L'AQUILA: PER SOCIETA' GRAN SASSO ACQUA MISURATORI ESTERNI SONO IRREGOLARI, ABITANTI DENUNCIANO A SOPRINTENDENZA NUMEROSI DIFETTI COSTRUTTIVI

RICOSTRUZIONE: IL CASO ”POZZETTI DA MARCIAPIEDE” IN AGGREGATO PIAZZA PALAZZO

di Filippo Tronca

11 Luglio 2018 07:45

L'Aquila -

L'AQUILA – Tutti d'accordo che il “com'era e dov'era” nell'ambito della ricostruzione post-sisma aquilana non può essere considerato un feticcio.

Appare però esagerato, come soluzione “innovativa”, arrivare a installare i pozzetti dei contatori dell’acqua potabile, non dentro l’edificio o nelle sue pertinenze, ma addirittura sul marciapiede pubblico, lungo la strada.

Collocazione che oltre ad essere oltremodo scomoda per gli  utenti,  ovvero i proprietari ed eventuali affittuari dei locali commerciali, è anche di dubbia legittimità. Pecca che si aggiunge ad una lunga serie di altri presunti difetti costruttivi e anomalie denunciati da alcuni condòmini alla Soprintendenza poche settimane fa, a cominciare dalla presunta scomparsa di pietre nobili, che dovevano essere riutilizzate nel restauro.

E' accaduto, come si evince da una nota della Gran Sasso acqua, la società municipale aquilana che si occupa di ciclo idrico, all'aggregato “Piazza palazzo”, che si affaccia sull’omonima piazza, ed è circoscritta da via Accursio, via Navelli e via Paganica, nel cuore del città. In particolare nella parte di aggregato coincidente con il settecentesco palazzo Palitti.

Aggregato restaurato e consolidato dalla ditta Di Vincenzo &Strever, e riconsegnato a marzo 2017, per un importo dei lavori di circa 18,5 milioni di euro.

Meta anche di visite didattiche nell’ambito delle giornate dei “Cantieri del restauro”, organizzate dalla casa editrice ed agenzia di comunicazione Carsa, di cui è fondatore Roberto Di Vincenzo, presidente della Camera di Commercio di Chieti, fratello del titolare della ditta Di Vincenzo, e che ogni anno nel capoluogo organizza Officina L’Aquila, il grande evento incentrato sulla ricostruzione post-sismica e le nuove frontiere dell’edilizia.

Quella dei pozzetti “da marciapiede” è solo una delle tante pecche denunciate da parte dei condòmini, tra pietre nobili mancanti, decorazioni non ripristinate, e variazioni in corso d'opera non richieste, e altri difetti costruttivi che non si adeguano alle ferree prescrizioni della Soprintendenza per la ristrutturazione di edifici vincolati e di interesse storico.





Per quanto riguarda l’affaire pozzetti: la Gran Sasso acqua il 20 ottobre 2017, a firma del direttore tecnico Aurelio Melaragni, ha inviato una perentoria lettera al settore Ricostruzione del Comune dell'Aquila e, per conoscenza, al sindaco Pierluigi Biondi, al presidente del Consorzio Elide De Andreis, al direttore dei lavori Vinicio Polidori e alla Soprintendenza.

In essa si rende noto che “dai sopralluoghi effettuati risulta che sono stati predisposti ai fini dell'alloggiamento dei misuratori di utenza idrica, pozzetti privati insistenti sul marciapiede pubblico”.

Una scelta che “risulta essere non conforme ai fini della loro attivazione”.  Si rende dunque necessario, conclude la Gsa, “da parte del consorzio operante l'intervento, il perseguimento di una soluzione tecnica volta a dare soluzione definitiva alla problematica emersa”.

La Gsa si è però detta disposta ad attivare le utenze, ma solo “in via temporanea e provvisoria, e con le autorizzazioni da parte del competente settore del Comune dell'Aquila”.

I proprietari e affittuari dei locali commerciali però hanno dovuto su richiesta della Gsa, firmare un’auto-dichiarazione, con cui assumersi “la responsabilità civile e penale per ogni evento connesso all'utilizzo, alla manutenzione e alla gestione dl pozzetto privato, realizzato sul marciapiede pubblico, destinato all'alloggiamento del contatore dell'utenza idrica”.

Chi ha riaperto l’attività, per aver acqua potabile, questa liberatoria l'ha firmata, ma il problema però resta, perché per la Gran Sasso acqua i pozzetti restano irregolari, ed è caduto nel vuoto un suo primo ultimatum,  in cui si chiedeva di sanare la situazione entro il 30 aprile scorso.

Per quanto riguarda i difetti costruttivi lamentati: uno dei condòmini a fine novembre 2017 ha preso carta e penna e ha scritto all'Ufficio speciale della ricostruzione dell'Aquila (Usra).

“Premesso che solo alla data del 23 novembre 2017 – scrive il condòmino – dopo infiniti solleciti sono stato convocato per la riconsegna degli immobili, e nel corso del sopralluogo, sono state riscontrate lavorazioni non conformi, sia sulla parte condominiale che privata, di conseguenza non è stato possibile tornare in possesso delle suddette proprietà”.





La lettera si conclude con la richiesta all'Usra “di dare seguito ad ogni attività di controllo, finalizzata alla corretta applicazione della normativa speciale post sisma 2009”.

Il riferimento non è solo ai pozzetti di allaccio esterno,  ma ad un lungo elenco di difetti che sono stati specificati e corredati  di abbondante apparato fotografico,  nella segnalazione che è stata inviata alla Soprintendenza, all’attenzione del direttore Maria Alessandra Vittorini

Nella lettera si denuncia innanzitutto che “in fase di restauro sono stati rinvenuti dei reperti di valore storico, ed inspiegabilmente anziché essere valorizzati, sono stati rimossi e portati via”, come pure “sono stati documentati diversi bancali di antiche pietre rimosse, stoccate e successivamente portate via”.

Inoltre “le facciate del cortile sono state modificate, non rispettando i rilievi originali così come alcuni decori presenti ante sisma”, “le persiane presenti su tutte le finestre di facciata, sono state rimosse, senza alcuna autorizzazione o approvazione da parte della proprietà”.

Nella scala condominiale, si legge ancora “i passamano d’epoca in ferro con i terminali a ‘cipolla’, sono stati rimossi e sostituiti con dei passamano tipo ‘tubo innocente’”,  mentre il “portone d’ingresso condominiale è stato ‘restaurato’ semplicemente coprendo i danni con un battiscopa”.

La porta d’ingresso d’epoca sarebbe “montata su stipite in pietra è stata sostituita con una porta in ferro tipo porta taglia fuoco. Ma non risultano all’interno, impianti che ne giustificano la presenza”.

Nella lettera si denuncia ancora che “le colonne presenti nel cortile condominiale sono state modificate, rispetto alle originali”, “è stata realizzata una copertura in legno, senza la richiesta di autorizzazione da parte dei condomini”, “il piano della scala condominiale, è stato realizzato non rispettando il piano originario, di conseguenza all’ingresso della proprietà c’è un gradino d’intralcio”.

Infine “il restauro della facciata vincolata, a pochissimo tempo dalla fine lavori, presenta lesioni e distacco della finitura”.

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