RICOSTRUZIONE: CIALENTE A OBAMA, ”AIUTACI A SUPERARE IL 3 PER CENTO”

di Roberto Santilli

25 Ottobre 2014 08:20

L'Aquila -

L’AQUILA – “A Barack Obama non chiedo di mantenere la promessa fatta durante la sua visita qui all’Aquila terremotata, ma di intervenire con l’Italia e con l’Unione Europea per superare l’assurdo limite del 3 per cento deficit/Pil”.

Il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, torna a battere sul tasto più importante per la ricostruzione della città e dei comuni del “cratere” sismico, quella norma che vieta agli Stati europei ex sovrani di superare il rapporto deficit/Pil, fissato al 3 per cento nonostante l’ideatore, l’ex funzionario francese Guy Abeille, abbia ammesso di recente di averlo tirato fuori da un vero e proprio cilindro “senza alcuna base scientifica”.





E il tasto Cialente lo ha battuto in un’intervista concessa a Filippo Roma, una delle Iene di Italia1, all’Aquila per la seconda volta in pochi giorni dopo una prima ‘passata’ diventata un’inchiesta televisiva sulla situazione degli alloggi post-sisma del Progetto C.a.s.e., quello del crollo del balcone in via Volonté.

La Iena, che ha fatto un lungo giro in centro storico, ha chiesto a Cialente di lanciare un appello video a Obama, il quale, da presidente Usa durante il G8 dell’Aquila del luglio 2009, con la città martoriata dal terremoto del 6 aprile, aveva promesso al primo cittadino aiuti ai più giovani, magari attraverso borse di studio e progetti, a differenza di altri suoi ‘colleghi’ anche al di fuori del G8 che invece avevano optato per l’adozione di monumenti da ricostruire, vedi Francia, Germania, Russia, Kazakistan.





A più di 5 anni di distanza dal sisma e da quella promessa mai mantenuta, però, Cialente ha scelto di lanciare l'ennesimo allarme, in un momento molto difficile per L'Aquila, col premier Matteo Renzi che, anche da segretario nazionale del Partito democratico, stessa 'casa' di Cialente ed altri big della politica aquilana ed abruzzese, è ancora molto, molto distante dalle esigenze dell'Aquila, dove non ha ancora messo piede.

“A Obama dico che negli Usa i nostri giovani li porteremo noi, a spese nostre, ma adesso è tempo di pensare al dramma di una città che in questi vincoli europei non potrà essere ricostruita, il simbolo di un Paese, l’Italia, ormai finito”.

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