RICOSTRUZIONE, SERTECH ANNUNCIA RIAVVIO LAVORI, RESTANO LE OMBRE

29 Gennaio 2016 08:28

L'Aquila -

L'AQUILA – La Sertech non molla e annuncia, tramite una lettera, che dal primo febbraio ricominceranno i lavori di ricostruzione nell’aggregato Il Grifo, in piazza Santa Giusta, in pieno centro storico dell’Aquila, e promette che saranno conclusi nel marzo 2017.

Una lettera che riaccende la speranza degli inquilini, ma non sgombra il campo ai dubbi, dopo il clamoroso blocco dei lavori avvenuto a novembre per “mancanza di liquidità” da parte della ditta veneta di Mirano, non solo nell’aggregato il Grifo, ma in altri 11 cantieri rimasti al palo nel capoluogo, per un valore di circa 10 milioni di euro.

Appalti che la Sertech ha ereditato, prima che subentrasse il divieto di cessione di appalti della ricostruzione e di rami di azienda, dalla Palomar altra ditta veneta già impegnata nel Mose in crisi, nell’aprile 2015.

Solo l’ultimo di un passaggio di consegne, sempre ratificato dalla maggioranza dell’assemblea, visto che a sua volta la Palomar era subentrata alla Consta spa di Padova, aveva a sua volta rilevato gli appalti daConsta consorzio stabile. Il passaggio da Consta a Palomar, era stato contestato da una parte molto minoritaria dei condòmini, ma la Palomar arrivò a diffidarli all'autorità giudiziaria.





In nessuno dei passaggi è stata presa in considerazione dalla maggioranza dell’assemblea dei condomini, l’ipotesi di affidare i lavori ad altre ditte.

Comprensibile dunque la preoccupazioni tra chi, tra le centinaia di abitanti degli aggregati della Sertech, chiede ora garanzie sull’affidabilità dell'azienda, e sul fatto se sussistano ancora i requisiti minimi previsti dal Decreto enti locali dell’agosto 2015, che al famoso articolo 11, considera obbligatori per le ditte che vogliono lavorare alla ricostruzione la regolarità contributiva, la solidità finanziaria, l’assenza di contenziosi aperti.

Torna attuale più che mai anche la proposta fatta in primis da Paolo Tella, presidente del Consorzio etico L’Aquila 2009 e componente del direttivo della Cna, di un meccanismo che garantisca un maggiore controllo preventivo sull’operato delle assemblee dei condòmini, visto che a loro spetta la scelta delle ditte, ma i soldi sono pubblici.

L'amministratore delegato della Sertech Jacopo Silva, che Abruzzoweb ha invano tentato di contattare, per avere delucidazioni in merito, in una nota pubblicata dal quotidiano Il Centro, ha annunciato “di aver in parte risolto i problemi che hanno portato al blocco totale dei lavori”, e di essere “un’azienda seria e solida”.

Tanto che attraverso Palomar, “ha rilevato il ramo d’azienda di Consta, specializzato nell’antisismica prendendosi carico di tutto il qualificato management, le maestranze, le attrezzature, l’uso dei brevetti, salvando 100 posti di lavoro”.





Nessun meccanismo di “scatole cinesi”, o meglio “venete”, come qualcuno ha ironizzato, ma un normale seppur complesso “processo di riorganizzazione aziendale avviato per adeguare la struttura societaria alle nuove prospettive del mercato”. E infine Da Silva conferma che la Sertech è pronta a riavviare tutti i cantieri lasciati al palo, non solo quello di piazza Santa Giusta.

Tella, allargando lo sguardo oltre il caso Sertech, ribadisce la necessità di istituire, presso il Comune dell’Aquila o anche presso gli uffici speciali della Ricostruzione, una sorta di stanza di compensazione, un organo di controllo super partes del processo decisionale della ricostruzione privata.

“Se i verbali delle assemblee – spiega Tella – dove si decidono cose importati, come l’affidamento dei lavori a questa o quella ditta, non vengono verificati da chi eroga i soldi pubblici, il rischia che se qualcosa va storto, a bloccarsi è la ricostruzione, e i ritardi e gli imprevisti hanno un costo a carico del pubblico ha pesanti effetti sull’intero processo di ricostruzione”.

“I cittadini che hanno dubbi sulla correttezza formale di una decisione presa dall’assemblea, e che sospettano conflitti d’interessi, e anche che ci siano stati illeciti, non può andare in Procura, perché a parte il costo economico, si può essere certi che eventuali sentenze arriveranno troppo tardi con tempistiche incompatibili con quelle del’iter della ricostruzione”.

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