RICOSTRUZIONE: RISCHIO SPOSTAMENTO SEDE UFFICIO, UN SINDACO FA POLEMICA

8 Novembre 2015 18:56

Regione -

CAPORCIANO – Scatta la polemica nell'Area omogenea 6 del “cratere” sismico abruzzese, che comprende i Comuni di Caporciano, Carapelle Calvisio, Castelvecchio Calvisio, Navelli, Prata d'Ansidonia e San Pio delle Camere, oltre i comuni fuori cratere convenzionati di San Benedetto in Perillis e Collepietro.

In una lettera polemica Ivo Cassiani, sindaco di Caporciano, dove ha sede l'Ufficio territoriale per la ricostruzione (Utr) dell'area, attaccato Paolo Federico, primo cittadino di Navelli e neo coordinatore dell'area 6, contestando il possibile rischio di spostamento della sede in un altro comune.

LA LETTERA COMPLETA

Scrivo la presente lettera in qualità di sindaco del Comune di Caporciano, sede dell’Ufficio territoriale per la ricostruzione (Utr-6), a cui fanno parte i Comuni dell’Area Omogenea 6 (Castelvecchio Calvisio, Carapelle Calvisio, Prata D’Ansidonia, San Pio Delle Camere, Caporciano e Navelli).

Le ragioni di questa mia nota sono esclusivamente per comunicare il mio totale disappunto sulla eventuale iniziativa che si intende intraprendere da parte di alcuni sindaci della mia Area.

La decisione sarebbe quella di voler trasferire la sede dell’Utr-6 in altro Comune. Corre l’obbligo, pertanto, di ricordare che: l’individuazione di Caporciano quale sede dell’Utr – 6, così come nel caso degli altri Utr dell’area del Cratere, è scaturita inizialmente come una decisione ragionata, condivisa e partecipata.





Approvata anche, con successive riunioni, dai sindaci di ciascuna Area Omogenea, e infine, da tutti i Consigli comunali appartenenti a quella Area Omogenea, attraverso un’apposita convenzione, che ne ha disciplinato il funzionamento, l’organigramma iniziale, eccetera.

Una volontà, quindi, non limitata a un consenso circoscritto al singolo territorio, ma che ha un filo comune che la unisce a quella del resto del cratere.

Tale scelta, ha avuto come motivo essenziale, quello di fornire ai cittadini un servizio di qualità e con i minori disagi possibili.

Inoltre, nel caso della nostra area omogenea, tutto ciò ha avuto come motivo unificante la volontà di distribuire importanti funzioni fra tutti i centri del nostro territorio, al fine di incoraggiare la cultura della multipolarità come elemento di contrasto allo spopolamento e all’abbandono dei nostri piccoli borghi.

A seguito di tale decisione, sopra descritta, il Comune di Caporciano ha provveduto all’assunzione di 8 dipendenti a tempo indeterminato (vincitori del “Concorsone”) e 2 a tempo determinato per il potenziamento dell’Ufficio (l’unico Utr ad aver attinto alle graduatorie Ripam per tale personale), provvedendo ad apportare la dovuta modifica alla propria pianta organica.

Nel frattempo lo stesso Ufficio ha assunto anche il gravoso compito di essere “Ufficio di frontiera” per i comuni contermini fuori cratere.

La costituzione dell’Ufficio vero e proprio ha comportato per la mia amministrazione un impegno gravoso, sia in termini organizzativi che economici, così come la gestione ordinaria dell’Ufficio ha richiesto in questi due anni e mezzo un impiego di risorse umane, quali ad esempio il segretario comunale e l’ufficio di ragioneria, a totale carico del bilancio del comune stesso.





A oggi l’Ufficio occupa il piano terra della sede municipale, per una superficie di 150 metri quadrati, ed è funzionalmente indipendente dal resto della struttura comunale. La trasformazione di questi locali, così come l’adeguamento impiantistico degli stessi, ha comportato una spesa di alcune decine di migliaia di euro, a totale carico dei fondi della ricostruzione. Quindi denaro pubblico, di tutti i cittadini.

Questa è la storia dell’Utr dell’area omogenea n. 6 che, come detto, poggia il suo essere su ragioni più profonde, che hanno come riferimento la necessità di alimentare e consolidare un processo di coesione territoriale di cui il nostro territorio e le loro comunità hanno grande bisogno.

Viene da domandarsi: a quale tipo di logica risponde la volontà espressa in occasione dell’insediamento del nuovo coordinatore, se non quella guidata dalla necessità di assecondare richieste di parte per “equilibrare” la spartizione di posti appena iniziata?

Se le decisioni prese dai sindaci, dai Consigli comunali e quindi dalle comunità, vengono stravolte ad ogni turno elettorale, senza alcuna motivazione coerente, ma solamente a garanzia di maggioranze che si vengono di volta in volta a formare, mi domando come è possibile portare avanti in modo serio il complesso cammino della ricostruzione delle nostre case? Cosa possono comprendere di tutto ciò i nostri cittadini? È questo il modo di amministrare il pubblico denaro?

Io e gli altri sindaci avevamo creduto che fosse importante “ragionare insieme”. I frutti si incominciavano a vedere.

Ora è in atto un pericoloso processo di regressione che rischia di far naufragare la appena acquisita identità territoriale. Non posso, da sindaco e da cittadino di questo territorio, lasciare che questo modo di fare diventi una prassi incontrastata. Metterò in atto, pertanto, tutte le azioni necessarie a tutela di questi princìpi.

Mi auguro che questa intenzione rimanga tale, e che almeno sulla ricostruzione possa prevalere il buon senso e il perseguimento del bene comune.

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