RICOSTRUZIONE PALAZZO CENTI, CINGOLI VA AL CONSIGLIO DI STATO DOPO SENTENZA TAR

di Marco Signori

21 Aprile 2018 08:00

L'Aquila -

L'AQUILA – Nuovo ricorso per il tormentato appalto dei lavori di ristrutturazione post-terremoto di palazzo Centi, sede della presidenza della Giunta regionale, nel pieno centro storico dell'Aquila, che ancora non riescono a partire a ormai più di nove anni dal sisma.

La ditta teramana Cingoli Nicola & Figlio srl ha infatti fatto appello al Consiglio di Stato, dopo essersi visto respingere dal Tar il ricorso contro la determina dirigenziale di aggiudicazione alla General Costruzioni srl di Isernia.

La battaglia legale di Cingoli, condotta dall’avvocato Antonio Morgante del foro di Avezzano (L’Aquila), è fondata sul fatto che, in sede di risposta al bando di gara, la General Costruzioni non avrebbe dichiarato, al contrario di quanto previsto dalla legge, di essere stata oggetto di risoluzione contrattuale in un precedente appalto.





In particolare – come si legge nel ricorso – per i lavori di ristrutturazione e adeguamento sismico di un edificio della facoltà di Agraria dell’Università di Perugia, che non sarebbe stata in grado di ultimare nei tempi previsti.

Il Consiglio di Stato, dove l'udienza è prevista il 26 aprile, ha tuttavia un orientamento ondivago sul tema, visto che negli ultimi mesi ha pronunciato sia sentenze che hanno accolto ricorsi fondati sulla stessa tesi di quello curato da Morgante, sia sentenze che li hanno respinti.

Per questo, Morgante annuncia che qualora il secondo grado di giudizio dovesse confermare la decisione del Tar, chiederà l'interessamento dell'adunanza plenaria, consesso chiamato a risolvere questioni di diritto di particolare rilevanza o sulle quali sussiste contrasto giurisprudenziale.

Secondo quanto appreso, infine, ad incidere sulla decisione di ricorerre al Consiglio di Stato dopo la sentenza del Tar, avrebbero contribuito anche le dichiarazioni, definite “mirabolanti”, del presidente della Regione Luciano D'Alfonso, e l'accelerazione, considerata anomala, che il governatore ha voluto imprimere all'affidamento della gara dopo il pronunciamento in primo grado dei giudici amministrativi.





Si tratta di un appalto per interventi di consolidamento strutturale, rifacimento impiantistico, restauro architettonico delle superfici decorate, degli apparati pittorici nonché delle superfici di pregio dell'edificio settecentesco, che è stato caratterizzato da ritardi risalenti ai tempi del passaggio di competenza come stazione appaltante tra il provveditorato alle Opere pubbliche Lazio, Abruzzo e Sardegna alla stessa Regione Abruzzo.

Lo scorso anno l'iter è stato interrotto perché la gara è finita sotto la lente di ingradimento da parte della procura della Repubblica dell'Aquila nell'ambito della maxi inchiesta su appalti gestiti dalla Regione. In questo senso, il presidente D'Alfonso, tra gli indagati, si avvia verso l'archiviazione, come emerso nelle passate settimane da fonti legate al tribunale dell'Aquila. L'appalto, sbloccato d'intesa con la procura della Repubblica dagli uffici della Giunta, ha di nuovo subito uno stop per il ricorso al Tar. La gara era stata avviata nel 2015 ed aveva visto la partecipazione di 30 aziende.

Dopo alcune verifiche amministrative, il 29 giugno 2017 la dirigente del servizio Patrimonio immobiliare della Regione Abruzzo Eliana Marcantonio ha aggiudicato l’appalto alla General Costruzioni srl di Isernia per un importo di 6.626.557,17 euro con un ribasso del 35,017% rispetto ai 12 milioni di base d'asta.

Nel settembre scorso, a causa del ricorso della Cingoli Nicola & Figlio srl (seconda classificata) il Tribunale amministrativo aveva disposto la sospensiva dell’affidamento all’azienda vincitrice dell’appalto. Il 16 marzo scorso era arrivato lo sblocco dell’aggiudicazione.

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