DI STEFANO: ''NON SIAMO NOI A VOLERE LA CHIESA NELL'AGGREGATO PRIVATO''

RICOSTRUZIONE CATTEDRALE DELL’AQUILA: IL COMUNE, ”PROGETTO FERMO DAL 2012”

di Alberto Orsini

28 Gennaio 2015 09:34

L'Aquila - Gallerie Fotografiche

L’AQUILA – Si infittisce ancora di più il garbuglio della mancata ricostruzione post-sisma della cattedrale di San Massimo dell’Aquila: un lavoro da 45 milioni di euro complessivi, congelato per una guerra a 3 in corso tra Comune capoluogo, Curia arcivescovile e direzione regionale dei Beni culturali.

Tutto questo mentre l’erba cresce tra i pavimenti in pietra e gli altari antichi a causa del tetto sfondato e mai coperto con un involucro provvisorio, ma lasciato completamente scoperchiato.

Il mistero si aggrava perché, nell’ennesima puntata della telenovela, che si trascina da 6 anni, ora l’amministrazione comunale, per bocca dell’assessore alla Ricostruzione Pietro Di Stefano, nega quello che tutti le attribuivano, ovvero di aver ricompreso la ricostruzione strutturale della chiesa, che da sola vale 10 milioni, all’interno delle cosiddette “parti comuni” del vasto aggregato di natura privata costituito da edifici “laici” come negozi, abitazioni e gli stessi uffici della Curia.





“Non siamo noi a pensarla così”, dice l’assessore, che attacca anche il Consorzio Sant’Emidio che gestisce la maggioranza e quindi decide sui privati, e in particolare il presidente, Augusto Ippoliti, per non aver presentato integrazioni al progetto che sarebbero state richieste nel 2012.

L’aggregato privato, dopo il bando “della discordia” lanciato sul quotidiano economico Il Sole 24 Ore dal Consorzio Sant’Emidio, controllato dalla Chiesa, in un clima di polemiche, è stato vinto all’associazione temporanea d’imprese (Ati) composta da Sac Spa, Costruzioni Iannini Srl e Dp Restauri Srl.

Ditte che, al momento, non possono cominciare i lavori proprio perché non è arrivata l’ultima parola sulla natura dei lavori al solo Duomo: pubblici, come vorrebbe la legge, e quindi da aggiudicare in una nuova gara di ambito europeo, visto l’importo? Oppure privati, e perciò da attaccare alla fetta più grossa della torta da 35 milioni già aggiudicata alle tre imprese, come gradirebbe notevolmente la Curia?

Le imprese sono sul piede di guerra e minacciano contenziosi sia contro la Curia stessa che controlla l’aggregato, sia contro l’amministrazione, a cui imputano di voler ‘staccare’ il Duomo dalla commessa che ritengono di essersi aggiudicate comprensiva della chiesa.





Inoltre le aziende lamentano la lunga attesa che comporterebbe un bando europeo e fanno presente quanto difficile sarebbe, tra molti anni, ritrovarsi a lavorare con due squadre di operai diversi negli stessi posti, con singoli muri che potrebbero essere rifatti da un lato per i lavori privati e dall’altro da quelli pubblici. Insomma un pasticcio.

Argomenti che non interessano all’amministrazione comunale. “Se ci venisse inviato il progetto delle parti private lo ammetteremmo a contributo subito, almeno i lavori in tutto quello che non è la chiesa potrebbero comunque cominciare – afferma Di Stefano – però dalla soprintendenza non arriva il progetto e ora ho capito perché: nel 2012 hanno richiesto integrazioni e non sono state mai portate dal presidente del Consorzio”.

“Per quanto riguarda la sola cattedrale – prosegue l’assessore – i soldi per il bando pubblico sono nella disponibilità della direzione Mibact, ma chi la fa partire se non c’è nessuno?”.

Il riferimento di Di Stefano è alla mancanza di un vertice in quell’ufficio dopo la scadenza del mandato del direttore Francesco Scoppola lo scorso 24 dicembre e la vacatio, in attesa che si compia la rivoluzione prevista dal ministro Dario Franceschini, con la trasformazione in segretariato e la nomina di un nuovo dirigente di seconda fascia, oltre alla contestuale creazione di una soprintendenza archeologica speciale per L’Aquila competente sulla ricostruzione.

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