Giuseppe Galassi, Concetta Toscanelli e Daniela Sibilla.

TANCREDI: ''NON HO SEGRETI'' DIONISIO: ''RISCHI POLITICI''

“Non ho segreti”.

È questa l’unica verità che affida ad AbruzzoWeb l’ex consigliere comunale dell’Aquila Pierluigi Tancredi, coinvolto in due inchieste giudiziarie sulla ricostruzione post-sisma in un anno e mezzo, “Do ut des” e “Redde Rationem”, e finito oggi al centro di intercettazioni telefoniche pubblicate nell’ambito della seconda che chiamano in causa il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, e l’ex capo di gabinetto e oggi consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci.

Tancredi non ha voluto rilasciare altre dichiarazioni, preferendo affidare chiarimenti ulteriori sull’accaduto a uno dei suoi legali, Maurizio Dionisio.

“La notizia che si evince dalla intercettazione riportata sulla stampa tra il mio cliente Pierluigi Tancredi e il figlio non ha grande rilevanza sopratutto penale – spiega Dionisio – Non riguarda assolutamente le opere di messa in sicurezza o puntellamenti ed è stata puntualmente riferita dal mio cliente in fase di interrogatorio di garanzia”.

Inoltre, secondo Dionisio, l’intercettazione “non riguarda assolutamente il sindaco Cialente che ne è distinto e distante al punto di non esserne neppure a conoscenza. Se deve essere ulteriormente chiarita – annuncia – Tancredi è disponibile a farlo al momento e nelle sedi opportune”.

“Il mio cliente ribadisce e spero in modo definitivo di non aver alcun segreto che riguardi il sindaco o altri. I possibili rischi ipotizzati dal Tancredi per l’amministrazione erano esclusivamente di natura politica e non giudiziaria”, conclude. (alb.or.)

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